Corriere dello Spettacolo

Mauro Conte ritira il premio De Mari a Borgio Verezzi. Recensione de “Il test”, con Roberto Ciufoli. I prossimi appuntamenti

Savona. Il 56° Festival teatrale di Borgio Verezzi ha iniziato le sue premiazioni. Ieri sera, giovedì 14 luglio, prima dello spettacolo “Il test” di Jordi Vallejo, sul palco è salito Mauro Conte, miglior attore non protagonista della scorsa stagione, per ricevere il riconoscimento dalle mani di Luciano Pasquale, presidente della Fondazione Agostino De Mari. Tra le righe della motivazione, è stato sottolineato come Conte, nella pièce “Slot”, abbia interpretato “con appassionata e convincente adesione il personaggio del giovane Marco, insegnante precario di scuola media, il cui sogno da ragazzo era di diventare campione di nuoto. Figlio di Alessandra (Paola Quattrini, nel cast anche Paola Barale), tenta di ricondurre la madre alla ragione, che pure è stata sempre disattenta nei suoi confronti, e di aiutarla a liberarsi dal demone del gioco d’azzardo”.

In calendario ora c’è una nuova prima nazionale, che andrà in scena domani, sabato 16: “No Wags. Il calcio (non) è uno sport per signorine”, che vede Piji Siciliani autore assieme a Cristina Chinaglia, Roberta Pompili, Barbara Folchitto, Carlotta Piraino ed Emanuele Di Giacomo. A calcare le scene, sotto la direzione di Piji, Giada Lorusso, Chinaglia, Pompili e la special guest Miriam Galanti.

Un testo che osserva il mondo che si muove, mentre lo sport del calcio fatica a sganciarsi dai suoi tabù. “La strada dell’emancipazione femminile – spiegano gli autori – sembra proprio passare dallo sport più maschilista di tutti: è il calcio, dal 1° luglio 2022, il primo sport a ratificare lo status di professioniste alle atlete italiane (in pochi sanno che ogni atleta italiana di ogni sport e di ogni livello è a tutt’oggi ufficialmente dilettante)”. Il punto di non ritorno si è avuto nel 2019, per l’exploit della Nazionale femminile ai Mondiali di Francia. “Una storia da raccontare – ricorda Piji – un mondo pieno di tracce poetiche da cercare e stanare, anzi, forse più semplicemente da tradurre in drammaturgia, perché la poesia è già lì, ben visibile. Due facce opposte, una triste e una allegra

perché se da un lato è assurdo constatare che il calcio sia ancora oggi uno dei mondi in cui machismo e maschilismo restano dominanti come in un piccolo medioevo ancora poco scalfito dai venti del cambiamento, dall’altro quella dell’empowerment femminile nel calcio è una delle pochissime rivoluzioni che stanno davvero riuscendo”.

A seguire, dopo “No Wags”, lunedì 18 luglio ci attende una nuova prima nazionale: “La terra promessa” di Guillem Clua, sotto la regia di Nicoletta Robello Bracciforti, con Giuseppe e Micol Pambieri, Stefano Messina e Pavel Zelinsky. Qui piazzetta Sant’Agostino si trasformerà in una sede dell’Onu, dove giungono i rappresentanti della Repubblica di Malvati, abitanti dell’unica isola che ancora affiora all’interno di un arcipelago sommerso. Un testo anche ironico sul problema impellente del cambiamento climatico.

Nell’attesa, ripensiamo a “Il test” di Vallejo, sotto la regia di Roberto Ciufoli pure attore, al fianco di Benedicta Boccoli, Simone Colombari e Sarah Biacchi. Il titolo sostituisce egregiamente lo spettacolo precedentemente annunciato, “Riunione di famiglia” di Amanda Sthers e Morgan Spillemaecker che, per motivi di salute di alcuni componenti del cast, è stato annullato “con dispiacere”, come ha ricordato il direttore artistico Stefano Delfino.

