“Guerra e pace”. Le passioni della Russia zarista all’Argentina con Pamela Villoresi

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I grandi capolavori letterari studiati a scuola o letti pedrf interesse personale, apprezzandone gli insegnamenti etico – civili, epico – sentimentali non passano mai di moda con il loro valore didascalico e restano eternamente scolpiti nelle culture letterarie che noi ammiriamo ed in cui ci formiamo e laureiamo all’Università, come abbiamo fatto noi con la Filologia Classica.Potremmo dunque parlare dell”Iliade” e dell”Odissea di Omero, della £Divina Commedia “ del sommo “padre della lingua italiana Dante Alighieri, del “Canzoniere” del Petrarca, del “Principe di Machiavelli, del “Giorno” di Parinie dell’”Amleto” di Shakespeare.Ognuna di tale composizione c’affascina e ci resta scolpita per ciò che apprendiamo, perciò ha ragione il direttore artistico dello Stabile di Roma Luca DE Fusco, affermato regista d’edccelsa levatura che in questi due anni della suaz conduzione dell’Argentina ha preso a mettere in scena con la sua rilettura due celebri opere della civiltà epica, sentimentalee neorealista della Letteratura Russa, non attualizzandole bensì lasciandole nel loro perenne valore intrinseco e perenne.In paricolare la sua attenzione s’è sul geniale Leone Tolstoj del secondo Ottocento di cui c’haz regalato l’adattamento di “Anna Karenina” la candida , splendida ed innocente effige dell’eroina romantica vittima delle sue stesse pulsioni sentimentali ed amorose, paragonabile alla Nora di Ibsen in “Casa di bambolaarrivata a sacrificarsi per il marito, che ingrato la porta ad una fiera e sensibile, giusta , reazione.Quest’anno continuando ad esaminare la profondità e lo spessore concettuale dell’autore slavo c’ ha proposto in collaborazione con i Teatri di Palermo e Catania, di cui è stato precedentemente direttote direttore nell’omologo etneo,una visione temporale antecedete al romanzo di prima, ovvero lo svilupparsi della Russia dalla Rivoluzione decabrista del 1805 finom all’insurrezione popolare del 1812 per la cacciata di Napoleone che aveva invaso la Russia, dopo la conquista della Spagna del 1807, la vittoria di Austerlitz e la sconfitta a Trafalgar contro l’ammiraglio Orazio Nelson nel 1805.La tematica è dunque la campagna offensiva del condottiero corso,ma sonopiù sviscerate in siffatto contesto le passioni, gli innamoramentied i corteggiamenti del primo quarto del XIX secolo tra due nobili famiglie aristocratiche, i Rostov ed Bolkonskij, mentre la corruzione dissipata è rispecchiats nei Kuragin.Insomma siamo al gioco spiritoso e divertente delle “matioska” ossiodelle bambole incastrate tra di loro che non sappiamo come sia l’uliima della seriPertanto non s’osservano scene di battaglia, tranne la comparsa del generale Kutuzov con il bastone d’appoggio ed una benda sull’occhio per perdita in battaglIa:I maggiori sentimenti psicologici dell’individuo, gli stati d’animo, sono tutti presenti, insieme pure alla società contadina con gli inservienti,dando in tal guisa un ampio campionario di quell che s’attraversa in queste due situazioni a contrasto , quasi fosse un ossimoro.La vita, l’amore,, ilperdono al posto della vendetta ed il male che soppianta il bene sono tutti i strati di rapporto con la vita che da una parte vengono attrsaversati nella serenità di classe della condizioneserena tra le pareti domestiche , infuriano fuori la guerra e le vittime sui campi di battaglia che l’arcigno generale Kutuzov, ottimamente interpretato sul palcoscenico da federico Vanni ci fa immaginare comparendo con la divisa d’ordinanzainsieme al giovane, empatico e disilluso ufficiale Pierre.Unitamente a quello dela resistenza contro l’aggressione dell’invasione di Napoleone, respinto dal generale Kutuzov con la strategia delle tre F che gli fece trovare a Mosca e cioè :fuoco , fae e freddo, costringendolo a ritirarsi con la perdita di 600.000 uomini al passo dellaBeresina, De Fusco sottolinea il fiorire dei desideri , degli istinti e dei sogni , della sessualità della gioventù sovietica asristocratica, sottoponendo ad un’indagine psicologica a tutto lla relazione della contraddittoria ed indecisa Natasa,impersonata da Mersilac Sokoli, con il giovane puro ed onesto eroe romantico Andrei di stampo sincero, fedele e virtuoso, che ella improvvisamente abbandona per l’inetto, per dirla alla Svevo, oppure con Musil essere senza qualità, nonostante il cognato Bezuchov lo rimproveri aspramente, nelnome dell’onore, della superficiale inettitudine e dell’amore per la sorella Sona, che lui ha sposato, incarnata dall’affascinante bionda Eleonoa De Luca.Nikolai lo sfida a duello, ma lo perdona prima di motire per la sua mancanza di accortezza nella pugna per feimento.Giacinto Palmarini è lo sfrontato Nikolaj, il nobile Pierre è con idilliaca pureFrancesco Biscio, che perora inutilmente la causa del principe Andrej in cui si destreggia con signorile partecipazione signorile

