Notice: A non well formed numeric value encountered in /web/htdocs/www.corrieredellospettacolo.net/home/wp-content/plugins/td-social-counter/shortcode/td_block_social_counter.php on line 1176

Disponibile da venerdì 8 novembre 2024 “Per farmi coraggio mi sono buttato dal piano terra”

Data:

Disponibile da venerdì 8 novembre 2024 (in distribuzione Believe) “Per farmi coraggio mi sono buttato dal piano terra”, EP di debutto della band triestina Katana Koala Kiwi, già segnalati nella playlist “Rock Italia” e “Math Rock” di Spotify Italia.

Questo disco è una raccolta eterogenea di brani scritti e arrangiati in momenti diversi che racconta il primo periodo del gruppo e la sua evoluzione. I sei pezzi esplorano alcuni aspetti dello stesso tema: il rapporto con gli altri e come questo si rifletta nel rapporto con sé stessi. I testi sono spesso ispirati da episodi di vita quotidiana, difficoltà che a volte sembrano insignificanti e altre soverchianti come accettare compromessi, superare un trauma o semplicemente mettersi in discussione. Allo stesso modo, le sonorità riprendono quelle post rock e midwest emo, arricchite da influenze che spaziano dal noise, al math rock, al samba.

Ne abbiamo parlato proprio con loro, partendo proprio dal questo titolo che ci ha tirato fuori un sorriso amaro. Ecco di cosa si tratta!

A cosa fa riferimento il titolo del vostro disco di debutto “Per farmi coraggio mi sono buttato dal piano terra”? Ed è davvero il vostro primo EP?

Ale: Il titolo è qualcosa che mi porto scritto dentro. È in parte autobiografico, in parte un memento costante. Sicuramente è il nostro primo EP con Gibbo. E sicuramente posso assicurarvi che non sarà l’ultimo.

Leggiamo che questo disco è composto da brani che fanno riferimento però a periodi diversi del vostro percorso musicale? Avete voglia di raccontarceli?

Pietro: Il gruppo nella sua formazione attuale esiste da due anni ma nei cinque anni precedenti ha assunto molte forme e sperimentato sonorità diverse. I brani dell’EP sono nati lungo questo percorso, in momenti anche lontani tra loro, ma due anni fa quando abbiamo deciso di registrarli li abbiamo arrangiati in modo che rappresentassero quello che eravamo, cercando di dare al lavoro una sua coerenza. Penso che l’EP dia un’ottima panoramica su diverse delle nostre fasi e influenze musicali e rappresenti anche un po’la chiusura di quel cerchio. Ora ci stiamo nuovamente muovendo verso altri orizzonti.

Ale: Ascoltiamo tantissima musica; qualcuno potrebbe definirci dei veri e propri nerd. Penso sia normale che dunque nella nostra musica ci siano molte influenze, a volte anche concettualmente molto diverse tra loro.

E ai vostri ascoltatori, a quelli che si trovano ad avere a che fare con quelle difficoltà quotidiane di cui parlate, che cosa consigliereste?

Pietro: Non mi sento nella posizione di dare consigli, noi facciamo musica perché fa stare bene prima di tutto noi stessi. In generale penso che sia una bella sensazione ritrovarsi in una visione del mondo fornita da qualcun altro e che la musica sia un ottimo modo per veicolarla.

Ale: Di non mollare. Di cercare conforto e confronto con le persone che le circondano. È giusto e sano imparare a stare soli e stare bene soli; ma è altrettanto giusto e importante condividere questo benessere. Happiness is real only when shared.

Morgana Grancia

 

 

 

 

  1. E quali ascolti musicali, soprattutto?

 

Pietro: Troppi, veramente troppi. Oggi potrei dirti Björk, Mogwai e Ichiko Aoba.

 

Andre: Se dovessi scegliere al momento direi Irossa, Marco Castello e Fontaines DC. Giusto perché è ciò che sto ascoltando ogni giorno.

 

Ale: Questo venerdì mi sento di dire Frank Ocean, Suichu Spica e Show me the Body.

 

  1. La musica e fare musica è per voi anche terapeutico? In che modo?

 

Pietro: Assolutamente sì, ma è molto difficile da spiegare il come. È il modo più fedele ed efficace che conosco per esprimere quello che provo.

 

Andrea: Le prove assieme, oltre che una buona abitudine, sono un momento per ritrovarsi, stare bene assieme tra persone che si vogliono bene. Assolutamente terapeutico.

 

Ale: Sempre e comunque. Suonare è uno dei miei modi preferiti per passare il tempo. Per me fare musica invece è spesso un’urgenza. Quando non avrò più nulla da dire, probabilmente suonerò e basta.

 

  1. E ora che avete pubblicato questo disco, come state?

 

Pietro: Molto bene. Non vediamo l’ora di farvelo sentire dal vivo.

 

Andre: Magnificamente. Il compimento di un lavoro iniziato anni fa che era giusto trovasse la sua ciliegina sulla torta.

 

Ale: Come disse Kobe: “Job’s not finished”. Vi aspettiamo sotto il palco <3

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati