“Dio, come Mi amo… per amarti più!”: Un libro a quattro mani e a due mondi. Intervista agli autori del libro, Ettore Bassi e Debora Iannotta

Data:

 

Dio, come Mi amo… Per amarti di più!

di Ettore Bassi e Debora Iannotta, edito da Graus Edizioni è un libro che affronta la relazione uomo-donna a partire dalla seconda guerra mondiale fino alla società di oggi e che invita a riflettere su una tematica fortemente rilevante.

Il rapporto epistolare dei due protagonisti, Gilda e Riccardo, offre squarci del mondo interiore maschile e femminile, tutela il concetto di coppia come dimensione in cui ci si valorizza a vicenda, nel rispetto delle naturali inclinazioni di genere.

Ettore Bassi e Debora Iannotta insegnano l’amore per sé come elemento imprescindibile per il rispetto reciproco e tutelano il concetto di coppia come dimensione in cui “l’altro da sé” assurge contemporaneamente a ruolo di maestro e discepolo.

Così un evento “rivoluzionario”- come la volontà di Gilda di indossare i pantaloni in un’epoca in cui questo desiderio sembra assumere dinamiche provocatorie – diventa il momento di confronto/scontro tra “due magnifiche creature che si spera possano tornare a guardarsi con occhi diversi e riprendere la marcia tenendosi per mano”.

La prefazione del libro è di Roberto Vecchioni.

Ettore Bassi, volto amato della tv e del teatro, con questo libro inaugura una nuova stagione della sua versatile carriera, nei panni di autore sempre più interessato a temi sociali e di approfondimento. Ne sono una concreta testimonianza i suoi ultimi lavori: Dio come ti amo, per uomini che amano le donne, anch’esso scritto a quattro mani con Debora Iannotta e da cui “discende” questo libro; Femmena e Caro Pino ti scrivo (entrambi sulla poetica di Pino Daniele); il Sindaco pescatore (sull’omicidio di Angelo Vassallo); Il mercante di luce (dal romanzo di Roberto Vecchioni) e l’incontro con autori importanti come Eric Emmanuel Shmitt. Secondo Bassi ci sono “artisti che lo sono per loro stessi e artisti che lo sono per il prossimo”. La sua ambizione è di appartenere alla seconda categoria.

Debora Iannotta, studiosa, autrice, performer, produttrice specializzata in arte sociale. Founder di Accademia Filoquantica (Na); Ingegneristica Del Pensiero (Roma) e Human sustainability (Lecce), centri di ricerca e formazione in area umanistica e sviluppo comportamentale. “Non ho niente di nuovo da dire, solo storie da raccontare in ogni modo che conosco” è la riflessione che più la rappresenta.

Domanda:

Dio, come Mi amo..per amarti più!” edito da Graus Edizioni è un libro che affronta la relazione uomo-donna a partire dalla seconda guerra mondiale fino alla società di oggi e che invita a riflettere su una tematica fortemente rilevante. Ci potete spiegare meglio come nasce il progetto e per quale motivo vi vede coinvolti?

Risposta Ettore Bassi:

Questo libro nasce dall’esigenza-urgenza di trattare questo argomento della relazione uomo-donna, visto il periodo di grande sofferenza che abbiamo osservato e non siamo gli unici a osservarlo. C’è sembrato che fosse urgente affrontare l’argomento, al di fuori di quella superficialità o troppa faciloneria con cui viene trattato nel pensiero pubblico dominante o nei salotti televisivi o anche soltanto dalle informazioni dei notiziari. Ci sembrava anche sminuente – anche nei confronti di questa meraviglia che è la coppia, che è l’uomo e la donna, la relazione – vederli trattati in questo modo per cui abbiamo sentito l’urgenza di volerci spingere in profondità per aiutarci e aiutare a capirci di più su questo tema.

Risposta Debora Iannotta:

Questa è una esigenza che abbiamo condiviso a tal punto da metterci a scrivere insieme quindi non mi sento di aggiungere nulla a quello già detto da Ettore.

Questo è un libro a quattro mani e a due mondi che si sono voluti incontrare, quello dell’uomo e quello della donna.

