Corriere dello Spettacolo

TRADIMENTI SENTIMENTALI, MA DIVORZI SACRIFICATI ALLA CARRIERA POLITICA AL GOLDEN. IL MACHIAVELLICO PRAGMATISMO PER CONSERVARE L’AMORE IN “COCKTAIL X TRE” CON MARTUFELLO

Dall’11 al 22 gennaio 2023 al Teatro Golden di Roma

Siamo in un periodo in cui il valore laico e spirituale della famiglia è in crisi per una serie di fattori quali l’egotismo, la forte gelosia passionale con il bisogno di possesso e la questione dell’identità di genere con il disegno di legge Zan che s’è bloccato,  la volontà d’autosufficienza “autarchica” con il numero delle primarie  cellule sociali mononucleari. Questo risultato è venuto fuori dall’ultima indagine sociologica pubblicata pochi giorni fa dove sono state analizzate appunto le difficoltà e gli ostacoli di quest’unione voluta e benedetta da Dio oppure civile e laica, che potevamo già intuire da soli : le coppie legittime sono 25 milioni formate da meno di 4 membri parecchie, con incremento di quelle omosessuali con i PACS e diminuzione dei normali matrimoni che vedono in rialzo anche quelli misti, con contrazione delle nascite se non fosse per quelle degli immigrati od artificiali ed eterozigote con la donazione del seme. Tutto ciò per non dire che segnano un’accentuazione i divorzi  in quanto non ci si sopporta più con tolleranza,  comprensione e  perdono dopo la magica parola scusa, di cui parla sovente Papa Francesco attaccato continuamente dagli integralisti conservatori cattolici come il Cardinale Pell di Melbourne poco prima di morire punito da Bergoglio per il suo pedofilismo che ha macchiato l’immagine della Sposa di Cristo di cui la Vergine è “Mater admirabilis”. Queste considerazioni ci sono venute in mente assistendo al teatro Golden di Roma in via Taranto, zona San Giovanni, al brillante lavoro comico – sociale in un atto di circa 90 minuti interpretato dal terzetto composto da Martufello, Myriam Mesturino e Luca Negroni sul famoso triangolo amante , moglie e marito, affrontato nella messa in scena del regista Marco Bellocchi con matrice goldoniana, ovvero riflessiva nella satira licenziosa che l’ha caratterizzato. Cristina, incarnata dalla sbrigliata Myriam, efficace e dotata d’una bella forma ed attraente figura  ,è una simpatica attrice di medio livello, quarantenne sposata con l’intraprendente donnaiolo millantatore e truffaldino, parassita, che vive d’espedienti strategici, Gianni da cui ha avuto una figlia, che ancora si rivolge alla madre come ora fanno molti figli per avere un sostegno economico, ma che adesso sta per lasciare essendo in corso da 4 anni una sua adultera relazione clandestina con il deputato europeo Vittorio, dei quali membri del Parlamento di Bruxelles  si discute assai per lo scandalo “Qatargate” dopo l’”affaire” per l’assegnazione dei mondiali vinti dall’Argentina, con le strepitose prestazioni di Messi e quelle di Dybala e Lautaro ora in formissima con un tardivo risveglio sul finale della competizione ai rigori contro la Francia, al cui centro furono Blatter e Platini. La sera prima di ricongiungersi con il suo spasimante, Cristina riceve inaspettatamente in un primo momento , poi si capiranno i motivi con lo sciogliersi dell’intricata vicenda, la visita di Gianni che desidera risvegliare la loro romantica passione e pertanto le concede un’infuocata notte d’eccitanti gridolini con sfrenati amplessi. La mattina, mentre sta per andarsene, sopraggiunge quasi per caso Vittorio che la sera precedente nel suo albergo della capitale belga ha brindato da solo al compimento del quarto anno di legame illecito e preparato l’anello di richiesta matrimoniale con relativo divorzio per la sospirata attrice. Questa, colta in flagrante e cercando di destreggiarsi al meglio tra i due, intenderebbe far fuggire in maniera furtiva il marito, che apparentemente vorrebbe anche lui la carta liberatoria dall’impegno familiare per sposare una bella sciatrice austriaca giovane e di