In scena il 17 e il 18 dicembre 2024 al “Teatro Guglielmi” di Massa
“ Dioggene” (con due g invece di una) è una “Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo”, “Stefano Francioni Produzioni”, “Argot Produzioni”. Lo spettacolo è nato dalla sorgente creativa di Giacomo Battiato che ne cura anche la regia. Lo show è portato in scena da Stefano Fresi. L’attore romano sul palco prende le sembianze di Nemesio Rea un navigato attore anch’esso maestro del palcoscenico. Rea sul palco interpreta tre personaggi in tre epoche diverse e tutti con accenti differenti. La trama divisa in quadri ha una durata complessiva di 90 minuti.
Il primo quadro
HISTORIA DE ODDI, BIFOLCO
Nemesio interpreta un proprio testo scritto in volgare duecentesco. La narrazione ruota intorno alla storia di un contadino toscano che ha partecipato alla sanguinosa battaglia di Montaperti durante la guerra tra Firenze e Siena.
Il secondo quadro
L’ATTORE E IL BUON DIO
Nemesio è nel suo camerino. L’attore veste il costume di scena. Ma Nemesio non ci parla del suo spettacolo. Rea tra insulti, grida e pianti parla solo del turbolento rapporto che ha avuto con la moglie.
Il terzo quadro
ER CANE DE VIA DER FOSSO D’A MAIJANA
Nel terzo quadro, Nemesio finalmente ha trovato sé stesso e la propria felicità nel vivere dentro un bidone dell’immondizia. Il Nostro ha lasciato tutto, la sua professione e i suoi affetti. Nemesio come il filosofo greco Diogene rifiuta ogni ambizione per essere libero da tutte le meschinità umane e così comprendere il vero senso della vita.
Il regista Giacomo Battiato dice:
“Stefano Fresi, Oddi, Nemesio Rea, Dioggene e io, Giacomo Battiato, siamo la stessa persona. Mettere in scena questo triplo monologo che ho scritto per Stefano è puro gaudio, per la sintonia e la reciproca stima che ci sono tra noi due. A ciò si aggiunge il piacere della sfida: tre lingue italiane diverse per ciascuno dei monologhi (volgare toscano, lingua corrente del nostro 21° secolo, romanesco), tre atmosfere, tre toni, tre stili. Epica e commedia, sberleffi e crudeltà.
In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ci sono gli stessi temi che ruotano. La violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore. Stefano Fresi è un gigante sulla scena. Accanto a lui, ho voluto che ci fosse un solo elemento scenografico, diverso nei tre quadri: un mostruoso spaventapasseri, un’armatura, un bidone dell’immondizia. Tre simboli (paura, morte, rifiuti) in uno spettacolo che, a dispetto della violenza, della rabbia, delle ansie e del dolore trattati, considero un appello alla meraviglia del mondo e della vita.”
I tre quadri seppur apparentemente distanti tra loro, trattano i temi universali che accompagnano ed affliggono ogni essere vivente: la guerra, l’umana stupidità, la violenza ed il bisogno concreto di amore e bellezza. La scenografia è minimale per ogni quadro. Un terrificante spaventapasseri, un’armatura e un bidone per i rifiuti, sono il simbolismo della paura, della morte e dei rifiuti. Stefano Fresi con grande valore attoriale entra con maestria dentro il cuore dello spettacolo incantando il pubblico presente.
Giuliano Angeletti