Corriere dello Spettacolo

Il Naturalismo con la casa nel bosco e le flebili voci in “Uccellini”

 

Per la sezione teatro della rassegna RomaEuropa abbiamo visto al Vascello lo spettacolo della compagnia “La Casa Dargilla”che,avendo vinto lo scorso anno i premi UBU per la miglior regia e più encomiabile testo straniero con “Anatomia di un suicidio”,ha deciso di riaderire con un lavoro soffice, lieve, quasi inverosimile, ma con un netto e delicato argomento che ha come concetti fondamentali due tematiche chiave : il saper affrontare cristianamente la morte d’un congiunto ed il rapporto generazionale tra fratelli nell’amena pace di riposo e ritiro della modesta casetta nel bosco. Si può quindi affermare che l’ensemble del gruppo, che ha in Lisa Ferlazzo Natoli l’autrice e regista,in Alessandro Ferroni il disegnatore del suono ed in Maddalena Parise la ricercatrice ed artista, impegnandosi su scritture, drammaturgia contemporanea ed adattamenti letterari,ha progettato un copione che analizza le questioni psichiche e parentali scaturite dal passato In siffatta drammaturgia la neofita Rosalinda Conti ha immaginato una cellula domestica primaria, separatasi dai genitori con le scelte autonome necessarie ad una maggiore età, poi scindersi con forti polemiche anche tra i due ragazzi con differenti opzioni socio- economiche: Theo era andato nell’ambito boschivo del Lamone a vivere con la sorella più piccola, mentre Luka era rimasto in città con la sua fidanzata. L’amore per la Natura s’era diffuso in Theo e la sorella minore che vivevano ormai nel bosco in un’umile e modesta casa piena d’uccelli impagliati con fuori il sibilo del vento ed il lieve cinguettio degli uccelli, ognuno dei quali aveva il suo suono e con questo trillo onomatopeico s’aveva l’apertura dei singoli quadretti scenici, in cui si visionava ed osservava sinesteticamente la rarefazione dell’esistenza e del rumore di esseri umani ed animali, si notava vicino perfino un orso con l’ordire un tranello per catturarlo. Diventa quello dei due giovani un vivere spartano e privo di spunti d’interesse finché improvvisamente la fanciulla si trascura,con inettitudine non fa che rinchiudersi in se stessa ed una sera allo stremo delle forze , in questo stare tra la campagna e la città,similmente al limite “Terminus” per gli antichi Romani tra vita e morte, s’addormenta per non risvegliarsi più, forse la più bella ed indolore via d’uscita da questo mondo di cui affettivamente sappiamo per esperienza diretta e straziante sorpresa qualcosa. Ciò provoca l’arrivo dalla città di Luka con la sua compagna e la ripresa dei litigi per differente concezione vitale : piatta, tranquilla, serafica senza sussulti nel verde della selva per l’igiene della salute quella di Theo, invece attiva, intraprendente opposta l’altra di Luka che viene rimproverato per essere venuto a biasimare la perdita della cara sorellina. Intanto in codesto serrato confronto dialettico ogni passaggio è segnato dal dolce cinguettio esterno d’ un cardellino,merlo, fringuello ed assiolo con il loro tipico suono canoro. Le voci sonore immateriali e l’immagini trasognate dettate dalla coscienza in un fluido e lineare, a volte impetuoso scatto di ridestato raziocinio, sono tratti naturali e caratteristici nelle drammaturgie quasi inesistenti ed evanescenti in “Casadargilla”,emblematicamente futili come il loro nome di collettivo ed in una trama sottile nulla accade, secondo il parametro del teatro da camera di S. Beckett o del corrispondente romanzo “Anima” del franco-libanese Wajdi Mouawad in cui ciascun capitolo della discesa agli Inferi viene introdotto dalla percezione d’un animale arcaico a partire dal gatto domestico. Siffatto fantastico mondo ancestrale di voci, suoni ed immagini Alessandro Ferroni e Maddalena Parise l’hanno desunto dalla loro ricerca nella foresta del Lamone con gli alti alberi,il rumore del vento, lo stormire delle foglie ed il verso proprio di ciascun fragile uccellino, che poi è stato metaforicamente rapportato alla nostra vita che oggi c’è e domani può non sussistere più per un problema improvviso o l’imprevisto blocco cardiorespiratorio. Nel circondario del trentino non può mancare l’orso che il presidente della provincia autonoma di Trento dottor Fugatti ha detto che possono essere soppressi per scongiurare rischi alle persone ed alle loro proprietà agrarie e/o zoologiche .La fidanzata di Luka è debole, leggera come una piuma o fuscello e pare sul punto di spezzarsi come le “canne al vento” della nuorese Grazia Deledda , prima donna a vincere il Nobel in Italia; la giovane ha tra l’altro la paura degli uccelli, durante il persistente ricordare dei fratelli,il riaffiorare dei fantasmi con le ombre oscure, cinesi, che siamo stati, ora che ci turbano i morti evocati come la sorella che volontariamente s’è tolta la vita non sapendo reagire. L’Anatomia e questo stupendo lavoro di Rosalinda Conti alla sua prima nazionale hanno in comune la grave frustrazione distruttrice della passione per l’esistenza con la progressiva depressione quando non alimentiamo gli interessi culturali, la ragione ed i sentimenti, in confronto ad altri individui che vivono di meno ma più intensamente e con forti emozioni, quali le vagabonde stelle blu nane. I lacerati fratelli con il dolore per la morte della sorella ed antipatie reciproche, pensieri divergenti,amore e vincolo di sangue giunto al limite della rottura, sono stati interpretati con piena partecipazione psichica da Emiliano Masala e Francesco Villano, mentre la frastornata, incerta, timida e fuori posto Anna, che resta estranea allo scontro parentale per un bilancio di quello che è stato e ipoteticamente in futuro potrebbe ancora essere, è Petra Valentini, che dialogano intorno al tavolo della cucina come fosse un quadrato di ring della boxe disegnato da Marco Rossi e Francesca Sgariboldi. Lo spettacolo per le tematiche del lutto da incamerare e superare, la morte cui ognuno deve prepararsi perché non sappiamo né il giorno e né l’ora,l’amore per lo splendore del Creato con il suo ancestralismo panico, è stato prodotto dal Vascello in cooperazione con RomaEuropa Festival ed il Piccolo Teatro di Milano- Teatro d’Europa, tenendo avvinti gli spettatori per la carica di suspence ed emotività sprigionata per 100 minuti.

Giancarlo Lungarini

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