“Il caso Jekyll” di Sergio Rubini è sold out al Teatro Maria Caniglia di Sulmona

Data:

Ieri sera è andato in scena “Il caso Jekyll” di Sergio Rubini (regista e protagonista in scena) al Teatro Maria Caniglia di Sulmona registrando un grande successo di pubblico

Patrizio Maria D’Arista il Direttore della Stagione di Prosa 2024/2025  del Teatro di Sulmona registra un altro sold out scegliendo uno spettacolo che è un’emozione unica da vivere

La stagione di Prosa 2024/2025 del Teatro Maria Caniglia promossa da Meta APS in partenariato con il Comune di Sulmona apre l’anno con questa opera teatrale  coprodotta da Fondazione Teatro Di Napoli-Teatro Bellini, MARCHE TEATRO e Teatro di Bolzano, tratta dal testo di Robert Louis Stevenson con l’adattamento di Carla Cavalluzzi Sergio Rubini.

La regia è stata affidata a Sergio Rubini, salito sul palco con i talentuosi attori: Daniele Russo, Geno DianaRoberto SalemiAngelo Zampieri e Alessia Santalucia.

 

Una crime story che incolla lo spettatore alla poltrona per oltre due ore di forti emozioni: suspence, paura e forte commozione.

Si inizia con l’entrata in scena di Sergio Rubini che presenta al pubblico l’’innovativa rilettura di questo caposaldo della letteratura che accompagna gli spettatori per mano negli inferi.

Li fa sbirciare nel mistero e nel terrore di una true crime story, costruita appunto per indurre il pubblico alla riflessione, all’interpretazione della mente criminale e  alla scoperta di cosa si cela dietro la scena del crimine.

Il protagonista della storia è Henry Jekyll  uno stimato studioso della mente vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, proprio nello stesso periodo in cui nasce e si sviluppa la psicanalisi, che dedica la sua vita alla ricerca sui disturbi psichici dei propri pazienti.

Il grande luminare approda all’individuazione delle cause della malattia mentale: all’origine di quei disturbi vi è il conflitto tra l’Io e la sua parte oscura, la sua Ombra, quella conosciuta come Inconscio.

Secondo gli approdi scientifici del dottor Jekyll, l’Io anziché reprimere questa parte, che se troppo compressa potrebbe emergere in tutta la sua violenza fino a sfociare talvolta nella follia, deve imparare a riconoscerla e a stabilire con essa un rapporto, un dialogo costruttivo.

L’Ombra, infatti, non è costituita solo da istinti e desideri inconfessabili, ma è anche e soprattutto fonte di creatività e di piacere, oltre a rappresentarci per ciò che siamo veramente, nel profondo.

Il dottor Jekyll decide così di sperimentare su se stesso le sue teorie tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, a cui dà il nome di Edward Hyde.

Questa scelta  lo porta a dare sfogo all’inconscio, al suo “famigliare oscuro”, dando libero sfogo alle sue inclinazioni più malvagie e violente fino a prendere il sopravvento.

A cadere vittima di Edward Hyde, oltre a tutte le figure chiave della vita del medico, sarà Jekyll stesso, che al culmine degli orrori collezionati dal suo doppio malvagio, sarà messo di fronte all’amara scelta se continuare a tenere in vita Edward Hyde o “disinnescarlo” anche a costo di ucciderlo.

Nei crimini commessi ci fa riflettere su quanto può essere attuale “Mr Hyde” se pensiamo ai continui fatti di cronaca nera che quotidianamente colpiscono la nostra umanità.

Recitato da sei attori perfettamente calibrati (mostruoso, in tutti i sensi, Daniele Russo nei panni di Jekyll e Hyde), animato continuamente da un’incalzante atmosfera thrilling (applauso alle scelte scenografiche, al movimento dinamico degli oggetti e al lavoro sui suoni ed effetti scenici), Il caso Jekyll diventa un connubio tra il fare grande teatro con scelte  cinematografiche.

Rubini come in una specie di seduta psicanalitica collettiva, chiama in causa il doppio di ognuno di noi, la nostra parte più nascosta, più pericolosa e più gaudente. Egli sembra quasi voler gridare in faccia allo spettatore ciò che Stevenson, prima, e poi Jung e Freud, da 150 anni, suggeriscono (spesso senza essere ascoltati) all’umanità.

Il regista mette a nudo il protagonista così come lo spettatore davanti alla sua parte più profonda, spingendolo a fare i conti con l’inconscio.

Il caso Jekyll arriva perché è vero, perché terrorizza e commuove con la cruda franchezza di chi ha urgenza di mostrare l’uomo che si può essere agli uomini, di far comprendere di cosa si può essere capaci e, di fargli vedere come ci si può salvare.

La bravura di Sergio Rubini è sorprendente che entra ed esce dalla scena con una grande familiarità ricoprendo tanti ruoli dal lettore al personaggio fino al regista.

La sua umanità e la sua semplicità lo avvicinano così tanto al pubblico, che in questo modo riesce ad accogliere la scomoda verità che nasconde l’essere umano e, che il regista con coraggio gli presenta.

 

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

Marco Mannini. Nuova generazione di videomaker

Marco Mannini è un giovanissimo videomaker appena quindicenne, che,...

“Rosso Napoletano” al Teatro Augusteo

Dall’8 al 17 dicembre al Teatro Augusteo di Napoli...

‘’Nella fede e nell’amore’’. Musica e canto affascinano la città partenopea

Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli,  25 Aprile 2018 Un variegato repertorio...