Tutta l’azione de “Il test” si svolge attorno alla più classica delle domande: meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Cioè, meglio avere centomila euro subito o un milione fra dieci anni? È un test sulla personalità, nulla di più, un modo per ingannare il tempo con la coppia Hèctor e Paula (Ciufoli e Boccoli), in attesa che alla cena di Toni (Colombari) giunga anche la sua giovane fidanzata Berta (Biacchi), psicologa affermata. Ma, via via che la trama scorre, emergono tante verità celate con cui fare i conti.

È Colombari colui che ha il carico da novanta sulle spalle per tutta la durata della rappresentazione: Toni è un po’ cinico, un po’ pragmatico, ora amico delicato ma presto pronto a dare “scacco al re”. D’altronde è ricco sfondato e, per lui, un milione di euro in più o in meno non fa grande differenza. Però c’è stato un tempo che aveva avuto bisogno di un prestito, e a farglielo era stata proprio quella coppia di amici che ora è in difficoltà economiche.

Ciufoli sul palco è un comico impareggiabile: deve interpretare un marito innamorato, che ha saputo ingoiare anche il rospo del tradimento della moglie, però… quante cose sistemerebbe con centomila euro! Potrebbe aprire il dehors esterno al bar, che non naviga in buone acque, e finalmente far tacere il suocero che lo ritiene un fallito. Comunque un po’ tontolone lo è, se crede che un amico fidanzato tenga per sé certe confidenze.

Ma a ritenerlo un fallito è anche Berta, implacabile nei suoi giudizi. Biacchi ci regala una donna apparentemente sicura di sé per tre quarti del tempo, fino a che non ricorre alla bottiglia per ingoiare la realtà. È una psicologa che va per la maggiore e che si crede sempre al centro dell’universo, come fosse in televisione, a dare le risposte giuste agli interrogativi che la vita pone. Estremamente concreta, è tempestiva nel restituire le chiavi dell’appartamento e dell’ufficio, altrettanto veloce nel riappropriarsi di queste ultime perché “è stato un regalo”, e a uscire di scena.

Infine, per la personalità più delineata c’è Boccoli. Paula, che si rifugia nelle essenze dei fiori di Bach, è una donna che si preoccupa anche della provenienza dei soldi, estremamente rigida su questioni come speculazione, fiscalità, depositi bancari, alimentazione… Ogni atto che compie, ogni azione, è perfettamente in sintonia con lo stile di vita che ha scelto, e non scende a compromessi. Non a caso, non è andata a lavorare col padre, esperto fiscale, grande amico di Toni, la figura che ha aiutato l’amico a costruirsi un impero economico.

Sotto la scenografia di Andrea Ceriani e il disegno luci di Francesco Barbera (che sottolinea di rosso il momento in cui il destino è segnato), al pubblico si offre un’ora e venti minuti di crescendo continuo, dove le confessioni diventano di dominio pubblico e ciò che si credeva subisce una trasformazione. Fino al patetico tentativo di Hèctor di consigliarsi con la moglie sulla più orrenda delle decisioni!

Bello il momento in cui Ciufoli rifiuta via telefono di andare a vivere nell’appartamento del suocero, quando ribadisce che lui è “il padre” della sua bambina (un ruolo che viene minimizzato), quando si svela come una persona di poco spessore (e la figlia, in fondo, potrebbe sempre “vederla ogni tanto”), nonché i continui tentativi di convincere Paula ad accettare i centomila euro. E bello il cambio nei modi di fare di Colombari, quando scopre le carte finali. Lui sa già che vincerà, non è un perdente (se c’è un appunto da fare, è nel testo: perché Paula si allontana dal palco così tanto sicura di sé? Una via di mezzo, tra titubante e sorridente, l’avremmo vista come cosa più credibile).

Infine, godibilissimo il momento della presentazione agli applausi, con Ciufoli e Biacchi che rivivono quell’astio che hanno vissuto nello spettacolo. Il successo spagnolo di quattro stagioni teatrali merita altrettante tournée anche in Italia (nella foto: Colombari, Biacchi, Boccoli e Ciufoli; info: www.festivalverezzi.it).

Laura Sergi

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