Per chi è neofita del genere “poliziottesco”, spero che possa apprezzare questa nuova rubrica sul cosiddetto cinema di genere, un cinema che spopolò negli anni ’60 e ’70 fino ai primi anni ’80 con film, la maggior parte, di sicuro valore, altri di qualità veramente scarsa. Il genere che vi andrò ad analizzare è il poliziottesco, o poliziesco all’ italiana. Perché poliziottesco? Beh, perché i critici dell’epoca usarono questo termine in senso dispregiativo: erano film, a parer loro, poveri di contenuti, senza morale, eccessivamente violenti e, per questo, definiti fascisti, ma furono pellicole che, già all’epoca, riscossero ampio successo fra il pubblico e, col tempo, furono ampiamente rivalutati. Il film di cui leggerete oggi è stato girato da uno degli specialisti del genere, Umberto Lenzi, e fa un po’ il verso al più famoso “Il giustiziere della notte”, con Charles Bronson.
“L’uomo della strada fa giustizia“, è stato realizzato nel 1975 e vede per protagonisti uno degli attori “ cult “ del genere, Henry “ faccia di gomma “ Silva, un attore che ha fatto della sua granitica espressione il suo marchio di fabbrica. Oltre a lui, nel cast troviamo Luciana Paluzzi, Silvano Tranquilli, Raymond Pellegrin, Claudio Gora e Luciano Catenacci. Ma veniamo alla trama: una bambina aiuta un anziano cieco ad attraversare la strada per arrivare ad una gioielleria, ma l’anziano cieco altri non è che un rapinatore che, compiuta la rapina assieme ai suoi complici ferisce a morte la bambina che, però, prima di spirare, rivela un particolare che risulterà, in qualche modo, fondamentale, per le indagini: l’ immagine di uno scorpione addosso al finto anziano. Il padre della bambina, l’Ingegner Vannucchi, interpretato da Henry Silva, disperato, si rivolge alla Polizia che, però, come si dice in gergo, latita nel buio non avendo elementi a cui appigliarsi e per questo Vannucchi si affida ad un losco investigatore privato che sembra aver trovato qualcosa, ma prima che possa parlare, viene ucciso. Nel frattempo, si palesano due individui, l’ Avvocato Mieli ed il Tenente Pascucci, Gora e Catenacci, che gli propongono di far parte di un’ “Associazione a difesa del cittadino“, ma Vannucchi rifiuta. Grazie all’ aiuto di un travestito, Vannucchi sembra essere sulla pista giusta, vedendo un uomo con un ciondolo a forma di scorpione, pensando che sia il suo uomo. Nonostante l’ amico giornalista Giordani ed il Commissario Bertone, Tranquilli e Pellegrin, gli intimino di lasciar perdere, “ l’ uomo della strada “ si fa giustizia da sé eliminando tutti i componenti della banda. Nel frattempo, Bertone ed i suoi uomini avevano ucciso in un conflitto a fuoco un’ altra banda di rapinatori che, tragica ironia del destino, risulteranno essere coloro che avevano ucciso la bambina. Ma perché questo tragico errore? Perché lo scorpione che la bambina aveva visto in punto di morte era un tatuaggio e non un ciondolo, portando, così, Vannucchi, a compiere un inutile massacro. Bertone e Giordani non riveleranno niente a Vannucchi che ha già pagato troppo anche e soprattutto per colpe non sue, Vannucchi che insieme alla moglie Vera, Luciana Paluzzi, decide di partire per il Canada per provare a cambiare vita.
Il film è uno di quelli tosti, “ cazzuti “, che non guarda in faccia a nessuno, con una buona dose di violenza e con un finale che lascia molto amaro in bocca.
Stefano Steve Bertini