Il nuovo live action di Biancaneve si discosta notevolmente dal classico animato del 1937, proponendo una rivisitazione che si inserisce nell’ottica del politically correct e della modernizzazione delle fiabe. Uno dei cambiamenti più significativi riguarda il nome della protagonista: nel film d’animazione, Biancaneve deve il suo nome alla carnagione chiara, un elemento che oggi potrebbe essere interpretato come discriminatorio. Nel live action, invece, il nome assume un valore più romantico e affettivo, avvicinandosi all’idea di famiglia e amore piuttosto che a un semplice tratto estetico. Come spiega la stessa protagonista, interpretata da Rachel Zegler, da bambina è sopravvissuta a una tempesta di neve e da qui i genitori hanno scelto questo nome, per ricordare la sua resilienza e forza interiore. Questo cambiamento riflette l’intento primario del film, di trasmettere un messaggio di empowerment, sottolineando quanto sia importante per ogni giovane riconoscere la propria forza.
I nani in CGI: un compromesso poco convincente
Un altro aspetto che riflette questa operazione di “rinnovamento” è la rappresentazione dei nani. Il loro nome scompare dal titolo e, invece di essere interpretati da attori in carne e ossa, sono stati ricreati in CGI per non perpetuare degli stereotipi che avrebbero potuto offendere la comunità affetta da nanismo. Se da un lato l’intento è chiaro, dall’altro la resa lascia a desiderare: gli effetti visivi risultano poco convincenti, allontanando il pubblico dall’immersione nel film.
Anche il rapporto tra Biancaneve e i nani subisce un’evoluzione: non è più la “donna di casa” che si occupa delle faccende domestiche per loro, ma insegna ai sette nani a farlo da soli, coinvolgendoli in un processo collettivo attraverso il canto. Questo cambiamento introduce un sottotesto più positivo e moderno, promuovendo l’idea di collaborazione e autosufficienza.
Un’altra novità riguarda Cucciolo, che in questa versione non rimane muto per tutto il film. In un momento cruciale della storia, riesce finalmente a pronunciare una frase, grazie alla forza d’animo che Biancaneve gli trasmette. Sebbene l’intento sia apprezzabile, la resa risulta un po’ forzata: più che un momento di forte impatto emotivo, sembra un’aggiunta mirata esclusivamente a sottolineare il messaggio di empowerment, senza un vero peso narrativo.
Una Biancaneve indipendente e determinata
Anche la figura di Biancaneve subisce un’evoluzione importante: non è più una principessa in pericolo che attende di essere salvata, ma una giovane donna determinata a prendere in mano il proprio destino e salvare il suo regno. La perdita dei genitori diventa per lei uno stimolo a onorarne la memoria, contrapponendosi ai valori della Regina Cattiva, ora al potere. Questa trasformazione riflette una tendenza sempre più diffusa nei live action Disney, che mirano a emancipare le protagoniste femminili da ruoli passivi.
Un’estetica altalenante
Per quanto riguarda l’aspetto visivo, il film presenta un contrasto evidente tra gli straordinari costumi della Regina Cattiva e il resto della produzione. Scenografie e coreografie risultano meno ricercate e meno immersive rispetto ad altri remake Disney, contribuendo a un senso di artificiosità che rende più difficile l’immedesimazione.
L’assenza del Principe e il nuovo concetto di amore
Infine, un altro elemento di rilievo è l’assenza del classico Principe. Il vero amore qui non è più una questione romantica, ma si manifesta attraverso l’amicizia e la condivisione di ideali. Il protagonista maschile è un giovane che vive nel bosco con i suoi compagni, impegnato a portare avanti i valori dei vecchi regnanti, i genitori di Biancaneve. La famiglia e l’inclusione diventano dunque i temi centrali della storia, ridefinendo il concetto di amore vero all’interno della narrazione.
Recitazione e impatto sul pubblico
Per quanto l’attrice Rachel Zegler, che interpreta Biancaneve, sia stata molto brava, per il resto la recitazione non spicca. Rispetto agli altri adattamenti della Disney dei classici, è apprezzabile la semplicità della resa e chiaro il messaggio, che non ha voluto troppo stravolgere, anche se gli intenti sembrano essere più superficiali che radicali. Sicuramente potrà essere apprezzato dai bambini, che si lasciano trascinare dalla storia e si perdono nei paesaggi e nel bosco con gli animaletti, grazie anche alla concisione e al ritmo del film. Forse meno da un pubblico più attento, che non ritrova né l’originale del 1937 né un reboot che propone una chiara visione nuova, con un aspetto non impeccabile. Forse più adatto alla televisione che al cinema. Anche la colonna sonora non riesce a conquistare come le canzoni originali degli anni ‘30.
Conclusione: un aggiornamento con qualche limite
In definitiva, il live action di Biancaneve si propone come un’operazione di aggiornamento culturale, con intenti chiari ma risultati altalenanti. Se da un lato la revisione dei ruoli e dei valori è coerente con le tendenze attuali, dall’altro alcune scelte estetiche e narrative risultano forzate, rischiando di allontanare parte del pubblico affezionato al classico originale.
Federica Guzzon