Domanda:

Il rapporto epistolare dei due protagonisti, Gilda e Riccardo, offre squarci del mondo interiore maschile e femminile, tutela il concetto di coppia come dimensione in cui ci si valorizza a vicenda, nel rispetto delle naturali inclinazioni di genere. Secondo voi qual è il ruolo della coppia oggi nella società e se è un ruolo determinante per la società e per le generazioni a venire?

Risposta Ettore Bassi:  

Di per sé la coppia ha un ruolo fondamentale nella misura in cui diventa il luogo della crescita comune. Il pensiero, il progetto della relazione, nasce fisiologicamente per permettere a queste due magnifiche creature, tenendosi per mano, di evolvere nel loro percorso individuale, accompagnandosi. Questo viene oggi da una società fortemente minata, per tutta una serie di ragioni e quindi urge proprio – e torniamo al motivo di questo libro – cercare delle soluzioni e cercare di capire come intraprendere la strada.

Oggi la coppia la vivono con grande disorientamento e confusione soprattutto le nuove generazioni. La mia generazione, quindi quelle più grandi, io sono degli anni Settanta, oggi la vivono con grande fragilità e disorientamento, si ritrovano a subire gli eventi accaduti negli anni che poi noi prendiamo in esame nel libro, cioè dagli anni ‘40 agli anni ‘90. L’effetto più dirompente è sulle generazioni successive, che oggi si ritrovano addirittura ad arrivare quasi a non capire più come si fa ad amare. Una cosa pericolosissima per queste nuove generazioni, che sono loro malgrado delle vittime di un movimento che non è stato accompagnato per niente e che però si sta rovesciando su di loro con delle conseguenze che possono essere per tutti, della società intera, devastanti.

Risposta Debora Iannotta:

Io aggiungo soltanto una piccola cosa, ma grande cosa. Il nostro spettacolo, che è parallelo a libro, comincia con una frase della Bibbia, della genesi, che dice “ Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo”. Una frase antica e geneticamente indispensabile alla società e all’evoluzione dell’uomo, alla vita umana, alla dimensione di coppia, che ci piaccia o no. Quindi la riteniamo assolutamente centrale ed evolutiva. Questa è la nostra posizione.

Le nuove generazioni sono in pericolo. In sociologia, già qualche tempo fa, è stata definita una società liquida. Di questa immagine, conformità, noi ci prendiamo il bene, perché l’acqua prende forma ed è duttile al cambiamento. Questo è un aspetto positivo.

L’altro aspetto fondamentale, associandomi in pieno a quello che diceva Ettore, è quello dell’accompagnamento. Perché destrutturare delle forme va anche bene in virtù del progresso, del cambiamento, del miglioramento, ma a questo va associata la teoria dell’accompagnamento, della formazione, di tutto quello che è necessario, affinché la nuova forma non diventi una brutta forma.

Domanda:

Ettore Bassi e Debora Iannotta insegnano l’amore per sé come elemento imprescindibile per il rispetto reciproco e tutelano il concetto di coppia come dimensione in cui “l’altro da sé” assurge contemporaneamente a ruolo di maestro e discepolo. Ci volete spiegare meglio questo concetto?

Risposta Ettore Bassi:

Noi viviamo in una società che ci spinge sempre a guardare fuori da noi, a chiedere delle soluzioni fuori da noi, a pretendere la felicità che arrivi dall’esterno, la cura che arrivi dall’esterno, così come la malattia, che arriva dall’esterno. Sembra un luogo questa Terra, un luogo dove si è lì inermi e sotto la pioggia di qualunque cosa che cada a seconda delle fortune o delle sfortune. Questo si rispecchia anche nella relazione, dove oggi viene vissuta e viene anche insegnata più o meno incosciamente, come qualcosa che dall’esterno ti risolve, cioè l’altro deve essere la causa della mia felicità e se non lo è deve essere la causa della mia infelicità. Questo porta ad una dinamica tossica, una dinamica non sana, e quindi abbiamo intravisto nel ritorno alla propria interiorità, allo sguardo verso se stessi – che non vuole dire egoismo né individualismo, ma vuol dire autenticità e identità – per cui rafforzare la propria identità vuol dire volersi bene e viceversa, volersi bene vuol dire rafforzare la propria identità. A quel punto si sarà in grado di amare l’identità e l’autenticità di un’altra persona, dalla nostra.

