Era una fredda giornata di inizio anno, il 7 gennaio del 2015, mi trovavo a Parigi, abitavo a pochi metri dalla redazione di Charlie Hebdo. Ho vissuto il terrore di quel terribile giorno, quando tutta Parigi fu paralizzata da una strage che ha segnato non solo la Francia, ma il mondo intero.
Le strade di Parigi, in quella fredda giornata di inizio gennaio, erano invase da sirene impazzite. La città era blindata e le avevano tolto il suo respiro, sembrava in apnea, proprio come noi, chiusi a chiave nelle nostre case parigine, prigionieri impotenti, davanti a quelle orribili immagini, ostaggi di un terrorismo anche psicologico, quando la paura decide tutto.
A Parigi si respirava la polvere da sparo, quella dei kalashnicov.
In televisione, tutti i notiziari francesi ci avevano intimato a non uscire di casa perché gli attentatori erano ancora in fuga. Mi sentivo prigioniera in una città che amo da sempre, ma da cui avrei voluto, in quel preciso istante, scappare. Quel giorno è impresso nella mia mente e nella mia anima, e lo sarà per sempre. Quel giorno ha cambiato tutti noi.
”Non hanno ucciso Charlie Hebdo”. Questo è il messaggio dell’edizione speciale di 32 pagine che sarà in edicola, per un periodo di due settimane, a partire da martedì 7 gennaio 2025, il giorno in cui cade il decimo anniversario della strage. Le 12 persone nella redazione parigina della rivista satirica francese persero la vita in un brutale massacro che poi fu rivendicato dall’Aqap, al-Qaeda nella Penisola Arabica.
Gli spari dei kalashnikov rimbombarono nell’aria mentre era in corso la riunione di redazione. Quei 12 giornalisti furono uccisi, senza pietà, come se fosse una vera esecuzione, perché avevano preso in giro l’Islam e l’atto serviva a vendicare il Profeta” Maometto. A perdere la vita durante la strage furono il direttore della rivista Stephane Charbonnier e i vignettisti Cabu, Honoré, Tignous e Georges Wolinski, la psichiatra e psicoanalista Elsa Cayat, l’economista e consigliere della Banca di Francia Bernard Maris e il correttore di bozze Mustapha Ourrad.
Uscendo dalla redazione, in quella fredda mattina del 7 gennaio 2015, i due attentatori urlarono ”Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!”. Ma poi furono uccisi anche loro, grazie all’intervento delle teste di cuoio francesi durante un blitz in un paesino ad una cinquantina di chilometri a nord est di Parigi. Qui, i due attentatori, fratelli, si erano rifugiati in una tipografia e tennero in ostaggio il titolare.
Sono trascorsi ben 10 anni da allora e la sede di Charlie Hebdo è stata spostata in un luogo segreto e molto protetto. La rivista fu fondata nel 1970 e Charlie Hebdo è stato oggetto di minacce jihadiste dopo la pubblicazione delle caricature del profeta Maometto già nel 2006.
Dopo l’attentato del 7 gennaio 2015 Charlie Hebdo uscì una settimana dopo l’attacco, il 14 gennaio, con una tiratura di 7 milioni di copie e in 16 lingue. Poi sospese le pubblicazioni fino al 25 febbraio successivo.
Dopo questo terribile attentato ci fu una grande solidarietà che “abbracciò” il mondo intero e diede origine al famoso slogan: “Je suis Charlie – Io sono Charlie”. L’11 gennaio ben quattro milioni di persone scesero in piazza in Francia – me compresa – a sostegno della rivista e della libertà di espressione. Al corteo di Parigi parteciparono numerosi capi di Stato e di governo. Fu una giornata memorabile, intrisa di terrore, sofferenza ma certamente senza nessuna rassegnazione al terrorismo.
Sono trascorsi dieci anni da questo attentato e il tragico evento è davvero “una pagina di storia” che nessuno riesce a dimenticare. Sia chi, come me, era a Parigi e chi invece ne osservava l’orrore a distanza, in quel sacro silenzio e una triste impotenza. Il direttore editoriale di Charlie Hebdo, vive ancora sotto scorta della polizia. Ma la rivista va avanti per la sua strada, non cambia linea come dimostra l’edizione speciale che sarà in edicola martedì 7 gennaio 2025.
Dal 2015 gli spazi di satira e libera espressione si sono man mano ridotti, invece di aprirsi. I media satirici sono per la maggior parte molto fragili economicamente e questa è l’altra grande minaccia, insieme a quella terroristica, che pesa come un macigno sulle piccole testate. Qualche mese dopo la strage di Charlie Hebdo, il 13 novembre del 2015, ci furono altri attentati a Parigi, come quello del Bataclan. Un’altra grande ferita profonda per la Francia e non solo, in nome di un terrorismo ancora troppo potente.
E’ triste pensare come questa violenza abbia lasciato il mondo intero paralizzato dalla paura e dal terrore, ma una cosa è certa: “Non hanno ucciso Charlie Hebdo” e il 7 gennaio 2025 lo dimostra.
Foto copertina e interna : copyright IG@charlie_hebdo_officiel.
Filly di Somma