La vera storia dell’ebrea romana Giulia Spizzichino che con la sua testimonianza fece condannare Erich Priebke
Giulia Spizzichino, ebrea romana segnata dallo sterminio nazista della sua famiglia, affronta i fantasmi del suo passato mezzo secolo più tardi, quando Erich Priebke, esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine, viene rintracciato in Argentina. In occasione della Giornata della Memoria (lunedì 27 gennaio) la storia vera di Giulia Spizzichino rivive nel film tv “ La farfalla impazzita” interpretata da Elena Sofia Ricci, con la regia di Kiko Rosati, che Rai 1 manda in onda mercoledì 29 gennaio in prima serata, su Rai1.
LA PAROLA AL REGISTA
“Approcciare un film come “La Farfalla Impazzita” non è cosa facile:
si porta sullo schermo una storia importante, che parla della nostra
Storia e si va quindi, oltre l’intrattenimento.
Giulia Spizzichino racconta come l’orrore della guerra travolga spesso
vittime innocenti, bambini, anziani, e questo racconto lo fa attraverso i
suoi occhi, quelli di una ragazza di diciassette anni che vede rastrellare
tutta la sua famiglia, tutte le persone a cui vuole bene, che non rivedrà
più: un’ immagine indelebile che vive nella memoria di Giulia ormai grande, madre e nonna.
Questa storia trae poi la sua potenza anche dall’accostamento della
storia di Giulia a quella di tante altre vittime, di ogni tempo e ogni luogo,
non solo quelle ebree della Seconda Guerra Mondiale. Questo accade
attraverso il confronto con il personaggio di Elena, una delle Abuelas
di Plaza de Mayo, l’associazione delle donne che in Argentina lotta
ancora oggi per scoprire la verità sui loro figli e nipoti desaparesidos,
scomparsi, e chiedere giustizia. Giulia Spizzichino ascolta con gli occhi
lucidi la storia di questa donna, che in fondo non è diversa dalla sua,
e da lei prende la forza di continuare la sua battaglia.
Le vittime sono vittime e i carnefici sono carnefici, ovunque e sempre.
Questo è ciò che la storia di Giulia Spizzichino ha l’urgenza di portare
sullo schermo.
Raccontare questo dramma non è cosa facile, è una storia che ha
avuto bisogno di tutto l’impegno possibile, impegno che ho visto anche e soprattutto, negli occhi di Elena Sofia Ricci quando entrava in scena e portava davanti la macchina da presa il personaggio di Giulia, con la sua sofferenza.
Non nascondo che lavorare con Elena Sofia Ricci è stato per me un grande piacere e mi ha facilitato il compito di raccontare questa storia: Elena Sofia ha preso per mano il personaggio, l’ha fatto suo e l’ha accompagnato per tutto l’arco narrativo del film. Non da meno
sono stati tutti gli altri attori che abbiamo scelto: tutti hanno dato il
massimo, consapevoli che la storia che stavamo raccontando andava
trattata con il massimo rispetto e la più grande dedizione.
Un altro aspetto del lavoro fatto su questo film che mi piace sottolineare,
è la cura e l’attenzione con cui sono stati ricostruiti gli anni Quaranta e
gli anni Novanta. Grazie al lavoro della costumista Sara Fanelli e dello
scenografo Massimiliano Sturiale, lo spettatore viene trasportato in
un’ambientazione autentica e realistica, che contribuisce a immergerlo
nella narrazione e ad agganciarlo emotivamente.
In conclusione, “La Farfalla Impazzita” rappresenta un importante
contributo alla memoria storica e alla riflessione sulla violenza e
sul dolore causati dalla guerra. Grazie al contributo di tutti i miei
collaboratori e alla bravura degli attori che ho diretto, il film riesce
a trasmettere con forza l’urgenza di non dimenticare le atrocità del
passato e di lottare anche oggi per la giustizia e la verità.”