Risposta Debora Iannotta:

Per la nostra esperienza di vita e professionale e anche individuale – Ettore è degli anni ‘70 io sono degli anni ’80 – abbiamo voluto privilegiare questo altro aspetto che è quello della propria individualità, della conoscenza di sé. Lo riteniamo imprescindibile per gettare le basi verso una relazione che possa avere dei connotati della “sanezza”, lasciami passare il termine, e quindi questo rapporto prima di diventare fuori di noi, resta fondamentale attraverso la conoscenza di sé stessi, esperienza, che possa essere osservata con strumenti di lettura che sono di livelli diversi, da quello emotivo a quello cognitivo, dell’intelligenza, a quello sociale, noi siamo delle creature meravigliose preziosissime proprio perché abbiamo dei ricettori, molteplici e su livelli diversi. Insieme compongono questa straordinaria creatura che è l’essere umano, e passare e trapassarsi attraverso tutto questo ci sembra non solo una esperienza straordinaria, rende la vita una esperienza straordinaria per se stessi, quanto più può essere un dono verso l’altro.

Amare se stessi prima di amare gli altri, la frase più classica del mondo.

Domanda:

Così un evento “rivoluzionario”- come la volontà di Gilda di indossare i  pantaloni in un’epoca in cui questo desiderio sembra assumere dinamiche provocatorie – diventa il momento di confronto/scontro tra “due magnifiche creature che si spera possano tornare a guardarsi con occhi diversi e riprendere la marcia tenendosi per mano”. Quali sono i confronti e gli scontri che una coppia dovrebbe necessariamente sperimentare per riuscire a vivere bene?

Risposta Ettore Bassi:

Io credo che sia fondamentale il rispetto del riconoscimento della dignità del ruolo di ognuno dei due e anche di ognuno dei due nei confronti di se stesso, perché non c’è nulla di male a essere “terra” e non c’è nulla di male a essere “albero”. Non c’è niente di scandaloso in queste due condizioni, perché sono interdipendenti. Una dipende dall’altra per potersi realizzare, una senza l’altra non realizza nulla. Noi viviamo in una società che ci spinge invece a credere che questi ruoli non abbiano dignità sufficiente per essere autonomi, nel senso per essere pensati come ruoli dignitosi e quindi ci spinge poi a cercare di opporre la condizione egoistica e la posizione egoistica come soluzione per forzare nei confronti dell’altro. Questa è una cosa che va invece riguardata, insomma ci vuole consapevolezza oggi per essere dentro a una relazione in modo costruttivo e sano.

Risposta Debora Iannotta:

Ho una parolina che può coniugare sia il confronto che lo scontro, si chiama “valore”. La condivisione dei valori è fondamentale, in una coppia, questi si possono palesare quando individualmente si sono intercettati e quando si condividono con l’altro, sia nel confronto che nello scontro. Nello scontro si intende per difesa amorevole di questi valori, cioè le cose nelle quali si crede in una scala di importanza e questo credo sia fondamentale.

Domanda:

La prefazione del libro è di Roberto Vecchioni. Come mai questa scelta?

Risposta Ettore Bassi:

Su questo oramai rispondo io in automatico, sono particolarmente toccato. Vecchioni è stato il mio idolo da ragazzo, da sempre, io sono cresciuto con le sue canzoni. Ho avuto l’immensa fortuna di portare in scena un monologo tratto dal suo romanzo, “Il mercante di luce”. Lui ha visto e amato molto e da quel momento è nato un rapporto di stima e di affetto reciproco. Quando gli abbiamo proposto l’idea del libro, lui si è dimostrato subito generosissimamente vicino a questa idea e al momento di doverne o volerne partecipare è stato pronto e immensamente donativo a volerci regalare questa prefazione stupenda.

