Una bella scoperta il libro “Rimpalli”, scritto da Teodoro Lorenzo Rimpalli (Voglino Editrice). Il protagonista, cresciuto tra le voci dell’oratorio e le partite infinite giocate sotto il sole e la pioggia, racconta la sua infanzia vissuta per strada, in un mondo dove il calcio non è solo un gioco, ma una via di fuga, un linguaggio, una speranza. È lì che prende forma il suo talento, affinato giorno dopo giorno, fino a farsi notare e intraprendere un percorso che lo porterà a vestire la maglia delle giovanili della Juventus.
L’approdo al professionismo segna l’inizio di una nuova fase: luci accecanti, pressioni, dinamiche complesse e talvolta spietate che governano il mondo del calcio dall’interno. Con sguardo sincero e acuto, il protagonista condivide riflessioni originali, a tratti sorprendenti, su ciò che si cela dietro l’apparenza patinata dello sport più amato al mondo.
Ma il destino, arbitro silenzioso e inflessibile, è sempre in agguato. E come spesso accade nelle storie di chi ha vissuto intensamente, arriva il momento della svolta inattesa, che spezza il sogno sul più bello. Una carriera interrotta, un futuro da reinventare, e un passato che torna, con tutta la sua forza, a chiedere di essere raccontato.
L’opera, però, non si limita alla cronaca sportiva. Lungo il racconto si aprono numerose digressioni di carattere storico, sociale e letterario, che arricchiscono la narrazione e le conferiscono profondità e valore culturale. Alcuni passaggi, per intensità e riflessione, sfiorano la forma del saggio, offrendo al lettore non solo una testimonianza di vita, ma anche uno spunto di pensiero sul mondo che ci circonda.
Alle 17:28 del 4 maggio 1986 ho capito cosa significa essere felici; perché lo sono stato. Fino alle 17:30.
Se quindi vi parlo della felicità so di poterlo fare con cognizione di causa. Darne una definizione è un’impresa ardua. Se scendessimo in strada e provassimo a chiedere a qualche passante: “Mi scusi signore, cos’è la felicità?”, superato lo sconcerto iniziale
li vedremmo tutti annaspare scivolando senza appigli in vaghe e indefinite astrattezze. È difficile afferrarla e, rigirandola tra le mani, poterla contemplare.
Eccola, sei tu, ti vedo! Come l’acqua sfugge ad ogni presa, ma trovarne una definizione è essenziale. Solo così, raccolta e adagiata nelle nostre mani unite
a conca, la potremo finalmente osservare da vicino. Dunque proviamoci.
Un libro che è insieme memoria, denuncia, poesia e sogno. Un viaggio autentico nel cuore del calcio e, soprattutto, nell’anima di chi ha vissuto inseguendo un pallone, senza mai smettere di crederci.
Stefano Duranti Poccetti