genitori polacchi, tuttavia il proposito di celare la rovente notte trascorsa salta in quanto lui scambia i cappotti e Vittorio comincia  a sospettare l’evento accaduto con l’anello che resta trascurato e privo d’interesse sul tavolo. Cristina, presa in mezzo tra due fuochi, uno che si  sta riaccendendo e  l’altro messo in crisi dal comportamento legittimo ma galeotto, proclama di nuovo al deputato il suo amore, aspirando al salto di casta sociale e rimproverandolo di non aver chiesto alla consorte pure lui il divorzio, chiedendogli supplichevolmente di capire il suo folle gesto e scusarla, andando avanti nei loro progetti. Vittorio, avvertendo d’essere stato reso un cervo beffato, non è disposto al perdono dato che l’onta della macchia rimarrebbe sempre sul loro vincolo che nascerebbe male ed allora, per smaltire la subentrante progressiva nevrosi mentale con i sensi di colpa, Cristina, con il suo bel cappotto ornato da una pelle di volpe, decide d’uscire a respirare un po’ d’aria fresca e pulita, abbandonando i due sull’ipotetico ring a regolare i conti tra loro. Qui l’autore ricorre allo strategico “deus ex machina” euripideo ed in pratica i due, che apparentemente s’erano insultati, dandosi del vile impostore scansafatiche ed arrampicatore sociale all’indirizzo di Gianni e corrotto, ipocrita e fedifrago impenitente, come risposta velenosa all’onorevole, conosciutisi i due già a Bruxelles nello stesso hotel dove Gianni aveva sedotto la banchista della recezione, la bionda Lola, con una buona cena e l’inventata menzogna d’una patologia terminale, ricevendo una promessa d’aiuto  in euro secondo il suo estemporaneo modo di fare, avviano verso l’insospettabile epilogo la tesa situazione. In effetti i due uomini salderanno il sospeso, temuto da Cristina, però non con i pugni, bensì con un assegno identico a quello che Gianni, che durante il tentativo dei due cuori infranti non aveva fatto altro che motteggiare e schernire con velenosa satira gli atteggiamenti e le promesse dei soggetti in causa con lo stratagemma del gioco delle parti pirandelliano, aveva preteso  da Vittorio. Davvero superlativo ed irresistibile in codesto ruolo fescennino è Martufello, mentre Luca Negroni interpreta l’impettito ed elegante, signorile, fino a prova contraria com’è stato il caso di Panzieri, Cozzolino e della vicepresidente greca dell’emiciclo di Bruxelles defenestrata, onorevole tutto d’un pezzo come postura e morale privata, prima ancora che pubblica. Infatti pure Gianni è stato corrotto, con la stessa cifra promessa da Lola, per fini diversi dei contraenti, che avevano ognuno da guadagnarci dal seguire l’adagio gattopardesco di Tomasi di Lampedusa nella sua nobiliare Salina borbonica “Tutto cambi perché nulla muti”. Perciò ognuno resta al suo posto con grande soddisfazione, non vi diciamo comunque il finale, che stavolta c’è veramente piaciuto per la rosea spirale di luce che irradia in un frangente, come dicevamo sopra, alquanto nero in prospettiva di stagnazione monetaria, commerciale e di conseguente riduzione della natalità per tante famiglie, che al centro e nord dell’Europa hanno più assistenza socio – sanitaria. Lo spettacolo sarà in programmazione al Golden fino a domenica gennaio e non solo gli abbonati, bensì tante coppie dovrebbero osservarlo giacché sempre, in base agli ammonimenti  del sommo scrittore di Porto Empedocle con la campagna di “Kaos” e la licantropia, le “ sit – com” non sono mai come apparentemente sembrano troppo facilmente, come nei gialli per il sospettato prevedibile assassino. Le smentite sono all’ordine del giorno e questo è il filosofico e letterario relativismo. Stupenda è anche la cornice borghese del boccaccesco “ menàge” in cui Martufello svolge  la funzione del cameriere che prepara e serve di continuo ai due litiganti, sospirosi e rancorosi, i cocktail del titolo.

Giancarlo Lungarini

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