Amori e matrimoni di 4 generazioni in “Tribu” di Duccio Camerini

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Nella Storia antica le battaglie e le gesta eroiche venivano trasmesse oralmente dagli aedi e rapsodi che l’accompagnavano con il suono della cetra o della lira,finendo poi per essere raccolte dai grandi poeti dell’età classica come Omero ed Esiodo. La forma orale rimase nella Bibbia con i profeti, con i vaticini e gli oracoli del pantheon pagano, per finire con i bardi , i poeti di corte nel mondo anglosassone e con i giullari di corte presso i signori medievali. Quando nella seconda metà del Cinquecento cominciarono a circolare i copioni con i canovacci delle trame sparirono le maschere della Commedia dell’Arte e nacque il teatro moderno dei tipi, personaggi e caratteri, con le tecniche di rappresentazione che andarono sviluppandosi e distinguendosi tra loro, alla maniera del genere da camera e poi nell’Ottocento si tornò man mano alla tradizione della divulgazione orale con il passaggio delle notizie di bocca in bocca, nascendo il pettegolezzo tipico delle “ vecchie comari di Windsor” ed il racconto narrativo progressivo d’ ‘intrattenimento con il “passa parola”, come raccomandano oggi gli attori in teatro, pregando altresì di pensare solamente a sé, nel caso non sia piaciuto lo spettacolo, in modo che le “fregature” vengano prese pure dagli altri per l’adagio” mal

comune mezzo gaudio” . Appunto a tale maniera di portare in scena i suoi lavori s’è ispirato il teorico e padre di questa ripresa rappresentativa nel secondo Novecento Duccio Camerini, che fino a domenica 10 dicembre replica al Sette vicino a Piazza Salerno ed a Viale Regina Margherita il suo ultimo lavoro “Tabù” che inquadra nel contesto del ventesimo secolo a partire dalla Grande Guerra. Ne risulta una somma epopea araldica che nasce dall’incontro tra il falegname Geronimo operaio d’ una famiglia aristocratica e della loro figliola adottiva Teresa , discendente in realtà da una loro domestica e di lei s’invaghisce proprio Geronimo, incarnato come avo e progenitore nell’albero araldico, simile all’arbusto di Gesù di cui noi siamo i rami e tralci che devono portare frutto altrimenti verranno tagliati e bruciati con la zizzania nella pula, con la magistrale ed ironica, sarcastica, recitazione da Duccio;egli è sicuro di sé e spara al fratello colpendolo al ginocchio ed impedendogli così d’andare in guerra. Dalla loro passionale ed intensa relazione amorosa nasce Vittorio che, nonostante una certa ingenuità e timidezza rispetto ai genitori, si lascia sedurre dall’intrepida ed affascinante sicura di sé Mila, che resta incinta due volte : prima del piccolo Mario che vive pochi anni ed è il rimpianto della madre, mostrando il senso della maternità più sentito e diffuso di oggi con un indice di bassa natalità malgrado gli incentivi sociali della Meloni ;poi abbiamo Ester che, curandola poco la madre che sente il rimpianto nostalgico del figlio perso,cresce sbarazzina, trasgressiva e con una tendenza empatica e sensuale all’ identità di genere con l’amica di giochi Fulvia; lei è il frutto della rinascita della voglia di campare del 1948 con l’avvento al potere della Democrazia Cristiana e De Gasperi, con l’istituzione degli organismi internazionali della NATO e dell’ONU. Espressione emblematica della sua condotta stravagante ed estemporanea, del carattere sbarazzino, è il suo muoversi allegro e scanzonato di corsa nella platea, senza la quarta parete” pirandelliana, tuttavia non si fa scappare l’occasione propizia di godersi il piacere del sesso con l’estasi erotica con l’impiegato Ruggero in grigio scuro con borsa da ufficio, essendosi ormai esaurito il settore e periodo primario dell’economia agraria, passando invece, con una veloce evoluzione, dopo il conflitto mondiale e l’arrivo nell’estate del’43 con lo sbarco in Sicilia degli Americani, l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre e la risalita della penisola con la “linea Gustav” fino alla liberazione di Roma del 4 giugno ’44 con caramelle, cioccolata e carne in scatola, al secondario dell’industria e terziario dei servizi con i ministeri a Roma. Nel ’69 con lo sbarco di Armstrong sul nostro satellite e le telecronache di Tito Stagno e “qui New York” ovvero Ruggero Orlando, che ebbero una breve disputa dialettica sul momento esatto dell’allunaggio, venne al mondo pertanto Roberto giovane come tanti delle nuove leve con principi etici meno saldi ed elevati rispetto ai propri antenati e con confusi progetti esistenziali, per parecchi di loro senza sbocchi gratificanti e remunerativi. Con lui si chiude la circonferenza storica del ventesimo secolo, dato che era stato lui, sistemandosi in platea con una sedia vicino alla prima fila, a stuzzicare ludicamente con schermaglie verbali la curiosità degli spettatori e dare inizio con un “flash- back” a 360 gradi alla narrazione intensa dei differenti personaggi e rapporti sentimentali, in cui i soggetti sovente tengono monologhi o s’incontrano fortuitamente, per caso per lo più, senza rendersi conto di essere parenti,.Un plauso va comunque all’intera compagnia che, perfettamente guidata dal perfetto e sarcastico,istrionico ed impetuoso, Duccio Camerini,s’è brillantemente messa in risalto con un serrato dialogo sinergico ed interattivo con cui ognuno ha fatto in maniera chiara, lucida e perspicace cogliere la sua singola personalità. La formazione degli attori era composta da :A. Bisogna,A. D’Alessio,F. Macchiusi,M. Menga, M. Petronzi e Leonardo Zanna, che si sono mossi in una scena piena di casse di legno necessarie per i lavori del capostipite della genealogia araldica Geronimo. La “sit- com” sarà in replica fino al 10 al Sette diretto da Michele La Ginestra, di cui sarà possibile assistere alla sfiziosa trama “ 24 ore” scritta con S. Bennicelli dal 12 all’8 dicembre con protagonista prioritario l’inossidabile Sergio Zecca.

Giancarlo Lungarini

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