Il piacere della ritrovata sessualità in “Donne in pericolo”

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Anticamente nella mitologia c’era un’etnia guerriera al femminile che combatteva per spirito di conquista contro gli altri popoli tra cui i Greci,guidata dalla famosa regina Pentesilea madre di Ippolito devoto alla dea della caccia Diana e che la regina Fedra , seconda moglie di Teseo , invaghitasi di lui e respinta accusò ingiustamente davanti al padre Teseo, quello del mitico labirinto di Creta con Arianna ed il Minotauro, d’averla sedotta e posseduta , per cui arrivò la vendetta divina con i cavalli marini del dio Nettuno fratello di Teseo. Queste donne che si tagliavano volontariamente il seno per combattere meglio erano le Amazzoni e furono sconfitte dal valoroso Agamennone, che poi avrebbe ucciso anche Ettore nel famoso duello finale della guerra di Troia e litigato con il re Agamennone per il bottino di guerra, tra cui la schiava Braside. Da allora tale spirito di unione muliebre rimase nella civiltà sociale , nonostante Aristotele parlasse d’inferiorità riproduttiva con il seme dell’uomo, restando fuori pure dal mondo teatrale fino al “Globe Theatre” del’500 a Londra per la loro dignità, finché il sovrano inglese non riconobbe il trucco della donna vestita da uomo e con Shakespeare concesse loro di recitare con uguale onore, ribadito dai tre principi della rivoluzione francese. Nel Novecento codesta forza morale di gruppo venne attuata per rivendicare la parità dei diritti con la votazione italiana del 1946 documentata nel film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e nel movimento femminista del 1968 per cui “l’organo femminile è mio e me lo gestisco io”, in contrapposizione al patriarcato maschile e venne successivamente cancellato il delitto d’onore nel Codice Penale ed inserito il reato contro la persona, tanto che oggi esiste il ministero della dignità e pari opportunità retto dalla sonoramente discussa e criticata onorevole Roccella con l’ultimo episodio della Fiera del Libro a Torino, dove non ha potuto parlare, evento increscioso condannato pure dal presidente Mattarella. Codesti principi ed argomenti fondamentali sono alla base del copione comico e di profondo spessore sociale “Donne in pericolo” composto dalla scrittrice Wendy MacLeod nata in America nel 1959, con una doviziosa produzione bibliografica, centrato sulla comunanza di spiriti e desiderio sessuale di tre donne di mezz’età, Mary , Jo e Liz, che aspirano a ritrovare la loro femminilità con una forte sessualità. Il soggetto teatrale è affidato a tre bellissime donne quali : Vittoria Belvedere, Benedicta Boccoli e Debora Caprioglio, che nei loro rispettivi ruoli vengono messe in allarme dalla notizia appresa dai mezzi di comunicazione che c’è in giro un responsabile criminale che va eliminando le appartenenti al gentil sesso, come il triplice assassino di Prati a Roma per cui si sta svolgendo il processo in Corte d’Assise ed il “serial killer” Donato Bilancia autore di ingente strage del genere di Eva tra la Liguria e la Lombardia. Liz interpretata dalla dinamica e vulcanica Vittoria Belvedere, reduce da un difficile divorzio, “a mezzo del cammin di nostra vita “ trova un nuovo cuore che pulsa per lei e le restituisce la consapevolezza di avere ancora una femminilità da spendere , in quanto “Non è mai troppo tardi”, ma la sua felicità, che sprizza da tutti i pori, compromette il suo rapporto con le amiche che diventano sospettose, gelose e preoccupate che possa essersi cacciata nei guai con imprevedibili rischi esistenziali. La commedia è frizzante e divertente con improvvisi colpi di scena e gag a ripetizione in crescendo , non avvertendo se l’omicida assassina dipenda dall’avversione genealogica di genere,oppure da uno choc infantile per carenza affettiva o ripercussione di violenze subite. Nella casa v’è un incessante via vai di superficiali e strani poliziotti che inseguono invano il pericoloso lestofante, come nella trasmissione femminile “Amore criminale – Storie di femminicidio” presentata da Veronica Pivetti, come nel recente passato. C’è poi un avventore occasionale giovane spregiudicato che irretisce una delle due casalinghe, con cui consuma un eccitante ed impetuoso amplesso nella credenza della cucina con sensuali gridolini altisonanti e piccanti per la goduria dei sensi elevata,mentre di lui s’innamora la giovane Amanda in preda alla sessualità dei primi aneliti corretti da “Teen ager”, mostrando la florida freschezza delle proprie fattezze fisiche. S’innescano sospetti, inganni, tranelli , panico, frecciate e colpi bassi reciproci con donne determinate ai loro scopi, comunanza d’intenti e pensieri con un vero spirito di squadra, tanto che quando alla fine Liz chiede aiuto intervengono di corsa i personaggi incarnati dalla Boccoli e Caprioglio in suo soccorso. La speranza di una riscoperta attrazione sessuale pervade tutte le donne , la fiducia in sé è l’ultima a morire, per cui v’è la volontà d’una piena, ricca e soddisfacente vita erotica e sentimentale fino alla cessazione dell’ossigeno, che ci tiene in piedi con la morte cerebrale. Naturalmente, come avviene per Liz, questa nuova esperienza gioiosa rompe il clan,diminuisce il tempo dell’ esperienze e vicende, scelte, vissute insieme, ci s’isola nel proprio edulcorato legame relazionale. Pertanto gli uomini, secondo la tendenza d’una moderna psicologia, dovrebbe conquistare le sue amiche prima di sedurre con le sue promesse la prediletta partner. Tra i protagonisti della pièce vi sono in secondo piano pure Beatrice Coppolino nei panni della funambolica ed istrionica Amanda, Francesco Scimemi e Claudio Cammisa nelle funzioni del gendarme e dell’imperterrito spasimante. La misurata ed allegra regia, che vuol far emergere dal sarcasmo e dall’umoristica ironia di scena la didascalica avvertenza di stare in guardia dai pericoli notturni ed approssimative, insicure e sovente conoscenze ingannevoli e fraudolente sui “mass media e social”, il bisogno di poter contare su amiche con cui confidarsi ed invocare in soccorso, è firmata da Enrico Maria Lamanna, di sempre più competente saggezza nella realizzazione di questo genere di commedie ed opere teatrali. Lo spettacolo sarà in programmazione al Manzoni fino al 24 novembre.

Giancarlo Lungarini

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