Corriere dello Spettacolo

PARADOSSALE SURREALISMO UMORISTICO AL TEATRO GOLDEN CON IL LAVORO DELLA RICCIARDI. TRIPLICE TEST IN PURGATORIO PER POTERSI FELICEMENTE RINCARNARE IN “ STREMATE e… BEATE”

DAL 23 NOVEMBRE AL 4 DICEMBRE 2022 al TEATRO GOLDEN DI ROMA

Molti riflettendo, con l’avvicinarsi della vecchiaia e la preoccupazione crescente per “ la Signora in nero” che il grande regista Ingmar Bergman ha splendidamente raffigurato nella pellicola in  bianco e nero con il soggetto della partita a scacchi con la destinata preda in palio, avvertono la nostalgia malinconica con un profondo dolore per la vita che avrebbero potuto spendere meglio e desidererebbero riavvolgere il nastro con un veloce “flash – back” se fosse possibile. Questo naturalmente non è ottenibile ed ancor più è inattuabile quando s’è compiuto il “fatal passaggio” ed ormai s’appartiene al “Regno dei morti” in attesa dell’escatologia  finale con il Giudizio Universale che il sommo Maestro Michelangelo ha splendidamente dipinto nella Cappella Sistina in Vaticano. I defunti, di cui s’è appena concluso il mese commemorativo, riposano in pace, sono divenuti puri spiriti in attesa di riprendere i loro corpi allorché sarà la fine, avendo sottomesso Cristo tutto a sé come dice San Paolo, secondo l’anticipazione profetica del Vecchio Testamento in Isaia. Nessuno è mai tornato dall’aldilà, nonostante il ricco epulone Lazzaro punito all’Inferno per la sua arrogante e spietata condotta preghi il Signore di poter andare ad avvisare i fratelli di ravvedersi, ma il Buon Padre glielo impedisce in quanto, se non hanno creduto ai Profeti, neanche se uno tornasse in vita gli darebbero retta. Solo il gran “padre della letteratura italiana” il celebre e geniale Dante, di cui lo scorso anno è ricorso il settimo centenario della morte, c’è riuscito, tuttavia il suo stupendo ed ammirabile capolavoro è frutto della sua fantasia immaginaria al fine dell’esortazione all’individuo a pentirsi e guadagnare così, finché s’è in tempo, la salvezza uniformandosi liberamente alla Verità del Cristo Redentore e Liberatore dal peccato con il suo sacrificio per l’uomo sulla Croce, lasciato poi alla sua coscienza per la Santificazione con il rinnovamento sacramentale per mezzo dello Spirito . Tutto ciò in satirica e più modesta scrittura surreale, teologicamente parlando, ce lo ripropone la brava e versatile Giulia Ricciardi che con la sua penna ha composto un arguto e brillante lavoro per sé e le due compagne con cui da anni ha costituito un trio unisex di grosso successo artistico in palcoscenico, offrendo alla platea degli spettatori un sano divertimento con una miscela d’intelligente riflessione. I suoi scritti hanno percorso totalmente gli stadi esistenziali umani fino alla senescenza, per cui si può leggere utilmente il “De Senectute “ di Cicerone; sembrava dunque che il filo logico del suo “iter” narrativo fosse concluso ed invece, sovvertendo il nostro presentire, ha ideato la settima e briosa puntata della sua saga, come quella dei Buddenbrook di T. Mann od “Il ciclo di Swann” di M. Proust, rifacendosi anche per l’ispirazione senza dubbio a Dante con le sue tre Cantiche, specialmente la seconda. Infatti la stessa Ricciardi e le sue due amiche e compagne di scena : Beatrice Fazi ed Elda Alvigini si trovano in Purgatorio poiché, ormai novantenni, sono state poco accorte in casa e, dimenticandosi il gas acceso, sono decedute all’improvviso per l’esplosione della loro magione, similmente a coloro che sono stati sorpresi nel sonno dalla frana del monte Epomeo ad Ischia od in pieno giorno dal “saracco” staccatosi dal gruppo della Marmolada in Trentino. Giunti qui si lamentano ed imprecano contro la malasorte, qualcuna tarda a rendersi conto della nuova situazione, mentre s’odono fragorosi