La scomparsa del fiammifero

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È una storia lunga duecento anni e su come la tecnologia portò su essa un requiem per un articolo indispensabile, quasi sparito dalla circolazione e dal suo uso quotidiano, persino lo Stato decise di togliere l’accisa della tassa governativa a causa del poco introito.

Nel 1827 il chimico inglese John Walker, provò ad utilizzare un pezzetto di legno impregnandolo di sostanze chimiche nel tentativo di trovare una maniera per accendere un fuoco, i tentativi furono molti, altri prima di lui provarono con scarso risultato, mentre Walker, intraprese la produzione e vendita di fiammiferi chiamandoli congreves in onore di un suo predecessore. Nessuno di loro non si presero mai la briga di preoccuparsi nel registrare il prodotto. Pensate invece che quattro anni prima Johann Wolfgang Dobereiner inventò un accendino che funzionava a benzina… ma questa è un’altra storia. Ritorniamo invece a parlare di quel piccolo pezzetto di legno lungo circa mm. 55, larghezza mm. 2,18 x 2,18 con una capocchia di diametro all’incirca mm. 57. Tra molti passaggi di mani avvenuti nel tempo, il legnetto venne chiamato in molti modi, iniziando da lucifero, forse per la sua luce, zolfanelli… per l’odore di zolfo e poi chissà quanti altri ancora… non ultimo fulminante, giacché nella combustione sprigionava un odore nauseabondo. Negli anni ’20 si aggiunse sul mercato Minerva, un altro tipo di fiammifero, completamente diverso dai precedenti, la forma piatta, meno ingombrante della scatola che conteneva fiammiferi facendo rigonfiare le tasche… la sua particolare confezione, suggeriva l’idea di un pettine, ben presto divenne un’icona. Nonostante il fiammifero sia passato di moda, e le poche fabbriche di fiammiferi rimaste tentarono di abbellirne la confezione aggiungendo sulle scatole illustrazioni alle volte gagliarde o messaggi pubblicitari impresse sulla scatola diventando ben presto oggetto da collezione… ricercata da collezionisti per le immagini… Quanta storia e tecnologia è racchiusa il quel piccolo stelo di legno che i miei lettori potranno documentarsi facendo ricerche su questo strumento antico classificabili in tre categorie: di legno, di carta imbevuta di paraffina e quelli a capocchia fosforica che si accendono sfregandoli… poi esistono quelli controvento e impermeabili. Una domanda potrebbe nascere spontanea… prima che avvenissero tutte queste trasformazioni di perfezionamento oltre gli acciarini e le pietre focaie come si produceva il fuoco? Voi direte, molto semplice basta sfregare due pezzetti di legno e il gioco è fatto: Avete mai provato? Una bella storia quella dei fiammiferi, in Cina per esempio, già nel VI sec. usavano bastoncini di pino… ma senza fiamma il bastoncino non si accendeva… Recentemente un team di archeologhi ha trovato un insieme di pezzi per accendere il fuoco, pare che questa scoperta sia datata intorno a 7000 mila anni fa, sull’uso di tecnologie per generare fuoco nel paese. Col passare del tempo le mode cambiano, la tecnologia si fa strada, nei primi anni settanta inizia l’era del BIC, l’accendino usa e getta entrato anch’esso nella collezione permanente del MOMO di New York. Così termina la guerra tra il fiammifero e l’accendino…

Daniele Giordano

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