Corriere dello Spettacolo

La valorosa biografia di A. Nakache con l’eleganza di Bova al Parioli

Il recente accordo di due mesi sul cessate il fuoco sulla striscia di Gaza tra Ebrei ed i gruppi terroristi di Hamas ed Hezbollah con la liberazione dei prigionieri semiti e l’opportunità per il confine della Cisgiordania di tornare ad una vita serena cominciando l’opera di ricostruzione, c’ha riportato alla mente la liberazione dei prigionieri ebrei e delle minoranze etniche dai campi di sterminio di Auschwitz, Birkenau, Dachau, Treblinka, Teresin e Bergen Belsen a partire da quello vicino a Cracovia dove i russi arrivarono il 27 gennaio del 1945.Qui molti erano stati bruciati forni crematori, avvelenati sotto le docce con il gas nervino,appesi a terribili ganci di ferro quasi fossero maiali o prosciutti, soltanto pochi ridotti a scheletri con pelle ed ossa riuscirono a salvarsi e tra questi il nuotatore ebreo Alfred Nakache di nazionalità francese,detentore del record mondiale dei duecento farfalla ed identificato con il numero 172763, fuggito da Marsiglia quando nel 1940 era stata occupata dalla repubblica collaborazionista di Vichy del Maresciallo Petain e costretto quindi a fuggire a Tolosa ricevuto dal Club Natatorio della città in cui i nazionalisti del generale De Gaulle conducevano una ferrea resistenza non volendo darsi per vinti, come i partigiani italiani dopo l’armistizio di Cassibile l’8 settembre del 1943.Egli , abituato agli sforzi ed ai sacrifici della sua carriera,allenò i propri muscoli con un secchio d’abbandonato accanto alla capanna in cui era detenuto per farsi trovare pronto nel caso il suo ardimento e la speranza di riconquistare la libertà,che tenne in vita anche 16 italiani testimoni autentici delle sofferenze indicibili nei lager,”ultima dea mori” avesse avuto successo. Questa caparbia determinazione , l’amore per la sua diletta consorte e la piccola bambina, gli consentirono di salvarsi come documenta la sua appassionata biografia redatta con stile emotivo,dignitoso ed amena spiritualità dallo psichiatra austriaco Viktor Frankl,che illustrò le terribili patologie dei reclusi ed insegnò loro a sopportarle con strenua ed indomita fierezza. Da codeste risapute tragiche vicende umane contenute nel libro “ Uno psicologo nei lager” di Frankl appunto l’astro nascente e già teatralmente affermato di Luca De Bei ha ricavato questa commovente e struggente “mice in space” con due leggii a simbolizzare i due internati che , grazie alla vittoria degli Alleati, con la loro resistenza morale, audace spirito di sopportazione e forte fibra corporale furono in grado di far fronte all’immane genocidio, alla sterminata “shoah” ed all’efferato “progrom”. Non persero la dignità umana, non s’abbrutirono nei “lager” di concentramento e di sterminio,per cui poi si riscattarono, con il trionfo della palingenesi del mondo, con il rinnovamento nel cosmopolitismo della fratellanza e del rispetto dell’altro, auguratosi già da Italo Svevo nel suo capolavoro “La Coscienza di Zeno”, permisero a Nakache di riprendere la sua attività sportiva e conseguire 5 medaglie d’oro con pari titoli mondiali nella seconda Olimpiade di Londra del 1948;la capitale d’oltre Manica è l’unica metropoli in cui si sono svolte ben tre olimpiadi estive e precisamente : nel 1908, nel 1948 ed infine nel ventunesimo secolo nel 2012.

L’interprete della figura di Alfred Nakache non poteva essere che Raoul Bova al Parioli in quanto fisicamente con un corpo aerobico ben palestrato e l’ex sua passione natatoria praticata a lungo è assai credibile nei panni del soggetto chiave e la sua fine, lucida, persuasiva e concentrata lettura, perfettamente scandita, ha gratificato il pubblico, che ha gustato la pièce con una totale e silenziosa partecipazione alla storia narrata. L’indimenticabile esempio di saldezza neurologica, spirito cristiano fiducioso nell’avvenire e prestante tipologia atletica che non si lascia stroncare dall’accanimento persecutorio dei diavoli nazisti, ci spinge al paragone con l’atleta olimpico americano Jessie Owens che sulla pista di Berlino nel 1936 polverizzo l’aspirazioni degli atleti di casa, di cui il regime del Fuhrer voleva farsi un vanto da porsi all’occhiello come primazia sportiva della classe ariana, per cui l’imbianchino di Linz, che poi avrebbe fatto l’annessione dell’Austria nel 1938, rimase esterefatto e tramortito come una grave ferita personale al suo orgoglio, segno di quello che sarebbe poi accaduto nedl 1945.Lo psichiatra dalla sua meticolosa osservazione di quanto accadeva nei campi di sterminio dal”42 in poi con la soluzione Heichmann0, che fu successivamente processato a Gerusalemme ed impiccato,sostenne che la pace rinata si fondava sulla rivitalizzata libertà,umana dignità e sentimento di fratellanza,amore sociale e fraterno per cui bisogna condannare le guerre e confidare, come religiosamente sappiamo, nella speranza delle coscienze responsabili. In conclusione siffatte due figure di sportivo e cattedratico di particolare specializzazione scientifica ci ammoniscono che con una ferrea disciplina di sopportazione, il coraggio ed entusiasmo d’una reattiva volontà, tutto è a portata di mano, pur con qualche paura e spavento. Il regista con una lezione di divulgazione storico – psicologica proprio questo ci vuole trasmettere, alla maniera di quanto è capitato agli ebrei sequestrati dai gruppi rivoluzionari armati; dal numero dei rilasciati ci formeremo un’idea sul loro spirito di reazione ed adattamento in vista della sperata soluzione positiva, sollecitata dai patrioti di David manifestanti a più riprese davanti alla casa del Primo ministro Nethaniau, raggiunto dal mandato di cattura internazionale del Tribunale Internazionale dell’Aja, che Russia, Cina, India ed Israele non riconoscono, com’è stato per Putin che sta attendendo l’insediamento di Trump del 20 gennaio per trattare con lui la pace in Israele, alla stregua degli Arabi che esigono un’equa ripartizione per i territori della Palestina, che l’amministrazione britannica non fece nel 1946 al pari dl Kashmir tra India e Pakistan. Lo spettacolo sarà in programmazione al Parioli – Costanzo di via G. Borsi fino all’8 dicembre.

Giancarlo Lungarini

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