Teatro pieno e pubblico generosamente a sostegno dei quattro attori che hanno portato in scena una commedia sull’assurdo.
Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta, Roberto Fedele e Giorgio Latini si sono fatti applaudire, al termine di un atto unico che fa riflettere, oltre che ridere.
Sul palco, si vedono due improbabili ladri tentare di rapinare una banca. A causa di un imprevisto, i due complici si barricano all’interno dell’edificio, prendendo in ostaggio una cassiera e il direttore dell’istituto di credito. La situazione coatta fa da cornice ad una serie di interazioni surreali, che permettono di conoscere meglio i quattro personaggi, gradualmente, e i legami esistenti fra di loro. Nel corso della rappresentazione, si scoprirà che nulla è così come sembra, a cominciare, ad esempio, dall’ostaggio che si ribella e mostra un’indole profondamente truffaldina.
Il testo di Giorgio Latini è un centrifugato di mondi separati, almeno all’apparenza: soldi, amore, potere e libertà. In particolare, il testo pone l’accento su una libertà che manca tremendamente agli occidentali: la libertà di fallire. Più della morte, della malattia o della povertà, si è terrorizzati dal potenziale fallimento. Non si accetta l’idea di poter deludere chi ci osserva.. perché siamo costantemente osservati e giudicati. Allora, con lo scopo di allontanare il solo pensiero del fallimento, si passano meticolosamente al vaglio tutte le opzioni verificabili e le si vivono mentre le si analizzano, preferendo queste proiezioni mentali alla realtà. Si abbraccia totalmente la finzione, a danno della vita vissuta. Ecco il paradosso. Pur di non fallire, ci si racconta storie. Anche di ipotetiche rapine in banca. D’altronde, “Cosa potrebbe andare storto”, quando ce la si racconta?
M.V.S.