Corriere dello Spettacolo

SCATTATA LA XXI EDIZIONE DELLA RASASEGNA “TREND” SU TEMATICHE UMANE AL BELLI. DIRITTI  LEGALI DELLA DIFESA E CONFESSIONE ESTORTA IN “TESTIMONY” DI S. BOVEY

Dal 20 al 23 ottobre 2022 al Teatro Belli di Roma

Puntuale, come un orologio di marca di lusso elvetico, è partita con la metà del mese d’ottobre ad autunno inoltrato lo studio dedicato alle nuove frontiere della scena britannica, che si ripete ormai da 4 lustri per la sagace ed esperta, organica, programmazione del collega Rodolfo di Giammarco, che segue con competenza la produzione d’oltre Manica ed in particolare il “Fringe Festival” annuale di Edimburgo. La rassegna pone l’accento sulle problematiche psicologiche, relazionali, conflittuali, belliche e sentimentali, che costituiscono le questioni emergenziali della contemporaneità. Si tratta dunque di 16 testi piuttosto drammatici, oscuri e dai toni verbali pesanti, accesi, violenti, dei quartieri periferici e di cintura metropolitani, che si possono raggruppare in 5 sezioni :valori,  diritti umani e civili negati, rapporti di convivenza comunitaria, come quelli tra russi ed ucraini, connazionali ed immigrati saltati e divenuti ostili ; la difficoltà dell’identità chiara e determinata per i giovani che si sentono trascurati nella società per mancanza di lavoro e scaricano le loro tensioni e frustrazioni in casa con i genitori. Non difettano nemmeno copioni legati a carestie, cambiamenti climatici , pandemici ed economici, cui si devono sommare i disastri della guerra con il pericolo del ricorso alle armi tattiche e strategiche nucleari. Il primo lavoro cui abbiamo assistito era imperniato sui soprusi e l’arroganza che spesso usano le Forze di Polizia ed i tutori dell’Ordine , che nei fermi disposti per l’indagini preliminari su possibili reati commessi dagli arrestati ricorrono alle maniere forti per far confessare i sospettati e chiudere il caso investigato. Come dimenticare i Carabinieri condannati per il caso Cucchi, con la figlia Ilaria cui è morta la madre per patologia oncologica che s’è battuta con strenuo coraggio per il fratello Stefano e come riconoscimento è diventata senatrice; oppure quanto avvenne a Genova con il G8 e l’incursione a Primavalle nella casa del rom, caduto gravemente dalla finestra, senza che i poliziotti in borghese avessero l’ordine di perquisizione e che sono stati sospesi dal servizio? Lo stesso accade negli Stati Uniti dove , specialmente in California e nella parte occidentale, i gendarmi sparano troppo facilmente per il consentito uso delle armi sugli afroamericani o licenziosamente li soffocano tenendogli la gamba premuta sul collo, come il famoso omicidio volontario condannato dalla Corte di Giustizia. Proprio a queste sopraffazioni in nome del ruolo che si ricopre si riferisce l’atto unico tragico “Testimony” ambientato in un commissariato in cui un ispettore di Polizia, per scoprire l’autore d’uno stupro ed omicidio a danno d’una povera giovane fanciulla, interroga con le maniere forti, incalzanti e pretenziose, un tempo forse surreali oggi non più tanto, l’alcolizzato David Vincent, che viene torchiato in quanto ha un grande fascicolo di precedenti per lo stesso reato. Egli dichiara, poiché alcolizzato come la ragazza di 23 anni che ha travolto il  giovane sulla Colombo in preda alle sostanze stupefacenti con una velocità superiore al consentito e parlando magari pure al cellulare, d’averle dato solo un passaggio uscendo da un club discoteca e di non sapere altro, ma il tenente Trent non gli crede per il burrascoso passato e per farlo confessare comincia ad andare fuori dai “binari” legali, mettendogli una busta di plastica in testa e picchiandolo brutalmente. Il giovane sergente Harris intuisce, avendo studiato Legge all’Università mentre il superiore s’è fatto con la “gavetta”, che probabilmente l’investigato ha ragione e che comunque quei metodi brutali non possono essere impiegati, tuttavia le gerarchie vanno rispettate e le prende pure lui. Il tenente rifiuta la presenza all’interrogatorio dell’avvocato di David e non gli interessa la realtà della giustizia contingente del caso, bensì strappargli la confessione da lui scritta per darlo in pasto ai “mass – media” ed alla folla che vuole linciarlo fuori dal commissariato. David mette l’ispettore psicologicamente a nudo rinfacciandogli che, essendo padre di tre figlie, è prevenuto immedesimandosi in quello che può succedere a loro , nonché di manifestare pulsioni ed istinti sessuali illeciti pure lui. Comunque stavolta sarà la Verità oggettiva e la morale a trionfare per la penna dello scrittore ed infatti Trent sarà umiliato nella sua coscienza, mentalmente sconfitto nella arroganza e costretto pagare la “nemesi” della sua “Ubris” oltracotante, giacché sarà espulso dl Corpo di Polizia per indegnità e per aver spaccato la mandibola a David che stava interrogando senza rispettarne i diritti a difesa, mentre il più umano e tranquillo Harris, dopo averlo messo di fronte alla sua intollerabile condotta di spocchiosa ed inqualificabile inciviltà ed offesa per tutta la pubblica sicurezza, gli comunicherà che l’assassino è stato identificato per ammissione leale ed assunzione di responsabilità del buttafuori del locale. Nel romanzo giallo criminale lo scrittore Bovey ha disegnato a tutto tondo i personaggi con 3 tratti caratteriali diversi : David è spaesato, terrorizzato e sotto gli effetti dell’alcolismo percepisce di non essere esauriente, di non collaborare in pieno, ma sa pure d’essere innocente e di non poter essere condannato a priori senza prove solo per il suo colposo passato; Trent è il tenente pieno di preconcetti pregiudiziali non ritenendo che un reprobo possa redimersi e dunque debba essere sempre il “capro espiatorio” di turno. Il più pulito, serio, coscienzioso e rispettoso di tutti i criteri legali che prevedono d’avere tutti gli indizi comprovati prima di poter giudicare qualcuno colpevole di quanto addebitatogli è il sergente reduce dagli studi accademici che l’hanno rettamente formato interiormente e logicamente. I tre si scontrano fieramente con feroci insinuazioni ed orgogliose difese con accanite perorazioni d’innocenza sul “ring” del tavolo rettangolare del posto di polizia con i tre protagonisti che vengono scavati psicologicamente dal regista Armando Quaranta, che li mette a nudo come esemplari prototipi degli individui che si possono giornalmente incontrare. Nei loro panni si sono brillantemente disimpegnati J.O. Antinori, G. F. Davanzati e M.M. Pepe. Se questo lavoro finisce bene, gli altri testi sono alquanto negativi, ponendo angosciosi interrogativi che non sollevano dalla triste amarezza e per i quali vi sono scarse e difficili soluzioni. In questa settimana vi saranno da martedì a giovedì “The River” e da sabato a domenica una lettura riflessione sui problemi della sessualità e gli errori che possono derivarne da una cattiva concezione. Vi saranno due sedute alle 19 ed alle 21,, ciascuna per 25 spettatori riuniti da una tazza di caffè intorno ad un tavolo da due operatori delle “risorse umane”.

Giancarlo Lungarini

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