Fobia omosessuale, ludopatia e inaffettività in “Thanks for Vaselina”

Data:

Dal 27 maggio 2023 al 28 maggio 2023 al Teatro Vascello di Roma

Chiusura in grande stile e con un enorme “sold out” di pubblico al teatro Vascello di via G. Carini, gestito con estrema perizia oculata e competente dalla bravissima Manuela Kustermann, che c’ha riservato una stagione di prosa assai interessante ed innovativa in parecchi testi delle compagnie proposte, che hanno trattato temi attuali con stupendi copioni e magistrali interpretazioni. Ne abbiamo conferma con il secondo spettacolo della “Carrozzeria Orfeo” che, dopo aver affrontato il problema del degrado ambientale ed urbano con lo scoppio delle fogne e la fuoriuscita dei liquami nauseabondi in “Miracoli Metropolitani” con un’improvvisata cucina di prodotti precotti e surgelati in un sottoscala con litigi tra i componenti di quella cellula sociale, ha allargato la disamina della convivenza domestica senza sentimento reciproco e progetti esistenziali nella sfera degli “ultimi della classe”, dei disadattati ed emarginati, dei “borderlines”, che qualunque tentativo facciano sono sempre destinati ad essere eternamente sconfitti ed a non poter emergere, non sapendo come sbarcare il lunario ed approdare a fine mese se non cedendo per la disperazione alla microcriminalità, all’egoismo solipsistico ed idolatrico, unito all’intolleranza, alla violenza ed all’odio per coloro che gli sono intorno in una casa di periferia claustrofobica, che più che persone con innati e formati sentimenti raccoglie esseri scaduti al rango di animali in preda dei loro istinti. Il testo è “Thanks for Vaselina” ed è stato composto da Massimiliano Di Luca una decina d’anni fa ed è stato dedicato ai familiari delle povere vittime civili delle stragi del terrorismo, del barbaro scontro ideologico ed armato tra destra e sinistra con rappresaglie e vendette, come le “fatwe” albanesi , oppure del regolamento dei conti tra bande camorriste al Sud, dove poi per sbaglio ci va di mezzo ingiustamente un’innocente famiglia che sta tranquillamente al bar con la sua bambina, come successo a Sant’Anastasia. Ci troviamo dunque con una famiglia di sventurati inetti “senza arte né parte” privi di un’educazione caratteriale, di cultura di base, di volontà d’applicazione a rimediare un lavoro, che la comunità nemmeno gli offre e che ci rammenta il caso di coloro che fino ad agosto prenderanno il reddito di cittadinanza , ma che in seguito ne perderanno il diritto se ritenuti abili all’impiego e dovranno frequentare i corsi di formazione con indirizzo attitudinale verso un lavoro che nessuno gli prospetterà, soprattutto se saranno arrivati “nel mezzo del cammin di nostra vita” per dirla con le parole significative e didascaliche del nostro “padre linguista” Dante all’inizio del suo celebre capolavoro letterario, il migliore e teologicamente più ricco di tutti. I genitori non sono stati capaci di creare nulla di positivo per i loro figli in quanto lei è preda del vizio ludopatico con cui cerca accanitamente di guadagnare dei soldi ed invece finisce per perdere anche quei pochi che ha e lui non ha mai avuto una personalità ben definita, per cui dopo aver concepito con lei due figli ha sentito la tendenza “transgender” ed è diventato un transessuale bisex, entrando in una di quelle comunità per il recupero dei tossici e l’assistenza nel corso della vita a coloro che hanno avuto dei traumi choccanti , come quello della doppia identità. Qui nella comunità si sta riprendendo ed è l’unico che mostra dei segni di positività in nome della Fede acquisita e della correlata Speranza, che lo porta a relazionarsi con gli altri del suo nucleo con più affabilità e dimistichezza , disponibilità alla pacata discussione e civile confronto etico. I due figli hanno intrapreso la strada sbagliata della coltivazione della marjuana ed eroina per largo spaccio nel Sud America ed in particolare in Messico, con il maggiore che detesta il padre per la sua equivoca ed ambigua identità originariamente gay al punto tale che gli usa violenza e gli strappa i documenti attestanti il possesso della magione per una serie di punizioni ed oltraggi ad una figura misconosciuta nella sua autorità, mentre il più piccolo è animalista convinto ed è entrato anche lui in una comunità che condivide i suoi stessi ideali di vita, viceversa altre sono dominate dal “guru” o “santone” e sono giunte al suicidio di massa similmente a quella di Charlie Manson, in