Trieste, Teatro Miela, 26-27 aprile 2023
Playing Shakespeare… playing with Shakespeare.
Interpretare, mettere in scena, giocare a, giocare con…
Il rispetto per un gigante del teatro e della letteratura non impedisce di declinare in tanti modi quel termine che in tante lingue (non solo in inglese) ha molteplici significati e che nella nostra può sfuggire.
Riscrivere i classici, stravolgerli pur mantenendone lo spirito non è cosa semplice, e anche se tanti autori sono riusciti nell’intento, il rischio di cadere è grande.
I giovani attori della Compagnia Artifragili (Alejandro Bonn, Romina Colbasso, Veronica Dariol e Davide Rossi) non sono nuovi a questo tipo di operazioni e, dopo aver recentemente proposto con successo La questione di Penelope, stanno sfidando in questi mesi il Riccardo II di Shakespeare, stravolgendolo nella forma per restar ben fedeli alla sostanza: un teatro che si confronta con il pubblico e nel quale si rispecchia, che con esso procede per approfondire insieme un tema, quello del potere, che tutti riguarda.
Giocare, e giocando smontarne il meccanismo, provare a capire con ironia com’è fatto dentro, stravolgere i simboli che ne rappresentano la potenza e sostituirli con gli oggetti transizionali usati dai bambini per staccarsi dalla simbiosi con la madre.
Sostituire i monologhi con altri, storicamente più vicini, altrettanto o forse più agghiaccianti degli originali, e solo apparentemente miti.
Rendere un dramma in cinque atti in una serie in tre puntate, due in teatro e un gran finale all’aperto.
Trasformare duelli sanguinosi in giochi infantili, far emergere la parzialità di cui il potere si nutre con gentilezza e cordialità venefiche.
Secondo Riccardo è tutto questo e molto altro.
È allegro, divertente, spiritoso. Acuto e avvincente, si svolge in un teatro – il Miela di Trieste – rivoluzionato negli spazi e nei tempi a cui lo spettatore è abituato.
Entrando in sala qualcosa sta già avvenendo sul palco di legno davanti alla platea, circondato dal pubblico che poco a poco riempie gli spazi lasciati liberi.
Ma non si perde niente: è un breve preambolo che si ripete senza annoiare. Anzi. Aiuta a lasciar fuori la quotidianità che qui non serve.
Ci si sente e si viene coinvolti, si partecipa realmente; si ride e si pensa, si viene colpiti da una drammaturgia – progettata da Davide Rossi e diretta da Alejandro Bonn – che ci parla direttamente e che rende naturale quel che in altri paesi è ormai prassi consolidata: i due antagonisti (Bolingbroke e Mowbray) sono brillantemente interpretati da due donne, Veronica Dariol e Romina Colbasso. Quest’ultima vestirà anche i panni del duca di York, qui duchessa e regina ad interim. Alejandro Bonn è Gaunt (il padre di Bolinbroke) e Aumerle (figlio di York, qui chiamato Merlo), mentre Davide Rossi è re Riccardo, sempre in scena con il suo unico vero amico, un orsacchiotto.
La contaminazione tra parti originali, discorsi novecenteschi e invenzioni varie, fa brillare il testo shakespeariano di luce propria e fa emergere di colpo la sua forza simbolica perenne, caricando quei momenti di una sacralità rituale non sempre percepibile oggi, a teatro o altrove.
Si tratta di qualcosa di nuovo che non risulta dirompente, ma che si inserisce con gentilezza nell’animo di chi vi assiste e fa germogliare qualcosa che sa di buono, di genuino, riportandoci ad accogliere con semplicità l’essenza più vera e profonda del far teatro.
Paola Pini