A Baku, capitale dell’Azerbaigian, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in collaborazione con la YAY Gallery in concomitanza con la 29esima conferenza delle parti sul clima Cop 29, si è inaugurata il 17 novembre la mostra personale di Marco Angelini.
Presenti all’ opening: l’ Ambasciatore d’Italia a Baku Luca di Gianfrancesco, il Ministro della Salute della Repubblica Italiana Orazio Schillaci, il Generale Luca Baione Capo Ufficio Generale per l’Aviazione Militare e Metereologica, Peter Michalko, Ambassador of the European Union to the Republic of Azerbaijan e altre prestigiosissime autorità.
Angelini classe 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia. Laureato in sociologia, studia il fenomeno urbano ed è interessato alle culture e subculture che si creano nelle metropoli del mondo.
Caratteristica, immediatamente percepibile delle sue opere che privilegiando la forma liquida, vogliono sottolineare la mutevolezza e il continuo rigenerarsi della realtà.
Come scrive il curatore Jan Kozaczuk: “le opere di Angelini riflettono la rapida transizione tecnologica della nostra epoca e affrontano il tema della transizione energetica, suggerendo una narrazione visiva e concettuale complessa e stratificata”. Una mostra dalla grande entropia, tale da creare tra opere e pubblico una sorta di generatore naturale di luce ed energia: il tutto in chiara sintonia con il messaggio cuore della Cop29.
Sicuramente un plauso deve essere fatto al curatore per l’ allestimento della mostra; che rispecchia l’anima e il concept comunicativo che Marco Angelini vuole trasmettere all’osservatore, sempre, con grande compostezza ed eleganza come nel suo stile.
Le opere di Marco Angelini ricordano alcuni artisti del neoplasticismo con il loro astrattismo geometrico fatto di forme bidimensionali.
Uno dei principi cardine alla base del neoplasticismo era che l’ opera fosse indipendente dai valori emotivi; la pittura non doveva esprimere sentimenti.
La differenza che a mio avviso si riscontra nell’astrattismo geometrico di Angelini è che riesce a capovolgere questo aspetto della corrente neoplastica utilizzando la geometria e il supporto tecnologico delle celle fotovoltaiche come strumento esterno, asettico, atemporale, per recuperare e donare energia al pubblico, così come indirettamente si recupera l’energia pulita dal sole.
La maggior parte delle opere hanno un riferimento al color giallo, quasi a voler rappresentare il Sole.
Come scrive il curatore Jan Kozaczuk “attraverso i suoi lavori , l’artista rappresenta la vitalità e la resilienza della vita, creando un’urgenza nell’illuminare il futuro, non solo in termini di progresso tecnologico, ma anche di evoluzione sociale e culturale verso una comunità più inclusiva.”
La mostra proseguirà fino al 31 dicembre 2024.
Maria Laura Perilli