Kiko Rosati
I PERSONAGGI
GIULIA SPIZZICHINO – ELENA SOFIA RICCI
Ebrea romana, era solo una ragazzina quando nel 1944 perse ventisei dei suoi parenti, rastrellati dai nazisti e portati a morire ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine. Cinquant’anni dopo, quando l’esecutore materiale di quella strage, Erich Priebke, viene ritrovato in Argentina e potrebbe essere processato, Giulia è una donna aspra e dura, resa pietra e ghiaccio dalla tragedia che non riesce a dimenticare. Vive con i morti – le rimprovera il figlio – e non si accorge dei vivi, di quei vivi che, come lui, le vogliono bene. Quel distacco traumatico e crudele dalle tante persone della sua famiglia – il nonno, gli zii e le zie, ma soprattutto il suo cuginetto Marco di soli cinque anni – l’hanno resa una donna fredda e distaccata, incapace di lasciarsi andare a un sentimento d’amore, anche con il figlio, il marito e la nipotina. La decisione di partecipare al risveglio dell’opinione pubblica per chiedere l’estradizione di Priebke dall’Argentina e quella poi di testimoniare al processo proprio di fronte a lui, riaprono in lei quelle ferite che, con l’armatura che si era costruita negli anni, teneva nascoste, ma che sono ancora aperte e dolorose. Ma solo così Giulia per non potendo dimenticare, riuscirà almeno a sentirsi più libera.
MARCO – JOSAFAT VAGNI
Figlio di Giulia e padre responsabile e amorevole di una bambina, Giulietta. Ha sempre sofferto molto per la freddezza della madre, vivendo indirettamente, ma comunque sulla sua pelle, tutta la tragedia che la donna porta con sé dal suo passato. Quando arriva la notizia che Erich Priebke è stato ritrovato in Argentina, non vorrebbe che Giulia riaprisse quel cassetto: ha paura che la madre ripiombi in un turbinio di ricordi, che potrebbero provocarle ancora nuovi danni. Il dialogo tra i due non è facile ma Giulia, grazie alla nuova speranza di giustizia, saprà finalmente aprire il proprio cuore al figlio, che entrerà per la prima volta dentro quel dolore, facendolo suo e comprendendo le ragioni della madre.
ERICH PRIEBKE – JÜRGEN HEINRICH
Ex ufficiale nazista a Roma, considerato responsabile materiale della strage delle Fosse Ardeatine, dopo la guerra riesce a rifugiarsi in Argentina, dove vive indisturbato per quasi cinquant’anni fino a quando, un giornalista americano lo riconosce. Il suo articolo, mette in moto una richiesta di estradizione da parte dell’Italia che vuole processarlo.
Priebke si proclama innocente in quanto ritiene di aver soltanto fatto il suo dovere di soldato, obbedendo a un ordine. Cinquant’anni dopo, sul banco degli imputati, il suo sguardo fisso e inamovibile non è cambiato e mette a dura prova i testimoni costretti a raccontare le loro tragedie familiari di fronte a lui.
UMBERTO – MASSIMO WERTMÜLLER
Marito e compagno di vita di Giulia. Ha un carattere molto diverso da lei, più bonario, aperto e solare. Pur non non essendo ebreo ha vissuto la stessa tragedia di Giulia,
ha sempre saputo starle vicino, rispettando il suo dolore e anche sopportando la
sua corazza emotiva. Nel corso della storia, diventa una spalla importante per lei: la spinge ad affrontare questa nuova dolorosa avventura del processo e fa da contraltare all’atteggiamento del figlio, con il quale finisce anche per scontrarsi.
ELENA SABATINI – MARIANGELES TORRES
Argentina di origini italiane, attivista dell’associazione Madres Abuelas de Plaza de Mayo, ha vissuto in prima persona la tragedia dei desaparesidos, perdendo una figlia.
Elena accoglie Giulia a San Carlos de Bariloche, dove la donna arriva insieme a una delegazione italiana per chiedere l’estradizione di Priebke. Le due donne si sostengono a vicenda in una comune tragedia che le ha viste vittime inascoltate di un sistema di potere che protegge i carnefici, invece di assicurare giustizia.
FRANCO RESTELLI – FULVIO PEPE
Avvocato italiano impegnato nella difesa delle vittime delle Fosse Ardeatine, missione che porta avanti anche grazie a una associazione fondata proprio a seguito della strage.
È un uomo con un alto senso della giustizia, che combatte con il cuore, per le cause che sente giuste. Per questo si dedica anima e corpo a promuovere l’estradizione di Priebke e poi alla buona riuscita del processo che lo vede imputato. È lui che chiede a Giulia prima di seguirlo in Argentina e poi di testimoniare al processo, sostenendola e guidandola.