Lite tra parentesi e le meravigliose aurore boreali in “Lapponia”

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Passato il mese dei morti, siamo entrati nell’ultimo poeriodo dell’anno con l’Avvento e la nascita del Redentore nella capanna di Betlemme, anticipato dazi Profeti nel Vecchio Testamento ed annunciato dagli Angeli il lieto evento ai Pastori. Codesta festa del Salvatore che c’ha redento e riaperto le porte del Paradiso, viene a coincidere con le figure profane e leggendarie di Babbo Natale con il bellissimo abito rosso e barba bianca al Nord dell’Europa, ma festeggiato pure da noi, in quanto veniva dall’Oriente e sbarcò a Bari dov’è sepolto. Si fa combaciare con i doni per i bambini dell’ elementari che credono in lui e che i genitori promettono a condizione che i ragazzi si comportino bene e scrivano una letterina con la richiesta a Santa Clouse di quello che vorrebbero, mentre a casa da domenica festa dell’Immacolata si fa l’Albero di Natale che consiste in un abete di quelle terre settentrionali nella Finlandia ove d’inverno o d’estate la notte o il sole non vengono mai meno. A fare coppia con Babbo Natale è stata creata la figura femminile della Befana , che invece corrisponde all’arrivo dei Magi orientali guidati dalla Stella Cometa alla capanna della natalità di Cristo, creata con personaggi viventi da San Francesco a Greccio nel 1223.A codeste simboliche tipologie e motivazioni di premio per i ragazzi della scuola primaria gli autori spagnolo e latino americano Marc Angelet e Cristina Clemente hanno impostato il lavoro comico, ma profondamente didascalico, “Lapponia” in cui s’immagina che due sorelle Monica e Silvia diano una formazione differente ai rispettivi figli Giuliano ed Ania, vivendo l’una in Italia e l’altra in Finlandia, sposata la prima con lo spagnolo Ramon e la seconda con lo scandinavo Olavi. L’adattamento del testo in italiano è stato di Pino Tierno, mentre la regia è curata da Ferdinando Ceriani che ha affidato la parte di protagonisti alla coppia formata nella nostra nazione dalla bionda ed aggressiva , polemica, Miriam Mesturino che biasima tenacemente la verità detta dalla cuginetta Ania al dinamico e curioso Giuliano cui il maestro non ha detto ancora la verità laica , rispetto a quella religiosa natalizia con la V maiuscola. Silvia invece per lavoro s’è stabilita in Finlandia ed è impersonata da Francesca Chinaglia che timidamente tiene a distanza Monica per il sapere dato a Giuliano, ma il marito la comanda diversamente da quello che fa Monica con il loquace Ramon , il brioso e vulcanico Sergio Muniz,che si dispiace che la festosa serata di familiare rimpatriata, serena e tollerante affettuosità, scambio di riflessioni ed idee,civile convivenza sia stata rovinata dall’imprudenza invasiva della ragazzina. Olavi è il tipico flemmatico finlandese che vive appunto a Rovaniemi , vicino alla casa di Babbo Natale, dove si allevano le renne e le alci che danno una carne saporita ed un latte nutriente ricco di calorie. Olavi ama talmente gli animali che a Siena non ha voluto osservare la corsa del Palio con tre giri della Piazza a luglio ed a San Rocco, rischiando delle pericolose cadute dei fantini disarcionati per cui i cavalli diventano “scossi” e proseguono non guidati. Sebasstiano Gavasso è dunque permaloso, indispettito dal contegno degli ospiti e li caccia dalla sua casa, ma per riportare il sentimento caloroso tra affini con una certa serafica diplomazia e pacatezza di toni Silvia proferisce che sente nostalgia dell’Italia e desidererebbe accettare una proposta di lavoro che l’è giunta dal nostro Paese. Intanto dalla finestra della sala da pranzo ove avvengono le velenose discussioni ed invettive si scorgono una forte nevicata e le struggenti immagini dell’Aurora Boreale con le struggenti policromatiche e meravigliose irradiazioni. Tutto questo serve a distendere gli animi , a ritrovare lo spirito parentale dei due nuclei consanguinei e la fraterna solidarietà, pure se sono svanite le magiche illusioni ed il clima di magico candore in cui i figli erano cresciuti, anche se Monica rimprovera ancora la sorella giacché non s’è fatta né vedere e nemmeno sentire quando il padre ha avuto la malattia oncologica terminale. Al termine dello spettacolo gli attori hanno chiesto al pubblico numeroso di votare se bisogna dire la verità ai “Teenager” senza farli pensare ad inutili atmosfere ed entità positive fatalmente congetturate, cominciando ad abituarli a guardare in faccia la realtà, conoscere la vera condizione mentale e fisica in cui uno naviga e questo soprattutto per i malatti di fronte ad un medico specializzato in casi gravi ed urgenti, oppure agli ingegneri, architetti, avvocati, commercialisti e consulenti finanziari nelle circostanze precarie , quando si deve contrarre un mutuo a tasso fisso o variabile ed allorché si ricorre ad un patrono di parte civile o legale di difesa per cercare di riscuotere un risarcimento civile od essere condannato con il minimo possibile della pena per cui si ricorre fino al terzo grado in Cassazione. D’altronde Protagora e Gorgia erano sofisti nell’antichità ellenica e sostenevano che il filosofo o “patrono” sorto con Lisia dopo la guerra del Peloponneso ed il governo oligarchico degli Spartani che gli avevano ucciso il fratello Lisandro. La platea ha votato per la verità da far emergere sempre, mentre a Milano avevano preferito la bugia per il bel campare, come noi giornalisti che siamo tenuti alla completezza ed oggettività dell’informazione,oppure al silenzio per la segretezza delle fonti come il sacerdote tenuto a celare le confessioni..Domenica prossima, festa dell’Immacolata, vi sarà una replica per gli ipovedenti o ciechi organizzata dal “Centro Diego Fabbri” di Forlì. Lo spettacolo resterà in scena al Manzoni fino a domenica 15 dicembre.

Giancarlo Lungarini

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