Corriere dello Spettacolo

La splendida recitazione di Manuela Kustermann nella trasgressiva e libertina “Kiki”

 

La signorile eleganza in abito nero da gran sera, la forte personalità e la snella figura slanciata con una fatale capacità di seduzione, hanno permesso alla dinamica ed intraprendente Manuela Kustermann di calarsi da par suo nei panni d’una delle più ammirate “vedette “ del primo ventennio del Novecento nel periodo del “ cafè  chantant” e della “Belle Epoque”  con il classico “Can  Can” del cabaret, quell’Alice Prin nata nel 1901 e che nel 1922 fu riconosciuta per la sua scatenata sessualità e la prorompente bellezza estetica, ritratta dai principali artisti del momento con la pittura dal vero, come regina di Parigi. Ella fu costretta per le sue umili origini, non autenticate dal padre, ad uscire presto di casa e guadagnarsi da  vivere con mille espedienti, essendo modella, cantante ,attrice e pittrice, come risulta dal suo  particolareggiato diario da cui ha preso spunto la drammaturgia di  Consuelo Barilari, che l’ ha suddivisa in varie parti indicate dalle didascalie che comparivano in alto sul boccascena del palcoscenico a sottolineare i graduali passaggi della brava e squisita Manuela nella sua dizione, che c’ha fatto gustare i tratti esistenziali della sfrenata, dirompente, sensuale e progressivamente alcolizzata Alice che, senza le mutande come richiesto dalla pittura intima dal vero , suscitava le “pruderie” sensitive ed erotiche non solo dei pittori, ma pure dei panettieri, macellai ed anziani di Montparnasse  che la favorivano economicamente  con il necessario per la sua dispensa in cambio di furtivi e nascosti rapporti intimi. Una vita quindi che si andò presto bruciando e dissolvendo, come quella dei grandi geni e cantanti della seconda metà del XX secolo e prima parte del nuovo millennio, a partire da John Lennon ad Annie Houston, Fred Mercuri  e Maradona. Tutte queste considerazioni si possono  evincere dal “ Diario di una modella” per cui osserviamo da principio la diligente interprete, rievocatrice  della sua musa ispiratrice, battere freneticamente i tasti della macchina da scrivere, mentre sullo schermo del fondale scorrono l’immagini della caotica realtà parigina con lo sferragliare dei tram e l’assembramento dei cittadini lungo i boulevard,   quasi un’esemplare e ricca biografia della soprannominata  Kiki, che fu oggetto di contemplazione per i pennelli di coloro che  espressero la corrente del futurismo artistico accanto a quello letterario di Marinetti e del giornale della capitale transalpina “Le Figaro”. Alice fu rappresentante dei sogni di molti artisti e scrittori con la sua condotta all’indice, rivoluzionaria senza limiti e freni, sospirata e desiderata da una sequela infinita di pittori e letterati, da Modigliani a Cocteau, Soutine,  Fuiita , Man  Ray,  Hemingway , cui danno voce R. Alinghieri ,F. Matteini, Noureddine  e D.Gallerello. Nella prefazione al diario di Alice, Hemingway  invitava gli stanchi di leggere libri composti da signore a sfogliare il volume di Alice, che per un decennio dominò il bel mondo del quartiere latino di Parigi a Montmartre con Pigalle  e la Basilica del Sacro Cuore, la Piazza de Tetre con  i cavalletti dei pittori naif, con i cabaret in cui Kiki fu cantante, attrice e pittrice. Scoprendosi le spalle, nel finale dello “show” la sfolgorante Manuela,  nei panni della “soubrette” Kiki, completa il suo  delizioso omaggio ad  Alice intrattenendo gli spettatori con la sua melodica voce, rendendone anche al meglio le fattezze fisiche con lo smagliante viso ed attraente corpo che avevano contribuito a fare di lei per  un trentennio l’incontrastata “domina” di Parigi, molto vagheggiata da tutti finché una terribile patologia di ebbrezza alcolica e stupefacenti, cocaina ed eroina, appesantì notevolmente il suo corpo e purtroppo, come gli altri  precocemente autodistruttisi, se la portò via, generalmente rimpianta “coram populo “, a 52 anni nel 1953.Il testo è stato ottimamente prodotto da “Schegge del Mediterraneo, Festival dell’Eccellenza al Femminile” in collaborazione con “La Fabbrica dell’Attore” di Manuela Kustermann  al Teatro Vascello ed ha riscosso un corroborante  e franco successo di pubblico per la magistrale e suggestiva performance di Manuela, che c’ha consentito di conoscere una fascinosa donna di cultura femminile che non rientrava nelle nostre  esperienze letterarie e teatrali  galliche. Un plauso dunque alla Kustermann per la sua fattiva attività con lo spazio culturale di Monteverde dopo la morte del suo compagno Giancarlo Nanni, che continuerà dal 20 al 25 febbraio sempre con un lavoro al femminile ovvero “ Top  Girls”   di Caryl Churchill con la regia di Monica Nappo.

Giancarlo Lungarini

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