Tra esilio, politica e sessualità a Berlino

Data:

BERLINO, 19 FEBBRAIO – Una riflessione sull’esilio, uno sguardo satirico ai luoghi comuni su cui si basa gran parte dell’ideologia liberale di sinistra e un esame logorroico del tumultuoso risveglio alla sessualità di un’adolescente sono state le proposte di oggi del 75° Festival Internazionale di Berlino.

Ameer Fakher Eldin è un cineasta ucraino di 33 anni, di origini palestinesi, che vive e lavora ad Amburgo. Con questo doppio background, nessuno meglio di lui può parlare di esilio nel toccante Yunan, mentre il rumeno Radu Jude, già premiato tre volte a Berlino, lancia con Kontinental ’25 uno sguardo ironico sui complessi di colpa che affliggono tante persone di buona volontà. Il norvegese Dag Johan Haugerud, invece, verbalizza in modo eccessivo il risveglio alla sessualità di un’adolescente nel film Drommer (Sogni).

In Yunan, un autore arabo in esilio in Germania si reca nell’estremo nord del Paese con l’intento di suicidarsi, ma trova accoglienza presso un’ospitaliera locandiera (interpretata dall’indimenticabile Hanna Schygulla, la leggendaria Maria Braun del film di Fassbinder), che gli ridà l’ispirazione e l’interesse per la vita.

Ospitato da lei su un’isola che si allaga completamente con la marea, il protagonista ricorda una favola raccontata da sua madre e riscopre quelle radici che spesso gli esiliati lasciano alle spalle per affrontare una nuova vita nel luogo che hanno scelto di abitare.

Fakher Eldin è un maestro nella gestione dei silenzi e ci regala l’occasione di ammirare ancora una volta un’attrice come Hanna Schygulla, che ha mantenuto quel volto angelico e quella voce roca che affascinano il pubblico da quasi mezzo secolo.

Radu Jude è uno dei registi più prolifici del cinema rumeno: 32 titoli tra cinema e TV, cortometraggi e lungometraggi realizzati in 23 anni di carriera e quasi 48 di vita (li compirà il prossimo 28 marzo). Ha vinto premi in tutti i festival in cui ha partecipato – Cannes, Chicago, Locarno – e soprattutto a Berlino, dove ha ottenuto un Orso d’oro per il miglior film (Bad Luck Banging or Loony Porn, 2021) e un Orso d’argento per la miglior regia (Aferim!, 2015).

Kontinental ’25 racconta la storia di Orsola (interpretata da una bravissima Eszter Tompa), una dirigente municipale devastata dal senso di colpa per il suicidio di un anziano, sfrattato dalla casa in cui viveva abusivamente.

Orsola entra in crisi e cerca aiuto in un ex alunno e in un sacerdote ortodosso, i quali però non riescono a convincerla che quella morte non è responsabilità sua. Il film diventa così anche un percorso quasi turistico attraverso le bellezze di Cluj, la capitale della Transilvania, che fino alla Prima Guerra Mondiale apparteneva all’Ungheria.

Ma Kontinental ’25 è prima di tutto una garbata satira su quel senso di colpa universale che affligge la borghesia benestante di mezzo mondo.

Il norvegese Dag Johan Haugerud torna al Festival di Berlino dopo aver vinto tre premi minori l’anno scorso con il suo film Sex. Questa volta presenta una sorta di racconto morale alla maniera di Éric Rohmer, in cui una ragazza adolescente, figlia e nipote di scrittrici, affida alla pagina scritta la sua precoce infatuazione per la sua insegnante di francese, la quale finge di non accorgersene o ignora il sentimento.

Haugerud affronta la sfida di tradurre in immagini una narrazione scritta con l’ausilio di una voce fuori campo, sommergendo lo spettatore di parole. Tuttavia, grazie a un cast di quattro attrici di tre generazioni diverse e alla sapiente sovrapposizione temporale del suo stesso copione, il film riesce a mantenere alta la tensione narrativa, mettendo in evidenza un aspetto curioso: la totale assenza di personaggi maschili.

Antonio M. Castaldo 

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati