Il 21 maggio è uscito per le etichette Rocketman Records, Gotta Gallo Records e Arrosti Records il primo album dei Poni Boi, omonimo. Si tratta di un disco veloce, fresco e suonato, dove le sonorità indie / surf e punk’n’roll disegnano quadretti al fulmicotone dal chiaro respiro internazionale. Ne abbiamo parlato con Andrea Marcellini, cantante e chitarrista della band.
https://open.spotify.com/intl-it/album/1nP3M7mroR5BdOxqDHwlYF?si=QCfetPHcSeq88c6dpbMNFA
Un titolo omonimo per un disco omonimo. Si può dire che “Poni Boi” sia il biglietto da visita dei Poni Boi, per presentare al mondo il vero e proprio sound della band?
Assolutamente sì!
Gli undici brani di “Poni Boi” si aggirano, secondo quanto avete detto, tra “punk’n’roll” e “indie/surf”. Come descrivereste questo sound a una persona che non vi ha mai ascoltati?
Bella domanda. Le canzoni sono state scritte con una chitarra acustica. Niente power chords, solo accordi aperti, barre e melodie vocali molto catchy. Ora, prendete una chitarra elettrica, aggiungete un po’ di overdrive, un pizzico di riverbero, suonate i pezzi il più forte possibile e il gioco è fatto.
C’è una canzone su questo disco che avete particolarmente nel cuore?
Le canzoni sono come i figli. Ed è impossibile amare un figlio più di un altro.
Avete ormai avuto modo di suonare dal vivo molte volte in supporto di “Poni Boi”. Quali sono i brani su cui il pubblico si scatena di più?
Domanda interessante, alla quale è difficile rispondere. Siamo sul palco a suonare e la nostra percezione di come reagisce il pubblico può essere inconsapevolmente “distorta” da ciò che stiamo provando noi durante l’esecuzione e viceversa. E viceversa ancora, in un’interazione continua. E la cosa ci piace.
Che persone sono i Poni Boi quando non sono sul palco o in uno studio di registrazione?
Persone (più o meno) normali che hanno una vita (più o meno) normale e che fanno cose (abbastanza) normali. D’altronde, nel 2024, non è “la normalità” la cosa più rock’n’roll che ci sia?
Morgana Grancia