Quando la classe non è acqua , ma è autentico talento e dote naturale sempre più perfezionata e caratterizzata pure da una forte personalità, possono cambiare i testi, però lo “share “ del pubblico è assicurato verso il principale attore, o meglio il protagonista della “pièce” che coinvolge nel successo anche gli altri personaggi della rappresentazione. Tale considerazione c’è venuta alla mente visionando il lavoro dei due autori La Ginestra e Bennicelli che, trascorso un decennio dal primo allestimento, il bravo per sarcasmo espressivo e fine dicitura Michele ha inteso riportare in auge tornando per le Feste di Natale e Capodanno nel suo teatro Sette, che dirige con acume in via Benevento, nonostante ormai sia diventato uno degli elementi portanti del Sistina con la direzione del Maestro del musical Piparo. I suoi copioni sono imperniati per lo più sulla tematica del Romanticismo con l’Amore sviluppato nei suoi diversi sensi ed implicazioni varie, mutando il soggetto e l’ambientazione. Nell’ultima commedia dello scorso anno il motivo centrale era il fortuito incontro d’un giardiniere nella sua serra con un’agente editoriale, da cui sorgeva per incanto la gioia del rapporto sentimentale che rendeva ancora più bello il momento che s’era atteso per tanto tempo per la sospirata felicità ed il titolo esplicativo era appunto”Il piacere dell’attesa”.Invece in questo datato testo si pone al centro della questione il problema di cosa fare se dopo 20 anni di solida e felice relazione s’insinua il sospetto che lui possa essere fedifrago e corteggiare una “vamp” transalpina più affascinante e seducente,attraente in quanto più giovane, della propria moglie. Il presunto “latin lover “ è Paolo un fotografo “glamour” del sofisticato bel mondo che, dopo un periodo di pausa e di rielaborazione della sua attività alla Barillari, decide di tornare a mettersi in risalto con i suoi scatti nell’”Atelier” o galleria di Clarissa, come accade per esempio a via Margutta a Roma o nel rione Brera a Milano con i Navigli; qui incontra la stupenda e fulva Jacqueline che gli risveglia la voglia di conquista ed il desiderio sessuale galeotto, ma implicito in ogni vero maschio latino, che lo spinge a conoscerla meglio e dialogare con lei tra un prosecco e l’altro con le bollicine nei loro calici. Questo lo sappiamo da una memoria cosciente intermittente allorché la grintosa e determinata consorte Roberta lo sorprende nel letto con la sua rivale, dopoché lui s’è svegliato con l’enorme sorpresa di essere in codesta situazione, che non sa argomentare e chiarire a sufficienza alla sua sposa, cui nel passato è stato sempre fedele. In siffatti frangenti la cosa più plausiva è riconoscere la propria colpa e chiedere perdono alla compagna, come ha fatto l’ex ministro Sangiuliano che insieme alla moglie ha denunciato la Boccia per raggiro, truffa e tentata estorsione. Paolo è interiormente scosso, a disagio, non capisce cosa gli sia accaduto e come debba comportarsi, per cui s’innescano una serie di gag e quadretti dal ritmo veloce ed ascendente tra la turbata e polemica Roberta, cui la veterana partner di scena Beatrice Fazi conferisce un arcigno di sicuro tono vendicativo con volontà di rottura per l’offesa patita nel proprio onore di donna e moglie,nonché l’avvenente Jacqueline inquietante tutte le sicurezze la certezza fino a poco prima dell’indissolubilità del matrimonio che animava il povero Paolo scoperto in flagrante nell’alcova. Nella ricerca di ricostruire con il “flash – back” l’intricata matassa, Roberta involontariamente gli offre un alibi che poi il marito sviluppa intelligentemente da par suo : la sera prima lui e la scioccante Jacqueline si sono ubriacati e lei l’ha condotti a casa , sistemando lui sul divano per galanteria e lei nel letto matrimoniale, dato che vivevano, come talora succede, in camere separate. La notte, tuttavia, per avere ecceduto con i piaceri di Bacco o Dioniso che sia, Paolo s’è dovuto alzare per un impellente bisogno di minzione e nel sonnambulismo derivante dall’ebbrezza alcolica è finito dove non doveva, non sapendo che il letto a due piazze era occupato dall’altra correa della nascente tresca ai danni della tradita con lucida consapevolezza e naturale incomprensione Roberta, stanca del menàge monotono e di routine in cui lei doveva occuparsi di tutto l’andamento domestico per essere infine ingratamente ringraziata in quel modo. Comunque a poco a poco le fosche tenebre si diradano in questa ironica, paradossale, poi non tanto, commedia,giacché la giovane, fresca e conturbante Jacqueline farebbe palpitare a mille i cuori di tutti gli uomini sensuali e Manuela Zero, che ha sostituito Chiara Centorami nella parte della gioconda e fatale “teenager” poco più che ventenne da “coupe de femme”, è davvero straordinaria e sconvolgente il miocardio come il ruolo richiede. Adesso Paolo è preso in mezzo : concedersi alla nuova fiammante passione del cuore pulsante incessantemente a tutta forza o restare con Roberta dalla congenita familiarità di lingua, nazione ed usi, costumi, di vita, cementati dalla ventennale vita in comune pur se senza figli? Paolo ci riflette un po’ poi , alla maniera della risoluzione adottata dall’ex ministro della Cultura,prende una deliberazione sentimentale che scuoterà le coscienze divise tra l’una e l’altra scelta, a seconda dei propri criteri etici e principi esistenziali. Naturalmente noi non ve lo sveliamo per lasciarvi il piacere gustoso e di recarvi a vedere in coppia lo spettacolo e porvi il provocatorio interrogativo “che farei io , se mi trovassi in quella condizione?”. La regia perfetta e tesa a scandagliare gli stati d’animo dei personaggi e le loro conflittuali dinamiche relazionali è sempre di Roberto Marafante,che imprime nuovo slancio vitale alla rappresentazione, che rispetta il didascalico adagio goldoniano dell’ “utile dulci” ovvero ammonire e far compartecipe il pubblico della trama con sana allegria e divertimento stuzzicato negli istinti dell’erotismo ; “volevo darle un mozzico”proferisce ad un certo punto il buon Michele, che ha stretto un rapporto congiunturale di natura economica con il Sistina, travolto dal realismo quotidiano, tipico della Letteratura del secondo Novecento.
Giancarlo Lungarini