É disponibile da venerdì 21 febbraio 2025 su tutte le piattaforme digitali “Vieni con me”

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É disponibile da venerdì 21 febbraio 2025 su tutte le piattaforme digitali “Vieni con me” (e in distribuzione digitale Believe Music Italy), il nuovo singolo di Wladimiro D’Arco, scritto per i ragazzi della associazione ANFFASS. Ragazzi con disabilità. Nello specifico, in questo caso, Wladimiro immagina un ragazzo che non è in grado di parlare con il padre per motivi di salute e che vorrebbe dirgli tutte quelle cose. Il ragazzo dice: “…la vita e il futuro sono incerti per tutti, dove ti porterà non lo posso sapere, ma se vuoi, posso accompagnarti“.

In questi giorni di sovraesposizione musicale, Wladimiro D’Arco ci regala timidamente un brano di cantautorato  rock commuovente e incredibilmente sentito dall’autore: un messaggio importante da assorbire sotto la pelle, lasciandosi trasportare dalle note catartiche di “Vieni con me“.

Di autobiografico sembra esserci ben poco, ma di umano invece c’è tantissimo. Ne abbiamo parlato proprio con lui.

A quali altri cantautori ti ispiri o senti di assomigliare? C’è qualcuno in particolare di cui stai cercando di calcare il percorso?

Il mio è un percorso strano, sai, quando ero adolescente, tra noi, quelli che frequentavo e che suonavano a loro volta, c’era abbastanza eterogeneità. Io con qualche altro amico, eravamo lì ad ascoltare jazz e blues, passavamo da Bill Evans, Max Roach a Robert Johnson o Stevie Ray Vaughan a seconda della serata.

Ricordo che avevo consumato una audiocassetta di Jerry Mulligan e a pensarci ora, chissà che fine ha fatto.
Però mi piaceva e mi piace tuttora scrivere, così, dopo che un amico ha musicato quattro parole che avevo messo insieme e in versi, mi si è aperto un mondo ed ho avuto come una rivelazione. Sono caduto tra le canzoni e i cantautori in genere e se posso dire quali siano i due che mi hanno un po’ “rovinato” la vita, sono Vasco Rossi e Ivano Fossati.

Vasco perché allora erano appena usciti i due dischi più belli secondo me, Gli Spari Sopra e primo su tutti Nessun Pericolo Per Te.
Vasco aveva ancora qualcosa da dire e da provocare. Poi si è civilizzato, ahimè. E nello stesso periodo o poco dopo scopro l’immensa bellezza e poetica musicalità di quello che secondo me è il più grande cantautore italiano Ivano Fossati. Avevo gìà ascoltato qualcosa di suo, ma sempre di striscio. Poi mi capita tra le mani il Live Buontempo e da allora ho capito cosa voglia dire scrivere una bella canzone. Ascoltando quella che per me, è la canzone italiana più bella di tutte.

I Treni A Vapore. Poi è stato un continuo innamoramento, passando da Naviganti a La Casa, da La Scala Dei Santi a Labile, per arrivare a C’è Tempo e La Disciplina Della Terra. Quello che adoro fare oggi e che mi piace è usare la chitarra elettrica come fa Vasco e scrivere canzoni con la qualità musicale di Fossati.

Ti ritrovi nella definizione di “cantautorato rock”?

“Cantautorato Rock” è una cosa che mi piace se la si associa a me. Mi diverto a suonare con la band. Un po’ come quando ascolti il brano di Bob Dylan fatto dai Guns. Un’intimità da cantautore e una rabbia e ribellione da Rock Band. C’è un mio amico che mi prende sempre in giro, dice: “Quando esce la tua nuova canzone Soft Rock Erotica?” Crede che nei miei testi ci sia solo riferimento al sesso. Che un po’ è vero, in qualche brano, il velato richiamo alla carne c’è.
Forse per questo si associa al rock qualche mio brano.

Il tuo nuovo singolo dal titolo VIENI CON ME, è un omaggio indipendente all’associazione ANFFASS, quindi non un brano realizzato in collaborazione con questa associazione, ma un gesto di affetto spontaneo nei confronti di questa associazione. Come mai hai preso questa decisione?

Questo nuovo singolo è, come hai detto, un regalo per questa associazione. La collaborazione c’è stata, in una forma un po’ velata. Marco Cicchitti, che è il presidente della stessa, saputo di questa mia idea si è messo a disposizione e mi ha dato una grossa mano, contattando anche lui in prima persona musicisti, che poi hanno suonato. Musicisti di livello internazionale, quali Ionata o Tucci. Ho deciso di regalare questa canzone e di realizzarla per questi ragazzi, perché mi hanno fatto un regalo a loro volta. Mi sembrava una bella cosa e un gesto dovuto e di rispetto.

Spero che possa piacere a tutti e in tutti i sensi.

L’incertezza del futuro è una paura che fa parte della tua vita? Pensi che per la tua generazione sia peggio rispetto ad altre? Il brano parla anche di questo?

Il futuro non fa paura, può metterti in difficoltà il suo pensiero. Il suo concetto di inaspettato. Come quando ti suona a casa un amico che non vedi da tempo. O un amore che reincontri per caso in un posto assurdo come le Ramblas o il Pont Des Art, o addirittura in paesino di montagna, tra fiori colorati e scoprire di essere gli unici due clienti di quel ristorante aperto per caso quel giorno. L’inaspettato è una sorpresa. Come il futuro. Può darti da tremare a volte, ma non fa paura. Secondo me, il futuro, la sua incertezza, è quella cosa che ti fa sperare in meglio ogni giorno. Come in questo periodo, speriamo che rinsaviscano e scongiurino questa aria di guerra a cui vogliono portarci. E anche se ti fa tremare l’idea, la speranza che possa essere migliore c’è sempre. E lo spero anche per le generazioni di oggi e quelle di prossima venuta.

Per la mia generazione, non la vedo più difficile, ormai cominciamo ad avere i nostri anni.
Sono in linea col pensiero di Fabrizio, quando dice che non è vero che i giovani non hanno ideali o morale. Semplicemente, hanno idee, valori e morale diversa da quella che avevamo noi e che forse, noi, siamo troppo ottusi per poterla comprendere e di conseguenza accettare.
Questo brano però, non parla di questo. Il brano parla di un affetto immenso che non si riesce a comunicare in maniera normale, a causa di una condizione in cui ci si trova senza volere.
Tutto qui.

Qui dentro c’è anche la storia del rapporto con tuo padre?

No, quella non c’è.

Morgana Grancia

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