Paddington in Perù si rivela una conferma: mantiene il suo umorismo puntuale, la fotografia è scintillante e la CGI conferma la sua qualità. Ma è sicuramente un capitolo diverso dai precedenti, non solo per il cambio alla regia, che passa da Paul King a Dougal Wilson, ma anche perché abbandoniamo i cliché inglesi per immergerci in un nuovo paese: il Perù, con il suo immaginario, le leggende e la cultura inca.
Dopo due film di grande successo, il nostro amato orso dal cappello rosso e impermeabile blu torna sul grande schermo con Paddington in Perù, terzo capitolo della saga che ha conquistato il pubblico di tutte le età. Ma cosa rende questa nuova avventura speciale? Più di un semplice viaggio in una terra esotica, il film affronta tematiche profonde come l’identità, il senso di appartenenza e la memoria collettiva, mantenendo sempre quel tocco di leggerezza e umorismo che ha reso Paddington un’icona cinematografica.
Un viaggio verso casa… o forse no?
La storia riprende con Paddington che, finalmente, ha ottenuto il passaporto britannico, sancendo ufficialmente il suo status di cittadino inglese. Eppure, nonostante sia ormai parte integrante della famiglia Brown e della comunità londinese, sente il bisogno di riconnettersi con le sue origini.
Così, quando arriva la chiamata della Reverenda Madre (Olivia Colman), che gestisce “la casa per orsi in pensione”, sulla salute della zia Lucy, Paddington è preoccupato e questa sembra l’occasione perfetta per partire per il Perù, la terra dove è nato, ai confini della foresta amazzonica. Anche i Brown colgono l’opportunità per accompagnarlo in questa avventura.
I figli dei Brown, Jonathan e Judy, sono cresciuti: lei è pronta a lasciare il nido per iniziare il college, mentre lui sembra ormai interessato solo ai videogame e a starsene chiuso in camera. Questo cambiamento porta la signora Brown, Mary (Emily Mortimer), a provare nostalgia per il passato, quando la famiglia si riuniva ancora sul divano per guardare la TV insieme. Nel frattempo, il signor Brown (Jim Broadbent) deve fare i conti con il nuovo dirigente della sua azienda, che lo spinge a uscire dalla sua zona di comfort, una sfida complessa per chi è cintura nera nel calcolo dei rischi.
Il viaggio in Perù diventa un’occasione unica per tutti loro per riscoprire se stessi e, nel farlo, ridefinire i legami familiari, adattandosi ai cambiamenti senza perdere la loro unione. Questa forza sarà necessaria per scoprire cosa sta realmente accadendo alla zia Lucy.
Ma il viaggio non è solo fisico. Paddington si trova a dover affrontare un percorso interiore, fatto di domande esistenziali e scoperte personali. Avere due case significa davvero appartenere a entrambe? Oppure, come spesso accade a chi vive tra due mondi, si rischia di non sentirsi mai pienamente parte di nessuno dei due? Il film esplora con delicatezza e profondità questa tematica, senza mai appesantire la narrazione.
Arrivati in Perù, la famiglia Brown e Paddington si troveranno coinvolti in un’indagine che li porterà a vivere un’avventura con l’esploratore e cercatore d’oro Hunter Cabot (Antonio Banderas) e sua figlia. Tra le insidie della foresta amazzonica e leggende che prendono vita, scopriranno il cuore pulsante del paese e le vere radici di Paddington.
Avventura, comicità e tematiche profonde
Come nei capitoli precedenti, Paddington in Perù non rinuncia al suo inconfondibile mix di umorismo slapstick e situazioni surreali che strappano risate a grandi e piccoli. L’ingenuità e la bontà d’animo del protagonista lo portano a cacciarsi in situazioni improbabili, ma sempre con il cuore al posto giusto. Tuttavia, il film riesce anche a regalare momenti di riflessione, affrontando temi importanti con leggerezza e sensibilità.
Uno degli aspetti più affascinanti è sicuramente la rappresentazione del Perù, una terra ricca di storia, colori e misteri. Da Lima alla foresta amazzonica, fino alle vette di Machu Picchu, il film restituisce scorci suggestivi che evocano la spiritualità e l’essenza della cultura peruviana, profondamente radicata nell’eredità inca.
A proposito, sapete che Machu Picchu fu “riscoperta” solo nel 1911? Oggi, il sito è tra i più visitati al mondo, ma il flusso continuo di turisti sta mettendo a rischio la sua stabilità. Per preservarlo, il numero di visitatori è stato limitato, ma la preoccupazione resta alta. Il film, in un modo delicato e mai didascalico, ci ricorda quanto sia importante proteggere la memoria storica e le meraviglie naturali, spesso minacciate dall’incuria umana.
Un film per tutta la famiglia
Se c’è una cosa che Paddington sa fare meglio di chiunque altro, è unire le persone. Paddington in Perù è un film che parla di famiglia, di comunità e di legami che vanno oltre i confini geografici. È un’esperienza cinematografica da condividere, un’occasione per ridere insieme e, per chi vuole andare oltre la superficie, un’opportunità per riflettere su temi importanti.
Federica Guzzon