Noi abbiamo pensato a lui proprio per il suo ruolo, per tutto ciò che rappresenta, perché questo aspetto legato alla cultura, alla letteratura, all’introspezione, alla bellezza dell’animo umano, ci sembrava lui uno dei maggiori e ultimi depositari di tutto questo valore e quindi averlo nel libro per noi è indescrivibile proprio come valore dentro il nostro progetto.

Risposta Debora Iannotta:

Io dico sempre che la mia vita è stata più bella anche grazie a lui, ma questo già da prima, di questo dono rispetto a Vecchioni, che seguo da quando ero ragazza – e come intellettuale, e come compositore in tutta la sua forma artistica-creativa – quella della parola, quella della filosofia, quella della sua sapienza. Puoi misurare quindi quanto anche per me sia stato straordinario poter avere la sua prefazione e sapere che lui ha letto il nostro manoscritto, quindi lui è stato tra le prime mani a ricevere questo nostro lavoro ed è stata veramente una cosa pazzesca.

Vecchioni è stato un orientamento per decine e decine di professori e ragazzi. Lui ha allevato generazioni in questo senso, e con la sua docenza, e con la sua musica, con le sue parole, con i suoi libri, è stato molto partecipe alla società.

Domanda:

Un itinerario poetico e coraggioso che attraversa gli ultimi ottant’anni di cambiamenti sociali e culturali, ponendo al centro la donna, la coppia, e il legame indissolubile tra identità e relazione. Nella società odierna, come vengono visti questi tre ambiti?

Risposta Ettore Bassi:

Quello che per noi è fondamentale è iniziare a aiutare il lettore a guardare a questa dinamica tra uomo e donna, non più dal punto di vista del conflitto e della divisione, perché in qualche modo noi siamo indotti a pensare che il nostro avversario, il nostro nemico, in questo gioco sia davanti a noi. Quindi puntiamo il dito verso l’uomo che è davanti a noi o vicino a noi, puntiamo il dito verso la donna che è vicino a noi o davanti a noi. Questo è un errore fatale, perché in realtà uomini e donne sono vittime entrambi di un meccanismo che lentamente ha agito proprio perché non ha accompagnato i cambiamenti doverosi che ci sono stati ma provocando un dissesto interiore a entrambi in modo uguale. La donna ha perso la centralità del suo ruolo nella società e nella famiglia, ma l’ha perso perché ha perso la centralità del suo ruolo nella famiglia, il che non vuol dire che deve stare a casa chiusa a lavare i panni, attenzione, perché questa è una mistificazione giocata molto spesso per indirizzare verso il conflitto. Questa centralità che si è persa – e quindi una donna che non riesce più ad essere né donna, né femmina, né compagna, né madre – ha fatto sì che l’uomo si sentisse completamente perso, perché l’uomo vive del riferimento alla donna, senza questo l’uomo non può realizzare se stesso e allora oggi l’uomo grida urgentemente il suo bisogno di ritrovare la donna e la donna di ritrovare se stessa, perché è caduta quasi in una trappola che l’ha portata lontano da sé. Oggi la giornata di una donna è infernale, senza riuscire poi a ottenere quasi nulla, se non nulla per se stessa e per il mondo.

Risposta Debora Iannotta:

Io, noi, queste sono le domande che ci siamo onestamente poste quando abbiamo deciso di affrontare pubblicamente questa tematica, ripeto, e con lo spettacolo che portiamo in teatro –  e anche con il libro –  rispetto a questa triade che è la coppia, la relazione, la donna, ritengo che siamo in una fase, un periodo, piuttosto lungo, devo dire, di grande scissione, tra le parti. Perché la donna è cambiata tanto, molte cose le ha giustamente raggiunte, giustamente e necessariamente, doverosamente raggiunte, l’uomo ha delle difficoltà, evidenti rispetto a tutti questi cambiamenti, ma li ha assistiti negli ultimi 80 anni e di conseguenza la relazione, la coppia. Se l’uomo e la donna non si intendono, si sono separati, in una frattura, una crepa, che oggi sta diventando una voragine, è chiaro come effetto dinamico, come effetto fisico, la relazione e la coppia ne subisce dei netti e diretti peggioramenti.

