Al Teatro Ivo Chiesa di Genova, dal 14 al 17 novembre 2024
Dove finisce il buio? Se lo chiede Winston Smith, protagonista del capolavoro orwelliano “1984” portato in scena con la regia di Giancarlo Nicoletti al Teatro Ivo Chiesa di Genova, se lo chiede spesso. Winston sente che deve esserci qualcosa, al di là del velo oscuro di menzogne e ipocrisia della società che lo circonda, al di là dell’oscurità di una neo-lingua depotenziata e levigata al punto da non permettergli di trovare le parole per esprimere la propria inquietudine.
Dove finisce il buio? Forse, prova ad annotare Winston sul diario che la polizia mentale non dovrà mai scoprire, forse finisce là dove due più due fa sempre quattro. Finisce sulla soglia di una verità che, se le circostanze lo richiedono, non ha timore di mostrarsi oggettiva; nella sincerità di uno sguardo che sa affrontare la realtà, e non ha bisogno di distorcerla.
Siamo nel 1984… o forse no? Forse quel buio ha ancora bisogno di trovare una fine, anche nel tempo, e ci striscia accanto, silenzioso. Oggi come ieri, come domani, un individuo si confronta col potere, cercando di farsi scudo della verità dei fatti. Cercando di trovare almeno nell’amore, e con l’amore, quelle risposte che alla mente sfuggono, quelle parole che la neo-lingua ha cancellato.
L’amore come via di fuga, perché di parole non ha bisogno, perché non è un pensiero ma un incontro: per Winston, l’incontro con Julia. Julia che prima di lui ha dissimulato la propria ribellione, meno cerebrale e più spontanea, alle logiche di un potere asettico, spietato: il potere incarnato da O’ Brien, funzionario d’alto rango, incarnazione dell’ortodossia, che nell’ombra, nel buio, tesse la sua tela.
Grazie all’ottima interpretazione degli attori (su tutti i tre protagonisti Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri, rispettivamente nel ruolo di Julia, O’Brien e Winston) e a un sapiente uso di luci e sonoro, il ritmo della narrazione è incessante e sicuro, accompagnando gli spettatori alla scoperta di un finale inevitabile eppure, a uno sguardo più attento, sorprendente.
E quindi, infine, dove finisce il buio? Se ci sforziamo di leggere tra le righe di questa modernissima rilettura di Orwell, potremmo trovarci a concludere che il buio può finire soltanto qui e ora, se prendendone coscienza smettiamo di esserne vittime e lo osserviamo con ironia, dismettendo i panni di ogni conformismo per indossare quelli dell’umanità. Finisce là dove il presente non è riscrittura del passato né ipoteca sul futuro, ma continua scoperta. Là dove si comprende e non si giudica, dove ciò che accade oggi non si vuole calco di ieri né preludio di domani ma, semplicemente, realtà.
Damiano Verda