Vittorio Panucci, punta centrale del Savona classe 1944 è una figura storica per il vero cittadino savonese e per lo sportivo. Lui ex postino non ha mai rinnegato il suo lavoro e la sua passione che in parte poteva essere il lavoro a tempo pieno di calciatore, allenatore, consulente osservatore del Savona ma anche di altre società.
Ho incontrato Vittorio nel suo corner savonese, il Riv num 9, punto di ritrovo di tantissimi ragazzi. Lui che ha dedicato la sua vita ai ragazzi. In primis ai suoi figli ha sempre consigliato e inculcato i valori più semplici e veri.
Vittorio, un tipo di poche parole che si è messo a nudo raccontando la sua vita, dall’incontro con la futura moglie Hana, detta Claudia, fino alla nascita dei due figli Patrick e Christian (quest’ultimo che ha segnato la storia del calcio europeo e mondiale).
Carissimo Vittorio, chi è stato il tuo primo idolo da bambino?
All’epoca, c’erano tanti bravi calciatori, potrei dire alcuni nomi… Boniperti, Liedholm, Pelè e Sivori…
Prima di iniziare a giocare a calcio che ragazzo eri, le tue origini?
Sono nato a Cosenza, quindi le origini sono calabresi ed ero un ragazzo semplice di strada che si accontentava di quel poco che arrivava senza pretese.
Chi ti ha scoperto e che cosa ricordi del tuo debutto?
Ho iniziato nella società calcistica Priamar del Sacro Cuore di Savona, poi successivamente mi ha notato il dott. Delle Piane (un noto dentista) che in una partita della finale della coppa Bacigalupo, dove il Savona conduceva per 2 reti a 0 contro il Priamar dove militavo, feci 3 reti in 15 minuti. La gara terminò 3-2 per il Priamar e il dottore Delle Piane mi avvicinò per portarmi nel Savona. Io accettai subito senza esitare, perché era il mio sogno e la società savonese effettuava il campionato di serie C.
Quale è la partita che ricordi della tua carriera con più piacere?
Savona – Alessandria 1973, scontro al vertice, stadio Bacigalupo di Savona stracolmo e a 4 minuti dalla fine autorete di Capra del Savona che scatenò la nostra reazione con il goal di Natalino Gottardo e successivamente dopo una furiosa reazione segnai io al 46′ e lo stadio si tramutò in un enorme boato. Io dalla gioia senza rendermi conto mi ritrovai dalla parte opposta dello stadio portando sulle spalle un mio compagno senza accusare nessuna stanchezza. Un vero tripudio di colori. Una gioia che conservo tra i ricordi più belli.
Quale è il miglior compagno di squadra con cui hai mai giocato?
Gigi Bosca nel Savona, nel Monza Antonelli Buriani… Stefano Tacconi. Nel Savona a eravamo amici più che giocatori, perché esisteva un gruppo fatto senza invidia. Al di fuori del campo condividevamo anche le vacanze estive con le famiglie. Se ci penso anche Giancarlo Antognoni, che fu scartato dal Torino, giocò con me ad Asti, poi lui fece la fortuna della Fiorentina e della nazionale italiana in Argentina nel 1978 e fu determinante in Spagna nel 1982. Il suo goal contro il Brasile era valido in un’epoca romantica dove il var non era presente.
Oltre al Bacicalupo quale è il tuo stadio preferito?
Parma, Venezia, Udine, Bolzano, Piacenza… sono tanti in campi che ti colpiscono di più. Entrare in campo ti carica ma vedere la situazione attuale del Bacigalupo, lo stadio della città di Savona e del Savona è una spina nel cuore. Vedere il suo degrado. Da tempo si parla di ristrutturazione, una situazione vergognosa, a volte penso che una struttura così potrebbe essere usata anche dalle scuole in un periodo storico dove i campi parrocchiali sono sempre di meno e i giovani invece di unirsi vivono un’era virtuale.
Cosa deve avere un ragazzo nel 2025 per diventare un calciatore?
E’ difficile, esistono stranieri che bloccano i nuovi ragazzi anche nei settori giovanili. Il calciatore deve essere bravo bravo oppure giocare con sacrificio in serie inferiori. Il problema si pone per la nazionale che non ha risorse per un futuro che vedo difficile ma non impossibile.
