“Il sacrificio del miele” di Massimo Triolo

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È edito da poco, per Raffaelli Editore, il volume di Massimo Triolo “Il sacrificio del miele”.

Triolo è tra le voci più interessanti della poesia contemporanea e da anni si sta facendo conoscere attraverso raccolte di grande prestigio.

Quest’ultima raccoglie le migliori poesie dell’Autore, scritte in un arco di tempo piuttosto largo, nelle quali questi ha maturato uno stile esemplare, pittorico, tonale, in grado di giocare tra luci e ombre.

Latitudine

Dall’inesplicabile latitudine dell’inosservanza

s’erge il silenzio,

è convocato il mio canto.

E sono profferte a Dio

dal fulgore nero dell’abisso.

Ho in odio la piaggeria degli adepti

alle circostanze del potere…

Imbastiscono trenodie di sangue

annodate al peccato.

Esiziale contraltare al culmine dello splendore,

questo tempo umano, terreno,

nel dedalo capzioso delle osservanze.

Depositari del niente,

ci accingiamo al giorno pieno.

Germinate dal vuoto di un’idea raminga

le parole scudisciano,

con ebbra gioia,

la parte di sogno declinata nello splendore.

Siamo pellegrini di un tempo lontano,

in cammino e senza soluzione.

Nella lirica “Latitudine”, più breve di altre, e che qui prendiamo a parziale esempio, si ravvisa da subito come lo stile sia diretto e incisivo, e allo stesso tempo cristallino ma non riducibile a immediata evidenza in ragione di una complessità che la trascende con significati plurimi e spesso sottesi. Triolo è capace di creare immagini fortemente evocative, che conducono il lettore dentro il suo eccezionale universo, composto da un crudele realismo che sovente sfocia nella più magnifica visione.

Si tratta di passaggi spiccatamente musicali e la musica è certamente un’altra qualità di queste liriche, piacevoli e cadenzate alla lettura, ma sovente terribili e segnate dal dolore. Sono poesie possenti che attraversano argomenti eterogenei, e vanno dalla politica all’esistenzialismo, dalla filosofia a intime esperienze emotive e sentimentali.

Si percepisce, come detto, un tormento di fondo, ma in fin dei conti v’è sempre un brano di luce a cui aggrapparsi, perché anche nelle avversità non è dato cessare del tutto la ricerca della bellezza e della speranza. Qualunque cosa venga raccontato, accade con straordinaria energia e il lettore si sente trascinato dentro una sorta di composita cosmogonia esistenziale generatrice di contesti, emozioni, riflessioni e suggestioni che vanno dal cupo al luminoso, sempre dense, talvolta mistiche e nunzie di radicali trasformazioni dello spirito .

Massimo Triolo rimane poeta non facilmente connotabile, sfuggendo a cliché e facili ascendenze. Tuttavia la sua poetica rifulge di uno stile alto e ricco senza risultare di maniera. V’è qualcosa di profondamente viscerale nei suoi versi, di corrusco e assieme torbido. I temi a lui cari compongono un’architettura unica e distintiva per profondità e arioso approccio. Le sue liriche sono disseminate di simboli, segni, rivelazioni, e figure poetiche non fini a sé stesse, che non ridondano e anzi risultano essenziali a uno scandaglio che non tralasci nessun dettaglio del controverso transito di una vita.

V’è spesso un canto capace di mettere a nudo e suggerire angoli visuali eterocliti e inediti, perché qui sembra non valere tanto cosa viene preso a specimen dell’esistenza umana, ma la prospettiva di sguardo che su esso ricade e svela parti di sé che vengono in luce nella propria fragile natura, spesso effemerica e sfuggente, e che pure di tanta vita è il fulcro e la ragione.

Lo sguardo del poeta è soggettiva su motivi non taciuti, su possibili percorsi e soluzioni che non omettono i drammi e le forti contraddizioni che innervano la dimensione della scelta all’interno di un progetto di esistenza.

Il sacrificio del miele” (titolo che fa riferimento a un capitolo del “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche) è libro da leggere e rileggere per calarsi a fondo nella versatile poetica di Massimo Triolo, poeta sensibile e di spicco che non smette di emozionare e coinvolgere. Agli amanti della poesia, la silloge suggerirà ragioni di riflessione, emozioni vivide, nonché l’occasione di aprire intime feritoie sullo spirito.

Stefano Duranti Poccetti

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