Torna dopo più di tre anni di assenza il progetto di Hesanobody, alter ego musicale di Gaetano Dino Chirico, che da anni si muove nella scena underground, trascendendo i canoni imposti dall’indie italiano e dagli algoritmi, e vantando collaborazioni con nomi del calibro di PLASTICA, Fugazza e Suorcristona (produttori per Mahmood, GINEVRA, NAVA, Noemi) e Federico Ferrandina (compositore di colonne sonore, accreditato in ‘Dallas Buyers Club’ e altri show tv di enorme successo quali ‘The Big Bang Theory’ e ‘The Night Of’).
“Saints“, questo il titolo del nuovo singolo in uscita mercoledì 15 gennaio 2025 (in distribuzione Believe Music Italy), è il primo e definitivo capitolo che ci avvicinerà alla pubblicazione di un nuovo disco, un flusso coscienza, un patchwork di esperienze reali, bugie, suggestioni della notte e aspirazioni. “Saints” in particolare è una finestra sulla nostalgia, un tentativo di razionalizzare eventi che non possono essere incasellati nella logica, ma solo metabolizzati e accettati. È la narrazione del sogno che l’ha generata, un sogno che porta con sé un invito a proseguire nel cammino, nonostante lo spaesamento dettato dal trovarsi in un luogo che pensavi di conoscere, ma che, dopo tanto tempo, è diventato estraneo.
Nonostante il suo nome non vi dica niente, d’altronde non è nessuno, le sue collaborazione sono negli anni state molte ed illustri, ed ecco cosa ci ha raccontato a riguardo.
Tra le tue collaborazioni anche quelle con Plastica, i fratelli Fugazza e molti altri. Quali persone ti sono rimaste particolarmente nel cuore, dopo tutti questi anni di percorso? E chi ti ha influenzato più di tutti?
Non c’è una persona che svetta sulle altre e, per fortuna, conservo un bellissimo ricordo di ognuno di loro! Che siano producer, musicisti, ingegneri del suono, uffici stampa o etichette, mi considero molto più fortunato di tanti ad aver incontrato solo persone splendide, con un amore autentico per quello che fanno. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa, non solo su questo mestiere, ma anche sulla vita in generale, sull’importanza di collaborare e di fare squadra.
“Saints” sarebbe sempre la stessa se Federico Ferrandina non ci avesse messo le mani? Gli hai dato qualche indicazione in particolare?
Ovviamente no, Saints è quella che è grazie al lavoro di tutte le persone coinvolte. Prima di iniziare a lavorare alle mie demo, con Federico facciamo dei brainstorming dove parliamo degli ascolti che mi hanno influenzato nel periodo di scrittura, di nuove suggestioni da esplorare e del posto dove la canzone dovrebbe essere nella mia mente. Finora questo metodo ci ha sempre portato esattamente dove volevo e dove volevamo arrivare.
Cosa ti spinge a comunicare in inglese, nonostante i tuoi brani siano così personali? Effettivamente, lo sono?
Il fatto che abbia iniziato a parlare inglese da molto piccolo e che abbia sempre fruito maggiormente di musica e arte anglofona. I miei brani sono sempre personali, anche quando non hanno nulla di autobiografico. Com’è normale che sia, sono comunque il frutto di una visione filtrata dalle mie esperienze e dal mio modo di vedere le cose.
Ti capita mai di riascoltarti? Come suonano nel 2025 i tuoi primi pezzi?
Tendo ad ascoltare ossessivamente le mie cose prima di pubblicarle e subito dopo, per poi sviluppare quasi immediatamente una sorta di repulsione che mi porta ad abbandonarle. Però, dopo tanto tempo, mi è capitato di riascoltare qualcosa e devo dire che, al netto del contesto in cui sono nate, sono molto meglio di quanto ricordassi.
Quali sono gli svantaggi dell’essere “da solo”?
Sicuramente il sentirsi più “scoperti” e il dover affrontare tutto in prima persona, senza poter condividere il peso delle responsabilità. Artisticamente, c’è anche il rischio di ristagnare nelle proprie idee, ed è per questo che mi piace comunque coinvolgere altre persone nel processo creativo. Avere stimoli sempre nuovi e confrontarsi con punti di vista diversi è vitale.
Morgana Grancia