La terza stagione di Scissione ci porta finalmente più vicino al cuore pulsante della serie, un nucleo creativo che Ben Stiller ha sapientemente nascosto in un labirinto di simboli, informazioni e suggestioni. Questa stagione inizia a rispondere ad alcune delle domande che ci hanno tormentato fin dall’inizio: la scissione fa bene alla società e agli individui? Qual è il vero scopo del lavoro degli interni? E soprattutto, quale oscuro piano si cela dietro la famiglia Kier?
Più che mai, la serie ci spinge oltre la mente, lasciando spazio a una riflessione sullo spirito umano. Se potessimo esistere in una realtà parallela con una coscienza pura, chi saremmo davvero? E questa alterità sarebbe degna della nostra stessa esistenza? Saremmo migliori, peggiori o semplicemente diversi?
Il vero pregio di Scissione è proprio questo: più delle risposte che ci offre, è il ventaglio di domande che ci pone a renderla un’opera affascinante. In un panorama televisivo dominato dalla velocità e dall’urgenza di sorprendere, questa serie ha scelto un’altra strada: costruire il proprio universo con un ritmo che sembra dilatato, ma che in realtà lavora costantemente per intrecciare fili invisibili, spingendoci a riflettere anche quando sembra non accadere nulla.
Sotto la sua superficie minimalista e iper-controllata, Scissione è una critica tagliente alla società del lavoro, alla macchina capitalistica che riduce l’individuo a un ingranaggio, un “lavoratore-soldato” privato della propria umanità. Ogni dettaglio, dalla grafica del logo Lumon all’architettura degli uffici, fino alla scelta della cancelleria, è un tassello di questa inquietante costruzione.
E ora che questa stagione è giunta al termine, ci troviamo di fronte a un dilemma: abbiamo bisogno di un’altra stagione per sentirci soddisfatti, o dovremmo lasciare che la nostra immaginazione riempia i vuoti lasciati dal finale? Mark, diviso tra il suo interno ed esterno, ci costringe a chiederci se sia possibile essere uno e doppio, due e separati, o forse nessuno.
Pirandello scriveva:
“La facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.”
E se Scissione ci sta insegnando qualcosa, è che la nostra realtà potrebbe non essere altro che un’illusione in attesa di essere svelata.
Ciononostante la quarta stagione è stata confermata quindi non temete, ne sapremo di più, ma intanto lasciamo che queste domande trovino delle risposte in noi.
Federica Guzzon