signorile principe Andrej in cui si destreggia con lirismo nellsa dizione e fluidi movimenti di dolce seduzione Raffaele Esposito.Tra i Kuragin si distingue anche la squisita ed intrigante, viscida , Helene con Alessandra GriffiniSu tutte queste pretese e laceranti passioni d’amore ironizzano la didascalica ironia della vegliarda Annette impersonata da una stupenda Pamela Viloresia appena dimessasi dalla direzione del Biondo di Palermo e quella più aspra e con efficacNon viene ignoratac quella più maliziosa e di sano realismo cotro la vacua mondanità Perciò la trasmessione del capolavoro non è alla lettra, lo scontro con Napoleone resta nell’ombra a vantaggo azlla lettera Uno sfondo infuovpiù vibrante di passione, vena erotica ed altolocata sistemazione dei giovani, bruciatidalla fianma sensuale.La magica interprertazioned della Villoresi e quella dignitosa, a tratti esuberante, dei giovani consente di rendere al massimo le sensazioni e la vivace passionalità interiore , psichica con balli su musiche classiche,con evocazione di battaglie fuori scena, matrimoni di casata con rpicche ed gelosie logiche per l’ambizione che li pervade, Una cornice nelcontesto delle guerre naleoniche,che sarebbero state seguite dal ritiro nella villa di San Martino all’isola d’Elba e poi dalla catastrofe belga di Waterloo con la relegazione in esilio in esilio nell’isola di Sant’Elena nell’Oceano Atlantico sotto il controll rigido degli Inglesi e dove sarebbe morto per cirrosi epatica il 5 maggio del 1821 con l’Ode dedicatoria di Manzoni “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza, in poco tempo era passato “dalle dstelle alla polvere del fatal declino”Per circa due ore e mezzo si stagliano su tutte la figura dell’emblematica Natasa,combattuta dagli amori provati, ma di temprardente ed impetuosa , veloce nel cambiare amante per le sue istintive spinteerotiche,del principe Andrei che sprigiona il suoorgoglioferito dal rifiuto di Natasa nella guerra e prigionia quale il contemporaneo “Werther di Goethee dell’idealista Pierre il cui franco sentire le sventure familiari avverse lo conduced ad abbracciare il superiore soffrire universale, rinnovando il senso cameratesco del Settecento cosmopolita ed illuminista.Le scintillanti scene ed i costumi specchio dell’epoca sono di Marta Crisolini Malatesta,Mentre l’arricchenti creazioni video in bianco e nero sono Alessandro Papae le musiche romantiche del primo Ottocento portano la firma di Ran Bagno.IL lavoro classico con fedele esaltazione dell’originale da cui si sono ricavat degli “excerpa” resterà all’Argentima fino a domenica 23 di questo mese.

Giancarlo Lungarini

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