Trattare temi seri integrandoli in ampi spazi di divertimento: questa è la cifra stilistica di Carlo Buccirosso, riproposta nello spettacolo Il Vedovo Allegro, in scena al teatro Manzoni di Milano dall’11 al 23 marzo. Scrittore, regista, attore, Buccirosso utilizza al meglio questa importante poliedricità, per verificare in prima persona le reazioni del pubblico e mettere a punto con sempre maggiore precisione battute e tempi comici.
In questa pièce Cosimo Cannavacciuolo, inquilino di un antico palazzone nel centro di Napoli, affronta tutte le difficoltà della solitudine e del fallimento della propria attività di antiquariato. Piena della merce invenduta del suo negozio, sulla casa incombono il rischio di esproprio e confisca per i ripetuti mancati pagamenti. Questa situazione di estrema difficoltà economica lo rende in qualche modo vulnerabile rispetto alla insistita “proposta indecente” (che ovviamente non riveliamo) del signor Tomacelli, vicino di casa con un grave segreto, ma, soprattutto, direttore della banca creditrice.
La vicenda si inserisce in un vivacissimo affresco veracemente partenopeo, in cui affollano la scena Salvatore (Massimo Andrei), gigantesco e multiforme custode del palazzo, i suoi due figli Ninuccio e Angelina (Davide Marotta ed Elvira Zingone), senza dimenticare Virginia (Stefania de Francesco), giovane aspirante attrice cui Cannavacciuolo affitta una stanza, per arrotondare le misere entrate, il dottor De Angelis (Matteo Tugnoli), ginecologo del quarto piano e, naturalmente, i coniugi Tomacelli (Gino Monteleone e Donatella de Felice), vero fulcro della vicenda.
Le scene iniziali sono un coloratissimo scoppiettio in stretto napoletano, ahimè non sempre di facile comprensibilità, che ha tuttavia il pregio di far emergere la considerevole quota di spettatori “madrelingua” presenti, in grado di apprezzare il susseguirsi delle battute.
La vicenda si snoda poi in modo articolato intorno alla particolarità della proposta indecente, spunto inesauribile per una godibilissima serie di situazioni ambigue, di incomprensioni ed equivoci, di doppi sensi che si susseguono nel perfetto fuoco d’artificio delle commedie brillanti più riuscite. La poliedricità di Carlo Buccirosso, cui si accennava, rivela una particolare capacità di raccontare storie importanti di stretta attualità, pur nel divertimento genuino, con un turbinio di ben caratterizzati personaggi che concorrono ad arricchire la vicenda con una serie di vicende individuali.
Il ginecologo è nelle grazie di Angelina, figlia del portinaio, in disperata ricerca di un buon partito. Il fratello Ninuccio, veste la sua piccola statura con gestualità simpaticamente enfatiche. L’aspirante attrice Virginia è una ventata di imprevedibilità e freschezza.
La chiusura è un perfetto happy end in cui tutti i nodi si sciolgono, e un inno alla speranza, con la colonna sonora di un valzer in vestito vaporoso, che esalta le esperienze in musical di due protagonisti.
Guido Buttarelli