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La Sirena di Posillipo di Paolo Jorio

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Il nuovo libro, o meglio la nuova “opera” letteraria di Paolo Jorio (in collaborazione con Claudia Carrescia) edita da Rizzoli è in realtà un grande affresco storico della splendida Napoli di fine ‘500. La Casa Editrice pubblica il corposo tomo di 550 fitte pagine nella collana “Historiae”, quantunque si tratti di un romanzo complesso e strutturato narrativamente che travalica o, per meglio dire, si travasa dalla storia alla letteratura e dalla letteratura tracima poi nel teatro e nella drammaturgia.

Questi passaggi da una forma all’altra, oggi si parla molto di “contaminazioni” tra generi, sono in realtà connaturati al DNA di fabbrica e alla stessa vicenda narrata. Mi spiego: da un lato Paolo Jorio è uno storico impegnatissimo sul fronte museale e della ricerca. Già fondatore del Museo del Tesoro di San Gennaro e attuale direttore dei Musei Filangieri a Napoli  e Correale a Sorrento si dedica alla narrativa sempre traendo ispirazione da vicende reali (ricordiamo il breve romanzo sull’emigrazione dal Meridione verso gli Stati Uniti  La mano nera”)  e dalla storia dell’arte  (vedi il più recente saggio-romanzo inchiesta poliziesca  Il mistero del Caravaggio perduto) . Ma d’altro lato proprio la sua “napoletanità” lo convoglia sul binario della rappresentazione teatrale e della drammaturgia. Elementi questi – l’esperienza culturale e la conoscenza storica, la fantasia e la capacità rappresentativa tipicamente napoletane,  – che toccandosi fanno scoccare la scintilla narrativa e implicano l’evoluzione in letteratura.

Descrivo in poche righe la natura dell’autore Paolo Jorio poiché è evidente che una volta data la forma della scrittura, appunto tra storia e narrativa, ecco intervenire il “contenuto”, la vicenda raccontata, a completamento del processo creativo da cui nasce anche, come nei suoi lavori precedenti,  La sirena di Posillipo. Un’opera, come dicevo all’inizio virgolettando il termine, che si può leggere certamente e con godimento come un romanzo, pur non essendo tale in ultima analisi; ma anche come un libro di storia, pur non essendo solo questo. E qui sta la sua originalità, poiché sarebbe riduttivo parlare semplicemente di “romanzo storico”, un genere di cui si hanno oggi fin troppi esempi tediosi e spesso fuorvianti. Perché fuorvianti? Semplicemente perché un romanzo nasce sempre da una finzione: ricordiamo il  rimprovero di Don Chischiotte al Barbiere che prende per vero tutto quello che legge nei libri. La stessa Storia, con la maiuscola, viene del resto, come si usa dire, sempre scritta dai vincitori. Dunque  possiamo figurarci  che cosa può succedere con la storia, usando ora la minuscola, trattata come narrazione, quindi finzione. Il limite del romanzo storico è perciò proprio il fatto che la storia chiamata in causa dalla porta principale si volatilizza dalla finestra dello scrittore che la apre alla fantasia.

Perciò ho usato l’espressione “affresco storico” a proposito dell’opera di Paolo Jorio; infatti l’abilità dell’Autore consiste nel riuscire a rappresentare un ambiente ed un periodo inserendovi una vicenda, spuntata certamente da accadimenti e figure reali, sottraendosi però al compito vero e proprio dello storico, ossia la ricerca della Verità Vera. Jorio è piuttosto alla ricerca della Bellezza: egli la cerca e la trova nelle passioni, nei colori, nei delirii, nelle note musicali e nelle voci sublimi, nel pulsare del sangue che scorre in queste pagine.

Di che cosa è fatta la letteratura? Si chiedeva Carlo Bernari nell’Incipit di un suo romanzo, per rispondersi: è fatta di Delitti. E Jorio sembra seguire questa traccia scivolando dall’apoteosi artistica del bel canto e dell’incanto alle tenebre dell’anima, al vicolo cieco e buio dostojevskjano, in un trascinamento come la “lava incandescente (immagine pleonastica e forse eccessivamente letteraria,  ma efficace delle prima frasi del romanzo)  che si tuffa sbuffando nel blu del mare di Posillipo.”

Enrico Bernard

 

Paolo Jorio
LA SIRENA DI POSILLIPO
scritto con Claudia Carrescia
Rizzoli
  1. 550 – 18,00 Euro.

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