Corriere dello Spettacolo

A Verezzi arriva Luxuria. “28 motivi” per applaudire Quartullo e Giarrusso

 

Savona. Mercoledì 26 e giovedì 27 luglio (alle 21.30) al 57° Festival teatrale di Borgio Verezzi ci sarà “Princesa” di Fabrizio Coniglio anche regista, una pièce in prima nazionale tratta dalla vera storia di Fernanda Farias De Albuquerque. Sul palco, sotto le scene di Paola Castrignanò, Vladimir Luxuria (nella foto).

Spiega Coniglio: “Princesa è un ragazzino che non si riconosce nel suo corpo, e fin dalla piccola età vuole essere una ragazza. Si trucca, gioca con le bambole, desidera disperatamente essere altro”. E ancora: “Ognuno di noi nella vita ricerca la propria realizzazione, la buona riuscita del proprio demone, come dicono i greci” perché infatti “lo scopo della nostra vita è la ‘eudaimonia’”, cioè realizzare “il nostro demone, la nostra virtù, la nostra spinta vitale”.

Ambientazione in un carcere e copione tratto da lettere autentiche, nonché testimonianze raccolte da Coniglio, con i sogni e le malinconie della protagonista trans che avrà, come unico conforto, il rapporto con un vicino di cella, ergastolano sardo, con cui instaurerà “un amore platonico che la salverà dall’inferno”.

Il regista, che ha anche firmato “28 motivi per innamorarsi” di Jennifer Lane, in prima nazionale domenica 23 luglio (e sabato 22) in piazzetta Sant’Agostino, agli applausi è salito sul palco proprio per congratularsi con i protagonisti e annunciare il prossimo titolo in calendario, appunto “Princesa”, anche titolo di una famosa canzone a lei dedicata da Fabrizio De André, uno spettacolo a cui invita ad assistere “senza pregiudizi”.

Nell’attesa, possiamo parlare di quelle 28 domande lette a turno da Pino Quartullo e Roberta Giarrusso, che vestono i panni di una coppia ora in procinto di divorziare, dopo la morte per incidente d’auto del figlioletto Jacopo di 5 anni. Secondo uno studio pubblicato sul New York Times dello psicologo Arthur Aron, due persone devono sottoporsi a 36 quesiti (qui ridotti a 28) per scoprire se hanno reale chance di diventare una coppia o ritrovare il loro amore smarrito.

Ginevra accetta di reincontrare il marito Alessandro, che le ha proposto appunto di partecipare al test al quale entrambi devono rispondere a tutte le domande con sincerità, ma con sé ha anche l’opzione B, verso la quale è fortemente orientata: i documenti da firmare per la definitiva fine dell’unione, perché non può permettersi di essere felice, vorrebbe dire rompere col ricordo del bimbo; invece, soffrire per lui glielo fa sentire più vicino. Ma Alessandro non demorde e, ottimista, giocherella a inizio spettacolo con un anello: meglio metterlo sul tavolo o meglio aspettare di consegnarglielo al momento giusto? Lui l’ama ancora e ha scritto centinaia di poesie dedicate a lei, non una soltanto come credeva la donna.

Su piazzetta Sant’Agostino si riversano rabbia, dolore, rammarico, rimpianti, recriminazioni, verità mai confessate, perché le domande – e le risposte – permettono a marito e moglie di essere più trasparenti. Ma anche speranze, dichiarazioni d’amore, sogni, ricordi belli come quelli del loro primo incontro. “È un traguardo” aver messo al mondo un bimbo come Jacopo, spiega Alessandro, che però l’annienta dicendole d’aver pregato, nel tragitto verso l’ospedale, che lei almeno fosse salva (lui era convinto che nell’auto dell’incidente ci fosse anche la donna). Dio – aveva implorato – prendi quello che vuoi ma non lei, perché senza lei non saprei vivere.

Non a tutte le domande si risponde, quel che è troppo è troppo. Giarrusso passa dall’ingoiare pastiglie al pianto. E dal pianto, grazie all’whisky, alla risata. Quartullo interpreta la parte di chi è tenace e testardo come tutte le persone che hanno un obiettivo chiaro, vuole arrivare fino in fondo, ai quattro minuti in cui alla coppia è richiesto di guardarsi negli occhi. Sa di farcela o almeno ci spera. Dopo, se vorrà, potrà andarsene. Eppure, contrariamente a quel che ci si aspetterebbe, è lei che ha più aggettivi per definire l’uomo e, ancor ora, lo invita a provare a gettarsi nella mischia editoriale con le sue poesie. Per entrambi una recitazione senza una sbavatura (un’ora e venticinque minuti senza intervallo).

Bellissimo il momento che li vede in tuta, sdraiati a terra e schiena a schiena: complicità che sprizza da tutti i pori, il legame più solido in una coppia. E pieno di pathos il finale, con i primi versi della canzone “La voce del silenzio”, che dapprima Ginevra recita a memoria mentre poi irrompe Mina.

Scene di Coniglio, che cura anche costumi e luci; traduzione di Enrico Luttman. Il palco si presenta pieno di scatoloni, sia ancora imballati sia aperti: è il nuovo appartamento al primo piano dove ha deciso di vivere Alessandro. E dove non entrerà nulla di nuovo, nemmeno un asciugamano, tantomeno un sottobicchiere, probabilmente per convincersi che non è una situazione stabile (anche se entrambi hanno scaricato l’app di un sito d’incontri).

Applausi convinti dal pubblico.

Laura Sergi

Exit mobile version