Domanda:

Ogni parola è un invito a riflettere, a scrivere, per creare connessioni profonde e consapevoli. Quanto il dialogo può essere importante nella coppia?

Risposta Ettore Bassi:

Il dialogo non è necessariamente un dialogo di parole, è un dialogo anche di fatti, gesti, posizioni, quindi è una connessione. Ecco, il dialogo è connessione, se c’è connessione è fondamentale. Parte tutto da lì, quindi parte dal riprendersi per mano e a quel punto il dialogo diventa una condizione che permea la relazione e ne diventa parte fondante, per cui è ovvio che da quello non si può prescindere.

Risposta Debora Iannotta:

Il nostro è un romanzo epistolare e quindi la comunicazione dei due protagonisti è fondata sulla comunicazione, scambio di lettere. Tanto che noi invitiamo i lettori a fare altrettanto a comunicarsi e a comunicare attraverso delle lettere. All’interno del libro c’è una sezione dedicata proprio a questo. La comunicazione è sicuramente uno di quegli aspetti che abbiamo scelto e privilegiato nella relazione, nella dinamica di coppia.

Domanda:

“Dio, come Mi amo… e da dove comincio? Da una lettera. A chi la scrivo? A te, a lui. Perché dovrei farlo? Per amarti di più!”. Un inno alla trasformazione e alla reciprocità, una traccia che ispira l’uomo e la donna ad amare senza dimenticare il valore della propria unicità. Secondo voi per imparare ad amare in generale cosa bisogna fare?

Risposta Ettore Bassi:

C’è sicuramente una parte che attiene a noi stessi, cioè – come dice il libro “ Dio come Mi amo” – alla nostra responsabilità nel ritornare a volerci bene, vuol dire capire davvero cosa vogliamo, chi siamo innanzitutto, per sentirsi aderenti a noi stessi, in questo modo la relazione prende vita e prende corpo nel rispetto dell’altro. Ma poi io penso che una condizione fondamentale – e qui c’è il nodo relativo alla condizione di vita che stiamo vivendo nella società di oggi –  il fatto che questa donna così disorientata, così costretta, così confusa, in qualche modo, perde il contatto con il proprio ruolo anche di madre e questo è uno dei danni più pericolosi che noi stiamo vivendo, perché il nutrimento di amore, tra madre e figlio, che viene interrotto, per via di una vita, che deve correre dietro quasi oramai alla sopravvivenza, fa sì che i figli crescano senza un riferimento e quando questo bambino diventa uomo che viene chiamato a sublimare quell’amore materno nei confronti di una donna, non sa neanche di cosa si parla e veniamo alle nostre prime riflessioni. Quindi questo è un fatto molto molto serio, la casa è sguarnita, in una casa sguarnita crescono figli disorientati e mutilati di un amore fondamentale.

Per iper-opportunità non bisogna intendere lo stress, la conflittualità e quindi un aumento della visione divisoria tra uomini e donne. La iper-opportunità è sicuramente quella condizione che la società deve riconoscere alla donna per metterla nelle condizioni di essere madre, di essere donna, di essere compagna e di essere una lavoratrice e tutto quello che le serve per realizzarsi fuori dalla famiglia, come è normale che sia. Ma il suo ruolo, a cui nessuno può sostituirla, è quello della creazione, nella sua accezione più larga e meravigliosa possibile. La donna viene tolta da questa sua capacità ormai, creare non è solo partorire un figlio, creare è anche accompagnare questo bambino o bambina, nella crescita di amore, che lo metta al mondo, in grado di perpetuarlo a sua volta, attenzione! Quindi una donna che non riesce a farlo è una donna mutilata, che perde la centralità della sua meraviglia. L’uomo al fianco di una condizione come questa, non sa che pesci prendere.

