Bene ha fatto il Teatro Menotti a inserire nuovamente in cartellone Crisi di nervi: tre atti unici di Anton Čechov, diretto dal grande regista tedesco Peter Stein (produzione Tieffe Teatro Milano e Quirino srl), che nella sala di via Ciro Menotti era andato in scena l’anno scorso in prima nazionale, dando la possibilità a chi l’avesse perso di non mancare l’occasione di assistervi. Lo spettacolo creato da Stein, considerato tra i massimi registi della scena contemporanea a livello mondiale, ha ricevuto il Premio Maschere del Teatro 2024 per la migliore regia. Di Anton Čechov, nell’adattamento di Peter Stein e Carlo Bellamio, il regista tedesco ha scelto L’orso, I danni del tabacco e La domanda di matrimonio, atti unici scritti tra il 1884 e il 1891 e portati in scena in tutto il mondo: il grande scrittore russo li definiva degli scherzi scenici e si era ispirato al vaudeville, genere di commedia molto alla moda ai suoi tempi, che letteralmente dominava sui palcoscenici francesi del periodo, preso poi a modello di scrittura e ispirazione per generazioni di scrittori. Con questi atti unici di Čechov, Stein torna a cimentarsi con uno degli autori prediletti e lo fa impiegando una non usuale modalità produzione di artistica, costruendo in maniera vera e propria lo spettacolo, come farebbe un sarto con un vestito, su un gruppo di attori e collaboratori a creare una continuità di creazione collettiva. Il primo dei tre atti unici è L’orso con Maddalena Crippa, che si staglia all’aprir di sipario – silhouette luttuosamente fasciata in superbo vestito – in pregnante e ferma dizione, dolente nell’incrollabile fede di restar fedele (ormai sua unica ragione di vita) alla memoria di un marito che pur non l’aveva amata. Ma il destino le mette sul cammino l’orso, nella persona di Alessandro Sanpaoli dal timbro grezzo, aspro da vero orso, ma grandemente efficace nel disegnare il personaggio: una recitazione fisica di grande impegno che lascia da parte l’impostazione vocale per buttarsi corpo e anima su una terragna, ruvida impostazione di voce, rugosa ma mai disgiunta da ironia latente: non cado nella trappola di nessuno! La scorza dura, solo di superficie, cela un cuore d’oro: stupito e meravigliato di trovare quel che per tutta la vita ha cercato in tutte le maniere. Assistiamo alla messa in campo dei rispettivi “onori”, quello di lui pulsante vita e quel di lei sepolta per sempre: che bel contrasto! Contrapposizioni antitetiche che si battono, un tira e molla che si fa in fine beffa delle convenzioni per lasciar vincere il sentimento e le pulsioni primarie degli affetti. Duetto finale che è squarcio di umanità trepidanti…Sergio Basile è il vecchio russo, servo fedele, dalle parole quasi sussurrate. Nel secondo atto, I danni del tabacco, siamo introdotti da Gianluigi Fogacci, splendido attor unico in scena, in un testo in cui Cechov, occhiuto e attento psicologista, da prova di grande scavo nell’animo umano intingendo la penna in una vetriolesca ironia. L’attore, a partire dall’espressività di cui carica i suoi occhi, si pone docilmente al servizio di una regia che lo fa ansimare in maniera straziante, proseguendo in una carrellata di tic e di miserie che narrano di una vita squallida, che asfissia un animo che anela alla libertà e alla fuga. Un fallimento palpabile inonda la scena, l’infelicità pervade ogni respiro, ma la rassegnazione a una bieca mediocrità viene a prendere ancora una volta il sopravvento. Infine La domanda di matrimonio con Alessandro Averone, Emilia Scatigno e Sergio Basile il padre, sconfina nella commedia dell’assurdo, mostrando come l’umanità possa giungere a livelli d’insensato attaccamento al proprio microcosmo di convinzioni, sacrificando la vita sull’altare dei propri egoismi. Alessandro Avarone, guidato dal regista, si esibisce in un ricchissimo campionario di e malattie presunte o vere, seguito in parte dalla futura sposa Emilia Scatigno. Sempre impeccabili gli interventi di Sergio Basile. Regia attentissima e preziosa in ogni gesto firmata da Peter Stein, scene semplici ma efficacissime di Ferdinand Woegerbauer, costumi raffinati di Anna Maria Heinreich, luci ficcanti di Andrea Violato. Accoglienza calorosa per tutta la compagnia con sottolineature per Maddalena Crippa, Alessandro Sanpaoli, Gianluigi Fogacci e Alessandro Averone. Al Teatro Menotti di Milano, fino al 26 gennaio.
gF. Previtali Rosti