Per due sole sere, purtroppo, è andato in scena al Teatro Arcimboldi di Milano il galà di danza Les Étoiles, diretto da Daniele Cipriani, che vede riunite stelle del balletto provenienti dai maggiori teatri del mondo, toccando livelli raramente conosciuti nel mondo della danza.
Il programma si apre con Diamonds di George Balanchine, parte del suo Jewels: si parte subito al top, con Polina Semionova e Martin ten Kortenaar, entrambi dallo Staatsballet di Berlino. Cosa si può dire se non che siamo davanti alla perfezione? L’artista russa, ex Bolshoij, da anni ormai incanta le platee di tutto il mondo con la sua tecnica fortissima unita alla dolcezza della sua qualità di movimento. Non entusiasma moltissimo il Pas de Deux del II Atto de La Bayadère di Marius Petipa con Maia Makhateli e Victor Caixeta dall’Het National Ballet di Amsterdam: la georgiana non sbaglia ma non trasmette nemmeno molto.
Finalmente entra in scena un’altra attesissima star della serata: Daniil Simkin. Russo, o meglio, siberiano di nascita, tedesco di educazione, figlio d’arte (il padre Dmitrij e la madre Olga Alexsandrova erano danzatori del Bolshoij), étoile dell’American Ballet Theatre di New York per cui danza dal 2008, definito l’erede di Baryshnikov per la somiglianza fisica e la sua tecnica incredibile, fatta di virtuosismi mozzafiato, pirouéttes interminabili, sautés unici per la magica sospensione in aria e con l’asse spostato in diagonale. Qui in Pacopepepluto di Alejandro Cerrudo non danza, vola, ed è uno dei rari di scuola russa che interpreta in maniera incredibilmente convincente, simpatico ed accattivante.
Il programma stacca per passare a Simone Repele e Sasha Riva, con il loro I’m On Your Side: già abbastanza conosciuti nel mondo della danza contemporanea, sono indiscutibilmente bravi ma, visto un loro pezzo, visti tutti. La sintonia tra i due è evidente, la coreografia frizzante e dinamica, i costumi inguardabili. Si torna poi al classico con il Pas de Deux del Cigno Nero da Il Lago dei Cigni di Marius Petipa: Catherine Hurlin dall’American Ballet Theatre è una bellissima scoperta. Accompagnata da Alessandro Frola, parmense in forze all’Hamburg Ballet, è un cigno incredibilmente forte e sfrontato, come è giusto che sia: la genetica conta, essendo figlia di una danzatrice della Paul Taylor Dance Company, newyorkese DOC, si muove nei panni, letteralmente, del Cigno Nero, firmati da Roberto Capucci, ma senza piume in testa, da far impallidire.
Chiude la prima parte un altro pezzo straordinario, Le Parc di Angelin Preljocaj, con due interpreti altrettanto straordinari: Eleonora Abbagnato e Mathieu Ganio. Difficile trovare qualcosa da dire, se non che siamo di fronte a perfezione, bravura, tecnica, bellezza. La nostra étoile palermitana, per ben otto anni con quel titolo all’Opéra di Parigi, ora Direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma, è perfettamente a suo agio sui passi del coreografo franco-albanese: leggera, sembra trasparente, bellissima, guidata in maniera impeccabile da Mathieu Ganio, altra étoile dell’Opéra. Sempre perché buon sangue non mente, super figlio d’arte: Dominique Khalfouni e Denys Ganio, ex-étoiles del Ballet National de Marseille Roland Petit, ha ereditato il meglio dei due. Tipico danseur noble, bello come il sole, elegante, tecnicamente perfetto, chi non vorrebbe essere la sua partner, anche solo per accompagnarlo a fare la spesa?
Si riprende con due giovani italiani in forza allo Stuttgart Ballet, Matteo Miccini ed Edoardo Sartori, qui in Formoria di Vittoria Girelli, un duo maschile abbastanza tradizionale nell’ambito del contemporaneo, ma eseguito molto bene dai due. Più tradizionale Spring and Fall di John Neumeier con Madoka Sugai dall’Hamburg Ballet ed Alessandro Frola, virtuosismo all’ennesima potenza, come per il Tschaikovsky Pas de Deux con Maia Makhateli e Victor Caixeta. Simone Repele e Sasha Riva tornano con Eyes Open / Shut Your Eyes di Marco Goecke: anche se non è coreografia loro, lo sembra, molto simile al pezzo precedente.
Serata Cigno mood per Catherine Hurlin, che dopo il Cigno Nero danza La Mors du Cygne di Mikhail Fokine. Da iena scatenata come Nero, ad eterea, impalpabile, praticamente una nuvola nelle Morte, che ha reso immortali tante danzatrici, ad iniziare da Maya Plissetskaya. Bellissimo On The Nature of Daylight di David Dawson ed interpretato magistralmente da Polina Semionova e Martin ten Kortenaar, una coreografia neoclassica dove Polina è, come sempre, di una bellezza rara.
Chiude un classico dei classici, il Pas de Deux del II Atto di Don Chisciotte, con Madoka Sugai e Daniil Simkin. Difficile descrivere cosa riesce a fare l’artista siberiano in pochi minuti di tecnica pura. Praticamente non tocca terra, vola, con evoluzioni incredibili, oltre ad un’interpretazione simpatica e convincente. In un susseguirsi di complicanze tecniche non da poco, riesce anche, nel mentre, a prendere, lanciare e recuperare qua e là la giapponesina tutto pepe. Sembra proprio di rivedere Misha!
Assente per problemi familiari Sergio Bernal, il Bolle spagnolo, che avrebbe dovuto far parte della squadra delle stelle: tutti i danzatori in scena hanno dimostrato che la perfezione esiste, nemmeno la più piccola sbavatura, un’enciclopedia della tecnica in carne (poca) ed ossa. Decisamente da non perdere le prossime date!
Chiara Pedretti