STUPENDA ANTOLOGICA MUSICALE DI MAX PAIELLA AL TEATRO GOLDEN CON LA SUA CHITARRA. RICORDI ITINERANTI E PEZZI CELEBRI IN “STORIE DI UN CANTASTORIE” RAPSODO CON CANGIALOSI

Data:

DAL 7 AL 18 DICEMBRE 2022 AL TEATRO GOLDEN DI ROMA

Ci capita poche volte di recarci a teatro per la “performance” d’un singolo attore e divertirci in quanto il suo è un monologo narrativo dove non vi sono dialoghi di confronto d’idee ed etica comportamentale, azioni sceniche in evoluzione, ma solo un flusso statico di parole che non sempre riescono a trasmettere il giusto interesse, a meno che non sia uno svelamento progressivo della propria personalità come sta facendo il bravo Emanuele Salce alla “Cometa off” per comunicare la seconda parte di “Diario d’un inadeguato o Mumblè Atto II”, che c’ha ricordato con due coinvolgenti episodi derivanti dalle sue autobiografiche annotazioni “L’uomo senza qualità” di Musil. Pù avvincente è stato invece il recital di Max Paiella al Teatro Golden per una prima, che pur senza il grosso pubblico, ha suscitato la sensibilità degli spettatori con l’istrionismo dell’attore sarcastico e funambolico nella sua mimica gestuale, che c’ha voluto regalare i pensieri e le sensazioni provate nel corso della sua lunga ed intrigante carriera. Non s’è limitato alle divertenti storielle ed ai lazzi umoristici dei suoi aneddoti, bensì v’ha unito le canzoni desunte dalle sue preferenze musicali e dalle tournée compiute in varie regioni d’Italia. Infatti s’è presentato, entrando dalla porta d’accesso per il pubblico con la chitarra a tracolla e senza la “quarta parete” abbattuta dal sommo autore e regista Luigi Pirandello, cui andò giustamente il Nobel per la Letteratura, nel  suo “Sei personaggi in cerca d’autore” cui s’è ispirato il film “Stranezza” di Andò ,con un’istrionica andatura dinoccolata e come desiderando scherzare con i suoi “aficionados” in questa esibizione fatta similmente ad una “Miscellanea” di musica e parole. Ad accompagnarlo sulla pedana davanti alla platea c’era il musicista “ad hoc” e polistrumentista Flavio Cangialosi che ha curato opportunamente le note di fondo e che talora è stato “spalla” silenziosa assai utile del protagonista del “one man show”, che per tale pratica con il versatile e caratteristico strimpellare le corde della chitarra s’è ricollegato al mondo degli aedi e dei rapsodi, vissuti nella Grecia antica e cantori delle gesta di Ulisse, di cui s’è inaugurata una superba mostra essenziale nei suoi cimeli con le sculture giacenti nei magazzini del Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano che costituisce la prima parte della rassegna “Ricominciamo Insieme” che poi dal 18 gennaio ’23 vedrà mettere in  vetrina i reperti archeologici degli altri popoli che erano stanziati ad Est o sul Mediterraneo , come illustra il filmato proiettato sullo sfondo dell’undicesima aula delle Terme e tracciante il “nostos” di Ulisse per il ritorno ad Itaca. Paiella con un muoversi ilare e flessuoso per entusiasmare il pubblico ha cantato celebri motivi canori quiriti che gli astanti hanno dimostrato di conoscere, unendosi come coro ai pezzi noti a memoria di Gabriella Ferri e Franco Califano. Poi ne ha fatto con alacre arguzia la trasposizione in idioma inglese con scherzosa licenza per passare successivamente alle memorabili canzoni genovesi di Fabrizio De Andrè. Intanto sullo schermo di fondo comparivano illustrazioni grafiche per lo più di matrice astratta ed i volti dei compositori delle  “hit” eseguite, come il volto a tutto tondo di Riccardo Cocciante. Quindi, in un testo che s’è rivelato alquanto libero e non unitario lasciato al “flusso di coscienza” joyciano del mattatore della serata, s’è passati a rammentare i suoi principali spettacoli nelle varie regioni d’Italia a partire dalla Sicilia per risalire in progressione lo Stivale peninsulare. Dall’Enotria s’è andati verso la terra dei Bruzi, ovvero la Calabria dell’Aspromonte e della Sila, per toccare nel narrativo percorso itinerante la Puglia del Salento e del Gargano nella Daunia. Il suo “tour” satirico e spiritoso, fescennino e brioso, umoristico e ludico , sornione e beffardo delle varie tradizioni ed usanze popolari, rituali, ha riportato in luce il trasmigrare dei meridionali e degli spiriti poco edotti che partivano dalle loro terre più arretrate in cerca di miglior fortuna e cultura, quali i trapiantati alla FIAT di Torino dell’ingegner Valletta, dell’avvocato Gianni Agnelli “patron” della Juventus ora caduta in disgrazia per scriteriate ed illecite operazioni finanziarie, nonché di Romiti ed adesso tornata agli Elkann. Oppure, se non c’era occupazione in patria, bisognava andare con maggiore ansia e preoccupazione all’estero; a tal proposito basti rievocare con dolore gli oltre 200 italiani morti nel ’56 nella sciagura della miniera di Marcinelle in Belgio ed i frontalieri in terra elvetica. L’ultimo territorio citato è stato quello dell’Umbria e specificatamente della Gubbio di San t’Ubaldo, in questo momento seconda nel girone B della Lega Professionisti e di cui è nativo il presidente Ghirelli, a cui è salito con la “navetta” dalla Stazione Ferroviaria e che è caratterizzata dalla Processione degli alti Ceri, alla guisa per accostamento del formato votivo di quella di Nola nel circondario partenopeo. Questa della città dei consoli, che da questo punto di vista politico rimanda alla Repubblica di San Marino sul monte Titano, ha concluso in bellezza la “cavalcata” canora e geografica del menestrello che per 90 minuti ha incantato ed elettrizzato i presenti, che all’uscita hanno apertamente esternato commenti positivi, sottolineandone la maestria nel doppio ruolo verbale da collegamento dei diversi passaggi e canoro ritagliatosi. Il lavoro senza dubbio da gustare per la serenità dell’animo e la buona predisposizione spirituale al Natale di pace e riconciliazione interiore sarà in replica fino a domenica 18 dicembre per la regia di cesellatura di Toni Fornari.

Giancarlo Lungarini

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