Corriere dello Spettacolo

L’ESCLUSIVISMO  SOCIALE NELLA NUOVA IPERBOLE LINGUISTICA DI A. REZZA AL VASCELLO. SURREALI PARADOSSI  DEL FUNAMBOLICO ED ISTRIONICO ATTORE IN “HYBRIS”  

Dal 20 dicembre 2022 al 22 gennaio 2023 al Teatro Vascello di Roma

Siamo ormai quasi alla vigilia di Natale e la gente s’affretta a vedere se può ancora fare qualche regalo ai suoi parenti per scartarli insieme nella riunione familiare per il cenone, quando si rinnovano i buoni propositi e sentimenti , per notare se siamo stati considerati in giusta misura e sono stati percepiti i nostri gusti e desideri. Ciò è più vero nel tempo presente che registra i maggiori uxoricidi tra le mura domestiche ed i nuclei primari e portanti della società civile si rinchiudono spesso dentro casa, ignorando l’esigenze degli altri, Lasciati alle comunità filantropiche od alla Caritas ed alle ONG, come le navi che salvano i migranti nel Mediterraneo e poi devono aspettare la comunicazione del porto di sbarco. Di codesta indifferenza ed egoismo sociale s’occupa il valente e sardonico attore  Antonio Rezza nel suo nuovo testo teatrale “hybris” con l’habitat scenico di Flavia Mastrella, con una porta isolata da ogni riferimento spaziale e temporale che indica il dentro della sicura proprietà privata ed il fuori di chi vorrebbe entrare per incontrare i residenti, che sono nella loro dorata gabbia in cui devono domare gli istinti e le pulsioni sensuali, per non giungere agli efferati misfatti propri delle belve senza ragione. Da qui si scatena un profluvio di parole ossimoriche a rotazione, quali l’essere umano che vorrebbe rientrare dov’è uscito, la veranda aspira ad essere di nuovo un interno della magione e dall’esterno sopraggiungono pure i familiari propri e della fidanzata Chiara con lui che si perde e smarrisce nei convenevoli di presentazione, reiterati a iosa e confondendo gli stessi parenti che si stringono le mani per l’occasione e talora avendo gli stessi nomi, come la sorella di lui e la fidanzata, entrambe Chiara. Questi gruppi s’in trecciano solo superficialmente e Rezza, senza concedersi un attimo di tregua, li ripete all’infinito con capriole ed evoluzioni linguistiche, intrecciate ed accavallate in incredibili virtuosismi paradossali, al modo del teatro da camera narrativo, digressivo ed icastico che a nulla approda, se non al talentuoso e ludico incanto dell’incontenibile verbo a profusione con il dilagare del nonsenso senza una precisa finalità progettuale.  Esempio tipico n’è l’Arte magistrale del petroniano Bergonzoni. Naturalmente siffatta indifferenza sociale ed egocentrismo della media borghesia si può estendere anche agli extracomunitari, poveri, deboli e minori non accompagnati, che sperano in una nuova vita nel nostro Paese e troppo spesso vengono respinti, non potendo contare sulla solidarietà dell’Europa, alla guisa degli stati dell’Est europeo identificati con il nome di “Viseograd” che non vogliono sentir parlare d’un’equa ripartizione. Dovremmo esser capaci d’uscire all’aperto ed interagire, fraternizzare con tutti, per sentirci membra vive d’una comunità ed invece sovente avvertiamo gli altri come un fastidio, un ostacolo, una turbativa specie in questi giorni in cui si viaggia assiepati sui mezzi pubblici e qualcuno ha espresso bene il concetto, affermando “Come gradirei essere già al 7 gennaio”. In mezzo a

gli altri dobbiamo esibire la preparazione culturale, non ricorrendo sovente all’arroganza e violenza delle parole per spirito d’intolleranza autoritaria, sfoggiare le qualità e risorse umane dell’educazione che ci facciano apprezzare per il nostro valore intrinseco. Siamo invece indotti a barricarci od a renderci pericolosi per gli altri con la nostra protervia e lo sfrontato agire , che “in primis” è di menti schizofreniche o maniacali come Campiti, Redavid ed il poliziotto agli arresti domiciliari per la gratuita violenza su Homerovic a Primavalle, per non ricordare i condannati carabinieri del caso Cucchi o gli agenti implicati in quello di Aldovrandi, ancor più ingiustificabili dei terroristi esaltati. La porta infatti diventa il controllo di sicurezza all’aeroporto in cui deve passare un passeggero come Mastrella ed egli rimane nudo in quanto suona sempre l’allarme. Di fronte a tutto ciò, sostiene Rezza, non vediamo l’ora di rintanarci dentro casa e sfuggire ai rischi della metropoli, se non cadiamo nella nostra oltracotanza che ci degrada ad animali predatori, tornando all’epoca delle caverne senza l’uso della distintiva razionalità. Perciò la porta mobile in legno marrone apre sul vuoto e chiude su un nulla disabitato, come il sibilo finale del fischio incessante e perforante i timpani per sottolineare che si deve partire se si desidera arrivare da qualche parte; infatti  il muoversi e lo stare sono altri due termini antitetici che ricorrono di frequente nel suo serrato sproloquio incontenibile ed inarrestabile, che sono alla base del divertimento incredibile che offre al pubblico con lazzo sarcastico e di stupefacente d’ilarità, che si deve cogliere al volo non perdendo la battuta nel suo attimo espressivo. Imperativo di moda è l’essere con la sua tecnocrazia sul piccolo schermo, che ora si sta gustando Giorgia Meloni fino all’intervista nel salotto di Bruno Vespa insieme a Fiorello su RAI 2. Le “tane” domestiche permettono di controllare le fasi vitali dell’uomo, ma la morte gli sfugge di mano e così M. Sconcerti, L. Buzzanca ed il glorioso Mihailovjc se ne vanno appunto vicino al Natale, per rammentarci che l’ultima parola non la possiamo mettere noi, similmente all’apologia della vecchia figura in nero della pellicola di Ingmar Bergman. Non possiamo essere un corpo senza organi e privo di cervello, pigro e quasi un insignificante “bambolotto”; dobbiamo animare noi stessi e vivere in pieno la realtà in una dimensione d’apertura sociale al dialogo ed arricchimento reciproco a servizio d’una collettività strutturata in ogni ordine e grado per il bene comune. Lo spettacolo sarà replicato fino al 22 gennaio, mentre fino al 30 gennaio al cinema Troisi di via Induno sarà programmato il film “ Il Cristo in Gola” in cui Rezza non dice una parola sulla sequela dello stesso Cristo tacente  perché i gesti hanno tolto di mano al cervello imbroglione Il sapere, restando unicamente un discorso filologico dalla nascita alla morte. Sarebbe stata invece interessante notare la sua lettura personale del significato del mistero divino dell’Incarnazione. Comunque, pur restando discutibili nella loro decodificazione, i suoi lavori vanno visionati in quanto frutto d’un passionale impegno totale con la sua compagna Flavia Mastrella.

Giancarlo Lungarini

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