Al Teatro De’ Servi di Roma, fino al 14 maggio 2023
Il sogno di tanti ragazzi è formarsi pedagogicamente, crescere psicologicamente e formare il carattere con una totale apertura all’incontro con l’”anima gemella” per creare una famiglia e raggiungere la felicità sentimentale con la trasmissione pure della vita con la gioia dei figli, secondo il progetto divino e la pittura verista dell’Ottocento. Naturalmente questo è quello che la maggior parte dei giovani s’augura, ma per molti altri resta una pura utopia in quanto il desiderato incontro non avviene, oppure avvertono l’inclinazione per scelte diverse : la vocazione religiosa o la tendenza al rapporto secondo l’identità di genere. In alcune circostanze per incomprensioni, litigi ed opposte concezioni ideologiche o gusti non parimenti allineati, ci si lascia prima senza nostalgia e rimpianti, a meno che non avvenga quello che sarcasticamente e con vivace brio suppongono ”I Pezzi di NERD” nell’ultimo loro scritto, che intitolato “Se mi ricordo, ti sposo” viene rappresentato in questi giorni fino a domenica 14 al teatro de’Servi in Largo Chigi. I protagonisti sono una fanciulla adolescente di nome Liliana che, d’origine pugliese trasferitasi a Roma nel quartiere del Pigneto, in questo periodo nell’occhio del ciclone per lo spaccio della droga e la criminalità dilagante, trova il suo innamorato in Andrea e stanno per celebrare tra due giorni il loro vagheggiato matrimonio, mentre lei piuttosto riottosa ad una parentela familiare in pieno contrasto con tradimenti adulterini, scontri diretti, con una zia Carmelina quasi centenaria infida ed umorale ,altera, che nessuno sopporta, per cui la povera Liliana , interpretata da una impeccabile e dignitosa nella sua poliforme espressività nelle varie circostanze Giulia Di Turi, non sa come fare ed intanto il fidanzato Andrea va a trascorrere l’addio al celibato con il futuro cognato Alfonso, nei cui panni c’è l’astuta resa di Jey Libertino che fa credere che andranno in pizzeria, recandosi invece con l’amico Guglielmo Gatti reso da Michele Iovane, che ha la fissazione maniaca per tutto quello che è inglese costume ora tornato di moda con il prossimo re Carlo III, in uno streep pub in cui Emy “la Magica” è pronta a togliergli tutte le sofisticate passioni ed ardite voglie sessuali, dopoché lui ha assunto l’”Aspirinabull” preparata da William a base di aspirina, vino e Redbull. Tutto andrebbe bene se non succedesse nulla, con Liliana all’oscuro di tutto e cuore, come si sa, non duole se l’occhio non vede, purtroppo l’autista sprovveduto ed imprudente di una FIAT Panda gialla l’investe ed Andrea cade malamente a terra, dovendo essere ricoverato in ospedale dove il referto medico dice che ha subito un profondo trauma con la perdita della memoria, quale lo smemorato di Collegno o coloro che soffrono di Alzheimer. Intervengono gli amici che devono cercare di far rinsavire il povero innamorato che non ricorda più nulla a partire dalla data dell’imminente matrimonio e soprattutto della fidanzata Liliana, risvegliandosi schoccato nel 2010 quando ancora non conosceva Liliana. Come si fa a rispettare gli impegni che non si sa di avere ed in particolare con qualcuno a cui niente ci lega? Intanto all’interno del nosocomio e tra i suoi letti s’aggira uno strano individuo con cappello e soprabito che, nella misura che gli raccomanda il suo legale con la voce fuori campo di Giancarlo Ratti, per la sua posizione ed il lavoro che ricopre non può subire la causa con la condanna per lesioni colpose. Dunque deve far in modo che Andrea non recuperi la memoria e con il suo operare si contrappone a quello degli affini di Andrea, cui allestiscono la cena d’incontro galante con Liliana per fargli riscattare evocandola la molla del desiderio. Qui abbiamo un servizio iperbolicamente scatenato sarcasticamente, sbrigliato e frizzante nella sua paradossale verve con una cartella del menù che è fatta delle analisi basilari per il riscontro dello stato fisico ed un vino nel pappagallo medico che è invece qualcosa di più forte, acre e sgradevole al palato. Alla fine Andrea accetta di coniugarsi con Liliana, ma non in quanto ha ripreso la sua piena consapevolezza bensì per la parola degli amici che gli rammentano chi è per lui Liliana e gli fanno confidare nell’innamorarsi di nuovo dopo il sacramento di cui gli sposi sono i ministri. Un altro strategico espediente dell’esilarante e frenetica commedia, che alla quarta replica registrava un quasi esaurito in ogni ordine di posti, è il fatto che il responsabile dell’accaduto e della smemoratezza di Andrea, che la Polizia sta quasi per identificare avendo individuato la macchina guidata e da qui si risalirà al proprietario come s’agisce in tali casi, è il giovane sacerdote, incarnato con fantasioso ritmo audace e spigliato da Nicolò Innocenzi, invitato a sostituire il vecchio prete che aveva sposato la madre e la nonna di Liliana, che si nasconde il volto con il Messale per non farsi riconoscere. Al momento del rituale sì per tutta la vita, auspicabilmente pur se sempre medno vero ahimè, è Liliana a riservarci il “Colpo a sorpresa” determinante per l’epilogo della vicenda :non vuole più diventare moglie di Andrea dato che non ci sono più momenti emotivi ,lieti ricordi, profonda conoscenza, alterchi dolorosi superati con serena e generosa riappacificazione, da condividere con il promesso sposo lasciato con un palmo di naso sull’altare insieme agli invitati. Il futile e brillante scritto salace e comico si conclude come una sferica circonferenza poiché adesso tocca al fratello Alfonso, che prima si divertiva a strizzare i genitali dei compagni di scherzi od a colpirli con una testata nel caso del circospetto Fabrizio nella sua veste privata indossata per nascondere il suo ruolo pubblico, incorrere nel triste evento patito dal preventivato cognato poco prima del matrimonio e finire sulla carrozzella a rotelle per la rottura degli arti inferiori. Forse, però, il suo prossimo connubio sarà salvo !La perfetta regia in icastica e goliardica progressione con efficacia sinergia dialettica irrefrenabile è di Marco Simeoli , con la programmazione del lavoro dall’allegra riflessione sui deleteri contrattempi quotidiani, che rovinano anche i migliori progetti, sarà, come detto ,fino a domenica 14 maggio.
Giancarlo Lungarini