Risposta Debora Iannotta:

Sono d’accordo a quanto detto. Lo dico come autrice e come donna. Io vivo questa giornata ( lavori anche tu, e non mi è difficile pensare che anche tu viva una giornata complicata come me ) dove dobbiamo essere tante cose, perché non vogliamo rinunciare a nulla, tutto ci è caro e prezioso. Io ritengo che per cominciare o ricominciare ad amarsi, un recupero importante dobbiamo farlo ed è quello del tempo. Il tempo per noi e il tempo per quelle che sono le prospettive, i progetti, i valori che abbiamo, ai quali dobbiamo dedicarci e quindi sono d’accordo con la centralità della donna, dobbiamo recuperare tempo. Ecco perché noi diciamo anche in una definizione che non vuole essere provocatoria ma fattiva, le pari opportunità probabilmente già non bastano più, per la donna abbiamo bisogno dell’iper-opportunità, perché abbiamo conquistato tante cose, però la giornata è rimasta di 24 ore, e quindi anche su un piano matematico le cose cominciano ad essere enormemente sfalzate.

Domanda ad Ettore Bassi:

Nella Sua vita c’è stato l’incontro con autori importanti come Eric Emmanuel Schmitt. Cosa Le ha dato questo incontro?

Risposta Ettore Bassi:

Eric Emmanuel Schmitt è uno scrittore, autore internazionale di grandissimo spessore. L’ho incontrato perché ho avuto l’opportunità e la fortuna di portare in scena il suo testo questa estate nell’ambito del Festival di San Miniato e quindi abbiamo familiarizzato, abbiamo avuto modo di dialogare e ho percepito, sentito, una profondità e uno spessore, tipico di quegli artisti che si donano nella osservazione della società e che quindi vogliono anche essere sentinelle allo stesso tempo, essere però al servizio della società e del prossimo, per portare quella propria sensibilità come strumento per gli altri, per interpretare ciò che succede. Quindi è stato un incontro, credo, preparatorio anche a questo progetto nostro.

Domanda ad Ettore Bassi:

Secondo Bassi ci sono “artisti che lo sono per loro stessi e artisti che lo sono per il prossimo”. Lei a quale categoria appartiene?

Risposta Ettore Bassi:

Dal momento che questa è una frase mia, questo vuol dire che presumo di voler appartenere alla seconda, poi che io ci riesca lo dovrà dire il prossimo stesso, ma l’intenzione è quella di essere un’artista che si occupa del prossimo e si preoccupa del prossimo. Quindi è quello che dicevo prima, un artista deve mettere al servizio dell’altro ciò che come dono ha ricevuto, forse la capacità, la fortuna, di poter – attraverso la propria sensibilità o capacità di osservazione – dare al prossimo la possibilità anche lui di essere accompagnato per poter fare una vita migliore.

Domanda a Debora Iannotta:

Lei è una studiosa, autrice, performer, produttrice specializzata in arte sociale, centri di ricerca e formazione in area umanistica e sviluppo comportamentale. Cosa Le dà giorno per giorno questa immersione nel sociale?

Risposta Debora Iannotta:

Il grande senso di partecipazione di cui ho bisogno, questo è quanto do, e credimi, tanto mi restituisce, ed è un aspetto di cui io non sono né brava, semplicemente ne ho bisogno. Io ho bisogno di partecipare a questa esperienza che si chiama vita, e di farlo individualmente perché ho un rapporto con me di grande frequenza ma ho bisogno anche di farlo per quello che intorno a me accade. Sin da bambina, la partecipazione è stata la mia più grande inclinazione o più naturale inclinazione.

Domanda a Debora Iannotta:

Lei ha dichiarato: “Non ho niente di nuovo da dire, solo storie da raccontare in ogni modo che conosco”, Da dove trae ispirazione per tirare fuori le storie?

Risposta Debora Iannotta:

Da quello che vedo, sono presa e compresa, innamorata di quello che vedo, degli attimi, dei momenti, di quello che è fermo, dei movimenti, della gente, delle finestre, delle case, di una macchina che passa, di mia figlia che cresce, di Ettore sul palco, sono così!!!

Domanda:

Lo spettacolo da cui è tratto il libro, è ancora in essere e dove vi possiamo vedere?

Risposta:

Assolutamente sì, ci potete vedere.

Sul profilo Instagram “Dio, come Mi amo, per amarti di più” metteremo tutte le tappe delle nostre presentazioni, firma copie nonché dello spettacolo.

Intervista di Filly di Somma

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati