Amiamo leggere, parlare di cultura, e parlare con autori che rieteniamo meritevoli. Abbiamo incontrato Maurizio Mariscoli per parlare del suo nuovo libro, “Tre Piccoli Inferni”, una raccolta di racconti che affonda le radici nel gotico e nell’horror psicologico.
Dove nasce l’idea di “Tre Piccoli Inferni”?
«Ho sempre avuto un debole per la figura della strega, sin dall’infanzia. Mi affascina la sua capacità di suggestionare la mente, di distorcere la percezione del reale. Questo libro è un omaggio alle streghe delle fiabe, ma con un tocco contemporaneo».
I racconti sono ambientati nelle Marche. C’è un motivo particolare?
«Amo le Marche e le loro atmosfere sospese nel tempo. “Trasloco” si svolge a Numana, “Suppellettili” a Porto Recanati, mentre “Funeralista” trova casa a Precicchie, un piccolo borgo del fabrianese. Amo scrivere in luoghi che conosco bene, perché rendono la narrazione più autentica».
C’è un personaggio a cui è particolarmente legato?
«Alfredo Maria Roversi, il protagonista di “Funeralista”. In lui c’è molto di me: il mio passato da studente di pianoforte, il mio presente da musicista su una nave da crociera. Inoltre, il racconto è nato da un’esperienza personale: ho suonato l’organo al funerale di mia nonna».
Come definirebbe il genere del libro?
«Senz’altro gotico. Nel gotico, l’orrore proviene sempre dal passato e, in “Tre Piccoli Inferni”, il passato si incarna in queste vecchie inquietanti che dominano le storie. Mi sono ispirato ai grandi maestri: Poe, Lovecraft, Le Fanu, Blackwood».
C’è un messaggio dietro queste storie?
«Se la magia è suggestione della mente, allora è qualcosa di reale. “Trasloco” lo dimostra: quando il confine tra fantasia e realtà si dissolve, l’incubo prende forma».
Concludiamo la nostra chiacchierata con un’ultima domanda: il titolo, “Tre Piccoli Inferni”, ha un significato particolare?
«Volevo un titolo fiabesco, che ricordasse storie per bambini come “I tre porcellini”. Un titolo ironico, persino ossimorico: gli inferni non sono mai piccoli.»