cui si fece fuori pure la moglie di Roman Polanski. Perciò il lavoro fa riferimento come omaggio argomentativo pure alle vittime dei familiari. Ogni sforzo per sollevare la testa è destinato ad andare a picco, niente riesce ed il clima fosco di tensione ed acrimonia personale cresce, come nel caso del “ciclo dei Vinti” di G. Verga, che nel primo romanzo “ Malavoglia” esaminò la disfatta della famiglia Toscano, che commerciava i lupini con la barca “Provvidenza”. Un disastro laico poi il suo naufragio con il decesso di Bastianazzo e della Longa, che coinvolge pure questi poveri sul palcoscenico , che con la loro rappresentazione hanno toccato il cuore della Sala del Vascello gremita all’inverosimile. In questa tragedia familiare s’inserisce poi una sfiduciata e desolata ragazza in carne e bulica che il padre disprezza ed i giovani non corteggiano, tanto che non ha avuto neppure un filarino ed un rapporto sessuale, mentre il prete dell’Oratorio ha palpeggiato tutte le sue amiche e compagne, astenendosi naturalmente dall’avvicinarsi a lei che sembra una delle donne dipinte o scolpite dall’eccelso artista che è stato Botero. A lei la madre dei ragazzi, improvvisandosi anche consigliera e massaggiatrice fisioterapista ,dice che ha un gran bel di dietro che potrà accogliere i ragazzi che vi si potranno nascondere ed addentrarvisi agevolmente con il loro organo sessuale così da sentirlo più forte, penetrante e potente. Per questo, suggerendole di non arrendersi alla sfiducia e fare l’amore che la galvanizzerà ed infonderà sicurezza, le spalma la vaselina nel fondo schiena, ricollegandosi , forse, come ispirazione all’indimenticabile pellicola francese di Serge Gainsbourg “Ultimo Tango a Parigi” che addolcisce il colpo e favorisce l’ingresso con il ricorso al burro. La giovane va quindi al mare con il minore dei figli della donna e rimane incinta senza che questo solleciti la responsabilità genitoriale di Charlie, che anzi la picchia allorché la vede vestita inspiegabilmente da suora e fa una scelta dolorosa per cui l’osserviamo alla fine con un lugubre abito nero. Non c’è scampo alla miseria, disperazione ed aridità del proprio animo, per cui l’unico spiraglio di luce viene dal vilipeso e picchiato padre, che è stato soccorso e salvato come il giudeo e Zaccheo dall’ attuato il messaggio evangelico, religioso, che ha lasciato Cristo con il discorso delle beatitudini del Monte Tabor “Beati in poveri in spirito perché di loro è il Regno dei Cieli” e “Ti ringrazio Padre in quanto ai piccoli hai rivelato il mistero… .. Beati gli ultimi giacché saranno i primi”. Per gli altri non v’è una vaselina metaforica, un medicamento che li salvi dal nichilismo e frustrante annientamento esistenziale, senza rimedio al naufragio progressivamente devastante che termina con lo Scacco matto” vitale, per citare Sartre se non vuoi scommettere tutto sul tuo Credo come Kierkeegard nel conosciutissimo “Aut Aut”. Quest’anno il lavoro è arrivato al decennale con ottime e logiche recensioni in quasi tutta Italia per questi personaggi illusi con poco, ma infine piegati e scherniti anche per il fatto che loro non fanno nulla di concreto per uscire da codesta situazione negativa. Siamo al limite della sopravvivenza attimo per attimo lontana dal benessere, continuando a dimenarsi come “Pesci alla deriva” o balenotteri spiaggiati e moribondi, cosicché alla fine il maggiore dei due rampolli fa un eloquente e lungo gesto con il braccio per un esplicito volersi ribellare a tutti e tutto, mettendoglielo in quel posto. C’è stata addirittura una messa in scena iberica con il regista catalano Sergi Belbel, che nel 2019 ne ha comprato i diritti. I protagonisti principali sono stati i tre maschi :Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Pier Luigi Pasino, mentre lo stesso Di Luca è stato affiancato nella regia psicologica del dramma realistico da Massimiliano Setti ed Alessandro Tedeschi. Setti ha curato pure le musiche originali per una bella produzione in proprio ben curata ed a cui s’associata, con un patrocinio finanziario ,Marche Teatro. Se trovate i biglietti , c’è tempo per gustarlo con viva e sensibile emotività partecipata fino a domenica prossima.

Giancarlo Lungarini

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

Marco e Emanuele, un connubio video/musicale

Marco Mannini ed Emanuele Aloia sono due giovani artisti...

“Galois”. Quella notte prima della morte

Piccolo Teatro Studio Melato, dal 29 novembre al 3...