Dal 15 al 23 di ottobre 2022 al Teatro Due di Parma
Dal 15 al 23 di ottobre è in scena al Teatro Due di Parma Pene d’amor perdute, per la regia di Massimiliano Farau. Il giorno della prima nazionale una platea gremita ha accolto questa messinscena, una commedia Shakespeariana il cui tema principale è quello dell’amore vietato dai dettami dello studio e del dovere, ovvero del desiderio censurato che porta per natura ad infrangere la regola.
Sedici giovani talenti sono riusciti nell’impresa di tenere alto il ritmo, quel Tennis di battute in rima, mostrandoci una composizione incalzante che non ha lasciato spazio a tempi morti e sbavature: riuscire a tenere alta l’attenzione nonostante l’opera superasse la durata delle due ore e trenta minuti non è impresa da poco.
La scenografia metafisica, alla De Chirico: Colori accesi, un’atmosfera astrusa, delle aiuole sferiche e a forma di parallelepipedo – sembrava che da un momento all’altro dovesse spuntare il Bianconiglio! Presenti anche simboli universali come quello di una clessidra, dei cespugli dal sembiante di labbra e di occhio…. e poi Lui, l’Onnipresente Cupido bendato, con tanto di freccia pronta a scoccare sui malcapitati di turno. A rendere il tutto equilibrato, posti in fondo alla scena, un cipresso e un imponente colonna.
Magistrale inoltre la traduzione del testo che ha reso ogni doppio senso, ogni metafora, ogni registro- da quello dello zotico a quello principesco- con accuratezza e rispecchiando ogni tipo umano presente nell’opera. Last but not least, le musiche dei Beatles ad accompagnare molte delle scene- da Please, please me a Here comes the Sun, da Girl a Back in the USSR, da Because a Yesterday che hanno dato un tocco Pop alla vicenda sentimentale.
Questo Love Labour’s Lost, opera minore del Bardo, rappresenta in modo memorabile e leggero l’intreccio amoroso di quattro coppie: le ultime scene ricordano molto Midsummer Night’s Dream. Questa di Farau è una commedia sulla cognizione di quanto l’uomo sia per sua natura incline all’errore e una critica dell’amor cortese che vede la donna come preda inerme, come passivo bersaglio.
Chiara Cataldo