Umbria Jazz Festival, Perugia. Venerdì 12 luglio 2024
E’ ufficialmente iniziato “Umbria Jazz 24”. L’onore di inaugurare i concerti all’Arena Santa Giuliana di questa nuova edizione è toccato a due grandissimi nomi: Richard Galliano e Vinicio Capossela.
Considerato il vero erede spirituale di Astor Piazzolla e il numero uno mondiale della fisarmonica, il francese di origini italiane Richard Galliano è tornato a “UJ” (dove mancava dal 2005) con il progetto New York Tango Trio, accompagnato da Diego Imbert al contrabbasso e da Adrien Moignard alla chitarra. Un’ora di grandi emozioni, con momenti di intensità e lirismo ai limiti della commozione, tra omaggi a Piazzolla (Vuelvo al Sur e Oblivion, dedicata a Mario Guidi, grande manager del jazz scomparso nel 2019) e Prevert (Le foglie morte, suonata con l’accordina, una specie di armonica), oltre a composizioni proprie che variano dal tango argentino alla musette francese (Spleen, Waltz for Nicky, Giselle, Chat Pître, New York Tango, Tango pour Claude). Esprimendosi in un ottimo italiano, Galliano ha parlato brevemente dei brani proposti, ricordando anche al pubblico che il progetto del New York Trio era nato proprio in Italia una ventina d’anni fa (ne è testimonianza l’album Ruby My Dear, tratto dal memorabile concerto tenuto il 1° gennaio 2004 alla Sala dei 400 di Orvieto, in occasione di “Umbria Jazz Winter 11”). “Bis” con il brano Aurore, che nel finale si è trasformata nel coro di Hey Jude dei Beatles.
Si è fatto un po’ attendere Vinicio Capossela, salito sul palco insieme alla sua band solo intorno alle 23, ma ne è valsa la pena. Per celebrare il trentesimo anniversario dell’uscita di Camera a sud (1994), l’iconico album (il suo terzo in studio) che lo ha consacrato nel panorama del cantautorato italiano e non solo, l’artista ha deciso di riproporne i 13 brani rinfrescandoli con arrangiamenti ancora più jazz di quelli originali: una veste tagliata su misura per “Umbria Jazz”. Prima di ripercorrere insieme al pubblico le canzoni del disco, ha aperto il concerto con l’inno Abide With Me di William H. Monk, tradotto e cantato in italiano (Sopporta con me), aggiungendo poi quanto siano insopportabili questioni come gli attuali conflitti in Ucraina e Medio Oriente, e ribadendo il diritto/dovere della Musica a levare una voce di protesta e adoperarsi in favore della Pace.
Tornando a Camera a sud, citando La linea d’ombra di Joseph Conrad, Capossela ha spiegato come il disco racconti quella fase cruciale della vita in cui si passa dalla gioventù all’età delle responsabilità, e come il concetto di Tempo sia il centro tematico dell’opera. I brani, originali e sfuggenti quadretti esistenziali molto notturni, tra jazz e suggestioni sudamericane, si sono dimostrati perfetti per l’atmosfera di un festival come“UJ”. Da citare almeno Camera a Sud, Il fantasma delle tre, Amburgo, Camminante, Guiro e, naturalmente, il “tormentone” Che coss’è l’amor? In mezzo, anche qualche piacevole variazione sul tema, come Modì (la canzone dedicata a Modigliani e contenuta nell’omonimo album precedente del 1991), suonata insieme a Galliano, tornato appositamente sul palco con la sua accordina per una collaborazione inedita; o come Estate di Bruno Martino, con l’accompagnamento del sassofonista Piero Odorici, rimasto sul palco anche per Che coss’è l’amor? Ad aggiungere brio ed anima alla serata ha contribuito anche il terzo ospite d’eccezione, l’organista Teo Ciavarella. Nel finale, Capossela si è concesso un bel brindisi, anzi, due, col suo pubblico (gli “UMBRI-ACHI”, come li ha scherzosamente ribattezzati): dopo un primo “bis” con L’assente di Gilbert Becaud per ricordare lo scomparso promoter perugino Sergio Piazzoli (a cui è dedicato il concerto), il cantante è tornato una seconda volta sul palco indossando la t-shirt ufficiale di “Umbria Jazz” e chiudendo, per restare in tema alcolico, con una trascinante All’una e trentacinque circa, allungata dagli assoli finali dei vari elementi della band. Guarda caso, il concerto è finito, se non proprio all’una e trentacinque, quasi…
Francesco Vignaroli