Corriere dello Spettacolo

Fuori da venerdì 16 giugno 2023 “Non è la Rai”, il nuovo singolo di Doriah

Fuori da venerdì 16 giugno 2023 “Non è la Rai”, il nuovo singolo di Doriah in collaborazione con Freak&Chic e Giungla Dischi. Una canzone che descrive la necessità di regredire e rifugiarsi nelle proprie istanze infantili. Un viaggio tra i sogni e le paure di chi negli anni ’90 è stato bambino: Non è la Rai, l’AIDS, la chirurgia plastica di Moira Orfei…

Hai definito te stesso come “il gesto apotropaico che faresti se un dio ti dicesse che il senso della vita è che la vita non ha senso”. Ce ne parli meglio?

È la classica frase che “fa ridere ma anche riflettere”. Le religioni monoteiste per fortuna hanno i giorni contati e ci stiamo tutti chiedendo quale sarà il prossimo step. Una cosa che sta venendo prepotentemente fuori è questo sottofondo di nichilismo, questo stato di coscienza che ci mette di fronte all’infinito dell’universo, che forse non è nemmeno l’unico che esiste, e quindi ci troviamo di fronte all’infinito degli infiniti universi e la vita umana non è che un granello di sabbia che dura un attimo. Difficile dare un senso all’esistenza umana con questi presupposti, da qui il paradosso di un dio che ti dice che la vita non ha senso. La mia unica reazione? Il gesto apotropaico, cioè toccarmi i genitali e sperare ad oltranza.

Quali sono i generi e gli artisti che hanno influenzato maggiormente il tuo modo di fare musica?

Sono un ragazzo nato nell’87, cresciuto quindi negli anni ’90, la mia formazione parte dunque dal rock e dall’alternative che viene da quel periodo, amo i Nirvana ad esempio e i Verdena rimangono la mia band preferita. Ho amato molta musica italiana di quel periodo, anche i Marlene Kuntz e i CCCP sono stati un grande riferimento. Crescendo mi sono appassionato alla music pop italiana, specialmente quella d’autore, sono molto affezionato a Battiato, a Dalla e a Enzo Carella.

Che cosa ti porti dietro del tuo background siciliano?

Mi porto i pro e i contro di chi fa arte ed è cresciuto in Sicilia. Sicuramente una cosa peculiare e molto bella della cultura siciliana è il modo di fare umorismo, un modo tutto nostro, che ti mette nelle condizioni di non capire mai se stiamo dicendo sul serio o stiamo scherzando, un po’ come la via del biasimo che praticava Battiato. La parte più antipatica è un certo elitarismo, un certo snobismo. È una cosa che in parte mi fa soffrire e in parte legittimo, perché cercare di fare arte in un paesino della prov. di Agrigento, per esempio, è molto complicato e in qualche modo devi cercare di astrarti dal contesto.

Chi è l’ascoltatore ideale di “Non è la Rai”?

Ovvio che chi ha vissuto quegli anni lì, i ’90, possa capire a fondo di cosa stiamo parlando, del disagio che si prova ad essere cresciuti con quella cultura lì, con mediaset e il berlusconismo. Ma io vorrei tanto essere ascoltato dai più giovani, per cercare di fare da collante tra noi ultratrentenni dinosauri, che abbiamo visto il mondo cambiare velocemente e non ci stiamo più capendo un cazzo, e le generazioni successive, che stanno cercando di orientarsi cercando nuovi punti di riferimento in valori emergenti che si discostano energicamente dalla cultura in cui siamo stati immersi fino a poco tempo fa.

Come continuerà il tuo percorso da ora in avanti?

Non è la Rai è il quarto singolo estratto dal mio primo album come Doriah, dopo l’estate è in programma l’uscita dell’album, che spero di portare in giro dal vivo il più possibile. Nel frattempo ho già iniziato a fare un po’ di date per mettere a punto la scaletta, che comprende tutto l’album e qualcosa di nuovo.

Cassandra Enriquez

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