Quale è la tua vittoria più grande nella vita privata?
Senza dubbio aver conosciuto mia moglie (Vittorio davanti ad una tazzina di caffè si commuove e finge di essere raffreddato), perché senza mia moglie sarei sotto ad un ponte, mia moglie mi ha salvato, è la regista della mia vita, ha sempre pensato alla famiglia e ai figli. Non si è mai tirata indietro, ha fatto dei sacrifici e sono orgoglioso e innamorato di lei. Sarei, anzi, sono pronto a sposarla ogni giorno.
Chi è il più grande calciatore oggi?
Punto sugli italiani: Barella e Dimarco non mi dispiacciono.
I tuoi figli sono cresciuti a pane e calcio, poi Christian è stato con tanta umiltà uno dei più grandi calciatori della storia del calcio italiano e internazionale giocando anche all’estero. I primi insegnamenti da padre in figlio quali sono stati?
Umiltà, determinazione, serietà, lealtà, educazione e rispetto di tutti e paura di nessuno.
Hai una moglie da oltre 50 anni e quando ne parli ti brillano gli occhi, è stato amore a prima vista. Hai faticato a conquistarla?
Ho faticato un po’, mia moglie è sempre stata molto seria, ma alla fine ho fatto i salti mortali perché lei era dell’ex Cecoslovacchia nel pieno dell’era comunista. L’unico modo per portarla in Italia era di sposarla. Tra pratiche infinite burocratiche sono riuscito a costruire una famiglia. Era il 19 marzo 1970, festa del papa, mia moglie finalmente posava il piede in Italia, io ero emozionatissimo anche perché lei aspettava il mio primogenito Patrick.
Da ex calciatore e allenatore un commento sulla situazione attuale del calcio, la nazionale, il calcio ormai spezzatino, le nuove tattiche per un calcio totale rinnegando il gioco all’italiana, ovvero catenaccio e contropiede?
Preferisco i miei tempi, perché vedere la palla sotto la porta avversaria senza tirare in porta e basare tutto sul possesso palla non mi piace. Preferivo un calcio detto all’italiana, più vero, fatto di uomini, perché poi alla fine conta solo far oltrepassare la palla e depositarla in rete, tutto il resto non conta, ma conta vincere e fare goal.
Il calcio attuale? Preferisco vedere un bel film perché davanti a certe partite mi annoio.
Hai 80 anni e ne dimostri 70, che cosa sogni per te, per i tuoi nipoti e per le nuove generazioni?
Vorrei un mondo meno aggressivo, un mondo più pulito più sincero. Lo dicono I tg ma anche nella mia realtà vedo un mondo che non mi rispecchia più.
Vittorio, hai scelto Savona oppure Savona ha scelto te?
La mia famiglia di origine calabrese si è trasferita a Savona perchè mio papa Alfredo era in Polizia ed è stato trasferito nella città savonese.
Tanti ricordi, ne vuoi raccontare qualcuno? Non si vive di ricordi ma i ricordi aiutano a vivere…
Un ricordo molto brutto che non ho metabolizzato è la morte di mio papa. Infatti mentre mio padre nel 1969 era ricoverato io partivo per Praga per le pratiche con mia moglie. I medici mi avevano assicurato che avrei rivisto mio padre. Invece mentre ero a Praga ho ricevuto una telefonata da parte di mia mamma con la notizia della morte di mia padre. Senza pensare ritornai subito, ma arrivai a Savona a funerali già avvenuti e dopo 55 anni ho un vuoto incolmabile di non aver visto mio padre e potergli dire grazie di tutto.
Caro Vittorio, ti ringrazio per questa chiacchierata. Hai saputo colorare Savona, che veste di biancoblu con tutti i colori dell’arcobaleno con le emozioni, i ricordi di un tempo che non tornerà più. Ma la storia non finisce qui. Tu che facevi paura alle difese avversarie con la tua chioma che era un marchio di fabbrica ora doni senza pretese un sorriso e suggerimenti alle persone che incrociano il tuo sorriso e i tuoi occhi.
Paolo Siccardi