tuoni con  sfolgoranti luminescenze bianche per nominare ripetutamente il nome di Dio invano, il che è proibito dal secondo comandamento. Improvvisamente in una suggestiva creazione multimediale si configura mefistofelicamente sullo sfondo Virgilio, incarnato con ludico sarcasmo dal regista Patrizio Cigliano, che non è più la guida di Dante nei primi due Regni, giacché culturalmente è ritenuto “lo Duca mio ed onore dei poeti”, bensì un arbitro esaminatore chiamato a verificare se le tre sapranno emendare i loro vizi capitali per giudicare se sono degne di salire in Paradiso o dovranno essere precipitate all’Inferno per la loro protervia impenitente. In effetti nei 4 Novissimi della dottrina cattolica il Purgatorio è transeunte dato che abbiamo soltanto codesti : Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Di fronte a tale durezza della prova vorrebbero cambiare religione e sceglierne una più comoda tra le varie dottrine del sacro, tuttavia alla fine accettano a malincuore d’essere valutate e vedere se saranno in grado d’eliminare i peccati capitali che sono due per ciascuna, esclusa l’avarizia. Chi deve togliere la gola e la lussuria per fedifrago tradimento del marito poco gratificante sessualmente, un’altra ira e superbia pensando d’essere la più dotta delle tre e l’ultima l’invidia dell’altrui fattezze, percependosi eccessivamente bulimica , nonché l’accidia per l’inettitudine da depressione psichica. Sarà l’esaminatore ad indicare con delle indicazioni sullo schermo i luoghi, il baule od il frigorifero, dove sono le buste contenenti le prescrizioni cui dovranno sottostare per il piano terapeutico di purificazione o Karma delle loro persone : saranno test spirituali, di preparazione interdisciplinare ed infine coreografiche esibizioni per esteticamente ricostruirsi con una palingenesi etica e cristiana. Il ritmo andrà in crescendo in quanto saranno destinate a mimare le pulizie della  loro anima, della casa e le varie attenzioni da dedicare esteticamente ai loro corpi, con un serrato ed indiavolato Karaoke che a chiusura dell’effervescente serata coinvolgerà pure il pubblico. Al termine con bonaria accondiscendenza, come siamo fiduciosi farà pure Nostro Signore nella sua Infinita Bontà Misericordiosa quale viene espressa dal Gesù dei miracoli, dall’anziano padre con il figliol prodigo e dal gentile samaritano con il derubato e ferito giudeo lungo la strada, Virgilio con lazzo spiritoso si dichiara soddisfatto e permette loro di tornare indietro,  rincarnarsi giulive e festose per un’incredibile beatitudine, che normalmente non esiste. Qui, però, scioccate e felici per tanta compiacenza si sentono di nuovo imbarazzate ed indecise non sapendo quale nuova figura e foggia fisica assumere, sfogliando il catalogo che la compiacenza divina fornisce, con un’estrema indicazione concessiva e perciò si rimettono alla deliberazione benevolente del Padre Eterno.  Virgilio, che ha sostituito Catone l’Uticense nella custodia del Purgatorio che depurava gli occhi ancora purulenti, a simbolizzare i residui delle colpe capitali, con una foglia di mirto, augura loro un buon viaggio di ritorno e la lunga esistenza, altra cosa inverosimile essendo anagraficamente come personaggi vecchie, per non averle più davanti per parecchio tempo. La platea le ripaga con un lungo applauso a testimonianza che la verve feconda della Ricciardi ha fatto ancora una volta centro come autrice ed attrice, ben assecondata dalle altre due impagabili e straordinarie, funamboliche, coprotagoniste ; le loro doti gestuali ed espressive ne fanno una “ditta” dall’affermazione e contentezza corrispondente garantite. Si replica al Golden di via Taranto a Roma fino a domenica prossima.

Giancarlo Lungarini

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