È difficile dover recensire uno spettacolo come quello alla quale si è assistito oggi, Il punto di riflessione di questo spettacolo era appunto una domanda, ma che cos’è una persona? le persone che svolgevano questo spettacolo erano tutti ragazzi e ragazze con difficoltà motoria, con problematiche neuro connettive, Sindrome di Down…. ma nonostante questo hanno saputo dare molto di più loro che tante persone “ normali”. Ci stavano i medici interpretati da figure in nero con la faccia da coniglio, nella quale si poteva cogliere l’allegoria Del leprotto marzolino, il classico leprotto folle matto, e non a caso è una cosa che è stata citata all’interno dello spettacolo cioè la follia indicando gli attori come folli come matti come persone con una disabilità con un invalidità, ma la cosa più giusta e reale è che gli invalidi siamo noi, Le persone strane folli siamo noi che vogliamo per forza riportare alla “normalità” Queste persone, ma il senso appunto è questo, normalità di cosa? Noi non siamo normali, la nostra società non lo è affatto. Non è normale, anzi, forse siamo davvero noi le persone sbagliate e io personalmente e soggettivamente ci posso mettere la mano sul fuoco su quello che ho appena detto, e siamo noi a non essere normali, una società sempre aggressiva pronta ad offendere pronta ad uccidere, Pronta a fare sempre qualcosa di sbagliato, mentre invece ieri negli occhi di quei ragazzi e quelle ragazze si legge dalla felicità all’armonia per quello che stavano facendo. c’è stata una parte in cui i genitori facevano delle promesse dai che giustamente dovevano essere dei pinocchi, anche se comunque il naso è stato donato ai loro figli. Un’altra parte molto riflessiva è stata quando i Pinocchi (ragazzi/e) hanno iniziato a porre delle domande semplici ma nemmeno troppo semplici al maestro, che però per tutta risposta dava delle affermazioni brevi, facendo comprendere che seppur fosse il maestro non aveva tutte le risposte del mondo.
È stato lo spettacolo che comunque ha saputo fare emozionare ha fatto capire che anche nei loro limiti queste ragazze in verità non avevano limiti. Parere molto personale ci sono state tante scene carine, nella quale si è interpretato anche un circo di burattini nomade, scene di danza di balli, ma la scena che più mi ha colpito è stato quando si è interpretato il decesso della Fata turchina con un mulo che la trainava, era la rappresentazione più forte, poiché faceva comprendere che al decesso dei tutori di questi ragazzi loro non avrebbero trovato di cosa fare o di cosa vivere nella vita. Concludo con un’altra scena che si è cercato di sdrammatizzare quello in cui i genitori raccontavano le loro esperienze giornaliere, cercando naturalmente di far ridere un poco anche il pubblico e non rendere troppo drammatico il tutto, ma a conclusione dello spettacolo meritatissimi oltre 5 minuti di applausi da tutti noi. Con l’uscita dalla sala di molte persone che non riuscivano più a trattenere le lacrime, i pianti per le emozioni forti che ci hanno trasmesso. Quindi vorrei semplicemente ringraziare tutti quelli che hanno contribuito a questo spettacolo, Perché ci hanno fatto provare delle emozioni forti. anche chi come me armato di block notes e penna Pronto a dar vita al proprio pensiero soggettivo, ed a fare il proprio lavoro di critico ha dovuto comprendere che la critica non doveva essere fatta allo spettacolo ma a noi stessi!
Emmanuele Paudice