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Festival di Venezia: Equilibrio

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Lido di Venezia, 7 settembre – Il 2021 sarà ricordato per i film scelti da Alberto Barbera per il concorso ufficiale dell’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si è conclusa oggi.
Uno dei film più significativi è stato sicuramente “La stanza accanto” di Pedro Almodóvar, che si rinnova con il suo primo lungometraggio in lingua inglese. Il film vede protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore, e segna un allontanamento dai tocchi comici che caratterizzavano i suoi precedenti lavori drammatici.
Un altro film che verrà ricordato è “Ainda estou aqui” del brasiliano Walter Salles, che affronta la questione degli scomparsi durante le dittature latinoamericane degli anni ’70, attraverso la prospettiva di una madre e dei suoi cinque figli che perdono la loro felicità con il rapimento del padre.
Tra le migliori offerte del concorso ufficiale, spicca “Maria” del cileno Pablo Larraín, che racconta gli ultimi mesi di vita del soprano Maria Callas. Questo film completa la trilogia di Larraín sulle figure femminili del XX secolo, dopo Jackie Kennedy e Lady Diana.
Il film francese “Trois amies” di Emmanuel Mouret racconta la storia di tre amici che condividono gioie, dolori e amanti. “El Jokey” dell’argentino Luis Ortega narra la curiosa storia di un fantino che cambia sesso per sfuggire ai criminali che lo vogliono uccidere. “Kjaerlighet” (Amore) del norvegese Dag Johan Haugerud esplora la ricerca della felicità, anche attraverso la pulsione di morte che si respira passo dopo passo in un contesto oncologico.
Il documentario cinese di Wang Bing, “Qing Chun (Gui)”, nonostante la sua durata eccessiva di due ore e mezza, documenta eventi accaduti più di cinque anni fa. Luca Guadagnino ha rispettato il libro di William S. Burroughs “Queer” nella sua trasposizione cinematografica, mentre Justin Kurzel ha realizzato correttamente un film d’azione con “The Order”.
Il bilancio di questa 81ª Mostra lascia molto a desiderare, nonostante la presenza di blockbuster come “Joker: Folie à deux” di Todd Phillips e “The Brutalist” di Brady Corbet, che racconta la vita dell’architetto ungherese László Tóth senza mostrare nessuna delle sue opere.
Il cinema italiano, purtroppo, ha ottenuto i risultati peggiori. Nessuno dei cinque film scelti può essere considerato meritevole di rappresentare una delle industrie più prestigiose della vecchia Europa. Per il resto, è meglio stendere un velo di silenzio.
Antonio M. Castaldo

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