Al Piccolo Teatro Grassi dal 29 Aprile al 28 Maggio 2023
Alexandre Meyer (musiche) e Pascal Rambert (testo e regia) avevano di recente già lavorato assieme a Milano, al Teatro Della Triennale presentando il trittico 3 annonciacions – ma anche Romeo Castellucci e Scott Gibbons (sentito nell’Edipo, allo Studio, di Chiara Guidi, per Socìetas) avevano già proposto dei lavori (Bros) sempre alla Triennale, anche loro nel 21. Rambert poi ha partecipato al Festival per Giorgio Strehler nel 22 del Piccolo.
Ora Pascal Rambert è autore associato del Piccolo Teatro e ha presentato un progetto triennale sul rapporto tra la vita e il teatro, su come reciprocamente si influenzano: Prima, Durante e Dopo (la messa in scena di uno spettacolo teatrale), per uno spettacolo all’anno a partire da quest’anno.
Si, siamo solo all’inizio, ci sarà la seconda e poi la terza parte; ma così su due piedi, onestamente ho preferito Noises Off (è uno degli spettacoli che mi è piaciuto di più, in quasi vent’anni che vado a teatro), visto qualche anno fa allo Strehler, sul tema dell’intreccio tra il personale e il professionale dell’attore e su come il rapporto tra gli attori della compagnia influenza lo svolgimento della drammaturgia proposta. Il testo poi, Noises Off, è un testo molto avanzato del lontano 1982 in cui molto più sinteticamente e anche più dinamicamente, si analizzavano e si mostravano i rapporti tra backstage e on stage nell’economia di uno spettacolo.
Forse la distanza temporale tra le tre parti, alla fine, nel triplo progetto di Rambert, potrebbe non aiutare l’esatta comprensione e concatenazione dei tre lavori e dello scopo finale nel delineare le dinamiche olistiche che sottendono la ricerca di uno spettacolo. Ma non credo sia un demerito. L’opera poi è molto didascalica. È tutto parlato. È tutto professato. È Tutto spiegato. È tutto molto chiaro, alla fine – anche se lo stesso regista puntualizzerà che più di una trilogia si tratta di un trittico di tre spettacoli affatto indipendenti e non necessariamente legati l’uno con l’altro.
È un saggio in tre parti sui mondi legati all’universo del teatro.
Innanzitutto, quindi, gli attori interpretano loro stessi che fanno gli attori durante le prove di uno spettacolo ispirato alla Battaglia Di San Romano, noto trittico pittorico di Paolo Uccello.
Anna, quindi, durante la prova costume, ci racconta del suo amore disperato per Marco, facendo tutto un discorso sul rapporto mente/corpo anima/cuore, arrivando al punto in cui molte volte l’amore terreno è una funzione dell’attrazione chimico/fisica di due corpi a sua volta una funzione dell’età, laddove invece l’amore spirituale deriva da un moto dell’anima e dell’intelletto ed è quindi immortale, come l’arte, come la recitazione, e molte volte incomprensibile per gli umani e rifiutato.
Nella scena successiva Marco invece si rivela a Leda in un moto di passione sfrenata.
L’altra Anna, che viveva con Marco, scopre tutto, perchè durante una prova Marco si tradisce e riempie di emozioni non richieste la recitazione della sua parte. E a svelare tutto, entra in scena Sandro, l’autore e il regista dello spettacolo nello spettacolo tratto dalla Battaglia Di San Romano. Ci rivela anche la sua omosessualità e noi scopriamo che Marco è diviso tra tre donne e un uomo – poi ci sarà la messa in scena.
Nella chiosa finale Sandro, dedicando anche questo lavoro alla madre, ci spiega che il teatro, elevandosi sopra le energie degli attori, molte volte, più che la risultante di fusione delle energie umane, è un desiderio d’amore infinito, un’azione compiuta e dedicata a chi non c’è, fatta pensando ad un’assenza, per riempire un vuoto di comunicazione, per dare voce alla nostra solitudine, per dare corpo a una nostra immaginazione, a una nostra astrazione. E due attori in dialogo, quindi, superano la percezione reciproca dei corpi l’uno dell’altro per rivolgersi altrove, perchè il condizionamento reciproco avviene prima dello spettacolo, e nemmeno tanto al pubblico che vede la somma delle energie prodotte, ma per se stessi, forse, tentando uno scavo il cui risultato è inconoscibile fino a fine spettacolo.
Credo di aver capito che il primo spettatore sia l’attore e che la sua soddisfazione sia la soddisfazione del pubblico, quando il testo e la regia e gli attori sono in grado di creare empatia col pubblico. La realtà è quindi uno spettacolo e la sua visione. Ma noi entrambe le cose non riusciamo a vederle.
Chiudendo con le parole del Direttore Claudio Longhi – Come si è avuto modo di sottolineare in questi mesi, la stagione 2022-23 del Piccolo, sviluppata nel segno della “Misura delle cose”, ha dato spazio alla ricerca degli artisti, oggi nevralgica, in margine alla complessa relazione tra teatro, rappresentazione e realtà. Con Prima, nel viluppo dei piani, nella sovrapposizione delle dimensioni, nel precipitare delle citazioni (a partire dal trittico La battaglia di San Romano di Paolo Uccello), il teatro di mutevoli parvenze dell’umano accadere incontra la verità dei corpi e dei loro desideri: è in questo senso che, come ama ripetere Rambert, «bisogna cercare la vita».
ox4d